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Storie di vigna. Tra i filari di Tinì, Grosjean in Val d’Aosta

21 Ottobre 2015 Alessandro Torcoli
Vincent Grosjean è un omone che esprime il carattere di un tipo valdostano: riservato e asciutto, in prima battuta, si apre a racconti che spaziano nel tempo, assaggio dopo assaggio. Ottimi il gentile Muscat, il sapido Pinot gris, e la preziosa Petite Arvine con un parziale passaggio in botte; fruttati e freschi i rossi Cornalin, Gamay e Pinot noir. Seriosamente valligiano il Torrette Superiore, vinificato e affinato in serbatoi d'acciaio. Noi però vogliamo condividere la storia di Tinì, un Syrah succoso e intenso con tutto il corredo pepato che si esprime nei climi freddi, come accade nell'alta valle del Rodano.

Il vignaiolo Tinì. In vigna a 90 anni...

Tinì era un anziano vignaiolo che lavorava a Cogne in fonderia e, come tutti i viticoltori della Valle, allevava la vite per autoconsumo: il suo micro appezzamento era incastonato tra i filari dei fratelli Grosjean, nella vigna Rovettaz. «Per rendere più razionale il lavoro, era arrivato il momento di proporre a Tinì una ristrutturazione della vigna, ma ciò imponeva un accordo con questo ottuagenario d'acciaio. Ero preoccupato», racconta Vincent, «ma al momento buono ci siamo buttati e gliene abbiamo parlato». Tinì, 82 anni, fu sorprendentemente d'accordo. Sistemarono il tutto e gli affidarono i "nuovi" filari. Certamente ai Grosjean avrebbe fatto comodo poter gestire direttamente quell'enclave in mezzo alla proprietà. Ma l'uomo curò personalmente la sua proprietà sino ai 90 anni, quando un giorno si presenta in cantina: «Devo affittarvi la mia vigna per un anno», comunicò sereno. «Devo operarmi di cataratta, sarò in ballo per un po'...».

...e ben oltre. Una passione lunga una vita

91 anni si ripresenta, pronto a riprendere la gestione della sua vigna. «A quel punto noi però curavamo il terreno, eseguivamo i trattamenti, ma lui continuava inossidabile a frequentare la vigna, a rimuovere i tralci...». Poi il gesto più bello, che rende il senso immenso di questa cosa che chiamiamo viticoltura. Un giorno, mentre i novant'anni marciavano verso i 100, si ripresenta dai fratelli Grosjean: «Ragazzi, sento che la mia candela si sta spegnendo... vi propongo di affittare le mie viti, perché non si sa mai, e io voglio che la mia vigna continui a vivere». Sottoscrissero così un contratto a lungo termine... di 15 anni.

Il Syrah Grosjean deidcato a Tinì

Ora Tinì ricorda questo semplice operaio innamorato della vite e delle sue montagne. Lui non aggiungeva nulla al vino, «che infatti a volte era davvero moolto contadino», ricorda Vincent, e i fratelli Grosjean continuano a trattare queste uve con particolare cura, evitando di aggiungere solfiti. È un Syrah, perché questo vitigno "esotico" aveva stregato Tinì, e tutti d'accordo, i Grosjean e Tinì, piantarono Syrah quando cominciarono questo percorso insieme. «Lo ricordiamo così», sorride Vincent con gli occhi lucidi. Dei vini dei Grosjean è il più deciso, vinificato solo in acciaio: esprime le spezie, le prugna, il sottobosco delle Alpi, e al palato rinfresca e carezza, con corpo e persistenza. Bravo Tinì, bravi questi fratelli, umani e colti, ma dall'aspetto solidamente montano. Questa di Tinì e Grosjan è solo la prima delle Storie di vigna che vi racconteremo. A quando il secondo appuntamento? Mercoledì prossimo. Vi porteremo in "Una cattedrale all'inferno"...

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