Manuale di Conversazione Vinicola

Biodiversità

16 Aprile 2010 Civiltà del bere
Qualche studioso dovrebbe indagare sui motivi dello sconcertante successo di questo vocabolo, nato 15 anni fa, oggi sulla bocca di tutti. Suona bene, effettivamente, e con la sua strizzata d’occhio al diverso ha pure un’aria anticonformista che non guasta. Però ha il rintocco della campana a morto: le diversità biologiche a cui si riferisce si sono pericolosamente rarefatte, in un secolo è sparito un terzo delle specie bovine, ovine e suine, e si sono estinte 300 mila varietà vegetali. Di chi la colpa? La Convenzione internazionale di Rio de Janeiro del 1992 l’ha addossata alla scomparsa degli ecosistemi e degli habitat naturali, mentre il movimento Slow Food mette sotto accusa l’agricoltura iperproduttiva che, puntando esclusivamente sulle specie più facili da coltivare e da allevare, condanna a morte tutte le altre. Il problema è drammatico, e la sua soluzione comporterebbe un mutamento radicale degli attuali stili di vita, ma evocarlo con una parola suggestiva non comporta alcun impegno, è un gioco di società. È per questo che il vocabolo ha tanta fortuna?

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