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A VinoVip è di scena il Vermentino show

19 Luglio 2023 Elena Erlicher
A VinoVip è di scena il Vermentino show

Il secondo convegno della due-giorni a Forte dei Marmi ha fatto il punto su questa varietà in crescita sia in Toscana che nel resto d’Italia. Le sue origini, la storia, la diffusione, la ricerca in vigna e in cantina, i numeri del fenomeno. L’esempio della Maremma.

Al centro del Vermentino show di VinoVip al Forte il vitigno bianco che sempre più spopola nei locali lungo le coste della Versilia. Il convegno si è svolto il 26 giugno ed è stato moderato dal giornalista Aldo Fiordelli.
Una recente rivoluzionaria ricerca, citata dal prof. Attilio Scienza, presidente del Comitato nazionale vino Dop e Igp, legherebbe le sue origini a un nuovo centro di variabilità genetica, oltre a quello caucasico già conosciuto, individuato tra l’attuale Libano, la Siria e la Turchia meridionale.

Un vitigno dalle molte facce

«Il Vermentino sarebbe poi giunto, lungo le rotte migratorie, fino alla Spagna, saltando l’Italia, per poi salpare per la Corsica e successivamente approdare sulle coste liguri (dove è noto anche come Pigato), toscane e francesi (Rolle). Il suo nome deriverebbe da “fermento” per il carattere pungente e pizzicante del vino».
«Il Vermentino è un vitigno dalle molte facce», ha continuato Scienza, «che conta ben 28 sinonimi e molti cloni tra Italia e Francia. La sua grande variabilità lo rende un’uva adatta a diversi climi e suoli; da quelli sciolti, poco profondi, di origine vulcanica della Gallura a quelli argilloso-marnosi (flysch) o sabbioso-limosi profondi di Bolgheri». Sul territorio nazionale è coltivato su 8.000 ettari, suddivisi tra Sardegna (58%), Toscana (23%), Liguria (7%) e altre zone (12%).
«Per il suo aroma, che mantiene anche in ambienti caldo-aridi, è spesso assimilato al Sauvignon. Inoltre la maturazione tardiva consente il mantenimento dell’acidità e di pH bassi. Con l’invecchiamento sviluppa aromi minerali. È necessario un buon controllo della elevata produttività e un corretto microclima attorno ai grappoli per evitare un eccessivo riscaldamento delle bacche durante la maturazione».

La sua grande variabilità clonale

«Il Vermentino ben si adatta alle zone costiere e al cambio climatico in atto, data la sua resistenza agli stress idrici», è intervenuto il prof. Luigi Bavaresco dell’Università di Piacenza. Bavaresco ha poi parlato del sequenziamento del suo genoma; risale al 2011-12 e ha evidenziato la maggior vicinanza genetica di quest’uva a varietà come Rossese, Glera, Schioppettino e Ribolla gialla. Il sequenziamento, inoltre, si rivela utile per approfondire gli studi sul miglioramento genetico e aiutare nella gestione delle tecniche colturali (come per esempio, l’irrigazione).
«Analizzando l’espressione genetica nelle fasi dello sviluppo della pianta si può predire l’arrivo dell’eventuale stress idrico prima che esso si manifesti», ha concluso Bavaresco, citando anche la sua ultima pubblicazione, con Mario Fregoni e Pierpaolo Lorieri coadiuvati da altri 35 ricercatori: Vermentino vitigno dei cambiamenti climatici (Città del vino, 2022).

Un’incredibile ricchezza espressiva

La grande variabilità clonale del Vermentino, che permette un’incredibile ricchezza espressiva del vino, è stata illustrata da Yuri Zambon dei Vivai Cooperativi di Rauscedo. Qui sono più di 30 i cloni disponibili dalla differente produttività, complessità, aromaticità, selezionati nei luoghi di origine storica tra Liguria, Sardegna e Toscana. Solo per fare qualche esempio, «si va dal VCR 1, il più venduto, dagli aromi più fruttati, al più floreale e agrumato VCR 12, entrambi selezionati in Maremma; fino al VCR 147, dalla zona di Alghero, dall’acidità elevata che lo rende adatto come base spumante. Nel 2022-23 nel nostro Paese sono state prodotte quasi 4 milioni di barbatelle di Vermentino (fonte RNVV Italia), facendo piazzare la varietà al 12° posto a livello nazionale. I Vivai Cooperativi di Rauscedo, quest’anno, ne hanno vendute 1.300.000, di cui il 30% in Toscana». Ancora in fase di studio, invece, solo gli incroci di Vermentino resistente.
L’enologa Graziana Grassini ha parlato della versatilità dell’uva in cantina, che permette di ottenere dallo spumante al vino tranquillo longevo, al macerato, fino al passito. I metodi di vinificazione variano a seconda dell’obiettivo del produttore, ma anche del clone utilizzato. Con una preferenza dell’enologa per le macerazioni prefermentative a freddo, che permettono di lavorare senza solfiti; e gli affinamenti sulle fecce totali, per ottenere maggior struttura e complessità. Una variabilità, quella del Vermentino, verificata alla fine dell’incontro con la degustazione di 62 vini da 28 aziende dal Nord al Sud Italia (Sicilia inclusa).

Il “caso Maremma”

A chiusura dell’incontro è stato presentato il “caso Maremma”, con i dati portati dal Consorzio di tutela della Doc che hanno evidenziato un fenomeno in forte crescita.
«Nella provincia di Grosseto (dove si coltiva il 50% del Vermentino della Toscana) c’è stato un vero e proprio boom di ettari», ha spiegato Luca Pollini, direttore del Consorzio, «passati dal 2 al 10% della superficie vitata totale negli ultimi 17 anni. A livello regionale, la Toscana ha ormai sorpassato ampiamente la Liguria, con 1.900 ettari vs 550. Anche la Sicilia sta crescendo fino ad arrivare ai suoi 564 ettari attuali».
Il Consorzio, negli ultimi anni ha investito su questo vitigno con la nuova tipologia Superiore e un concorso dedicato, il Vermentino Grand Prix.
«Quasi tutti i nostri soci producono Vermentino», ha aggiunto il presidente Francesco Mazzei. «Abbiamo investito sulle potenzialità di crescita qualitativa dei vini introducendo il Superiore, che prevede, tra le altre cose, rese più basse e affinamenti più lunghi. Abbiamo creato il Vermentino Grand Prix per stimolare i nostri soci a fare sempre meglio per ambire alla top ten dei vincitori, senza prevedere ulteriori graduatorie. Infine abbiamo istituito un consulente apposito sul Vermentino che vada direttamente nelle aziende. E stiamo per avviare un progetto di ricerca per la caratterizzazione viticola della varietà».

Foto del servizio © M. Cremonesi

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