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Evoluzione e prospettive della Doc Trasimeno

31 Ottobre 2012 Emanuele Pellucci
Le Cantine del Trasimeno credono sempre più nella Doc e guardano al futuro con un moderato ottimismo. È quanto emerso domenica 28 ottobre a Castel Rigone, borgo in alta collina con vista mozzafiato sul lago, in occasione della tavola rotonda organizzata dalla Strada del Vino Colli del Trasimeno nella bella cornice del relais La Fattoria. Cifre alla mano, infatti, la produzione certificata a Doc è passata negli ultimi tre anni da poco più di 2 mila ettolitri di vino a quasi 4 mila, di cui oltre 2.600 provenienti da Cantine aderenti al locale Consorzio di Tutela. Conseguentemente si è ridotto drasticamente, nello stesso periodo, il vino classificato a Igt: soltanto tra il 2010 e il 2012 questo è passato da 1.143 ettolitri ad appena 442. Ma è tutto il settore in crescita, come dimostrano le cifre dell’imbottigliato, che solo nella produzione a Doc è aumentato del 7 per cento tra il 2010 e il 2011. Tutto ciò a conferma della presa di coscienza da parte delle Cantine del valore della denominazione. IL CONVEGNO SUL FUTURO DELLA DOC - A discutere di evoluzione e prospettive della Doc Trasimeno sono intervenuti, con il presidente della Strada del Vino Roberto Berioli in veste di “padrone di casa”, il professor Alberto Palliotti dell’Università di Perugia, Roberto Luneia della società Analysis, Luigi Bonifazi del Parco Tecnologico 3A e il presidente del Consorzio di tutela Colli del Trasimeno Emanuele Bizzi. Oltre che di aspetti pedoclimatici e viticoli della denominazione, si è parlato della caratterizzazione chimica e sensoriale di alcuni vitigni presenti nel disciplinare della Doc, della qualità dei vini come elemento di eccellenza del territorio e infine delle caratteristiche della vendemmia 2012. A questo proposito è emerso che in alcune aree la riduzione del raccolto ha sfiorato il 30 per cento rispetto al 2011 mentre in altre “solo” del 10-15 per cento. I VITIGNI PREVISTI E IL GAMAY DEL TRASIMENO - Molto dibattuto è stato anche l’argomento relativo all’eccessivo numero di tipologie previste dal disciplinare, e in particolare su quello che potrebbe diventare il vitigno emblematico del territorio: il Gamay del Trasimeno. Introdotto alcuni anni fa, insieme ad altre varietà internazionali, per migliorare l’uvaggio tradizionale, si è poi scoperto che invece del Gamay francese si trattava di un’evoluzione del Grenache. In ogni caso, una delle relazioni presentate riguardava proprio le notevoli potenzialità sul territorio dello stesso Gamay (“al momento il nome non si può cambiare”, ha detto qualcuno), del Grechetto e del Ciliegiolo. Alla tavola rotonda, moderata dal giornalista Carlo Cambi e con la presenza di produttori e professionisti del settore, è seguita una degustazione bendata di 10 vini a Doc e a Igt della zona, guidata dal presidente dell’Ais Umbria Sandro Cammilli, e un banco d’assaggio di altri vini delle aziende partecipanti all’evento.

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