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Val di Suga e il Brunello di domani

22 Novembre 2022 Aldo Fiordelli
Val di Suga e il Brunello di domani

Il nuovo corso di Val di Suga (Angelini Wines & Estates) è stato raccontato a Firenze dal direttore operativo Andrea Lonardi e dalla direttrice marketing Eleonora Guerini. Un progetto innovativo che ha radici antiche. In assaggio i cru Vigna del Lago e Poggio al Granchio 2018.

Una nuova visione caratterizza i vini di Val di Suga oggi. Non solo il packaging rinnovato, ma anche un’idea di Brunello del domani. Nei locali di Regina Bistecca a Firenze, osteria relativamente recente inaugurata al posto di una libreria antiquaria, il giorno prima di Benvenuto Brunello Andrea Lonardi e il suo staff hanno presentato il nuovo corso della tenuta ilcinese. Iniziato non da ieri per la verità.

La collaborazione con Dubourdieu all’origine del progetto

Il lavoro ha radici lontane, come ha spiegato il direttore operativo delle tenute del Gruppo Angelini Wines & Estates, già coinvolgendo uno dei più stimati tecnici francesi come Denis Dubourdieu il quale, prima della sua pesante scomparsa per tutto il mondo enologico, ha contribuito a impostare una selezione clonale e accurate analisi sulle estrazioni per il Sangiovese. Lavoro che Lonardi ha finalizzato producendo vini sempre più precisi, votati alla sottrazione e all’eleganza come del resto è ricercato da molti produttori oggi. Al miglioramento stilistico doveva seguire anche l’immagine delle bottiglie.
«Orgogliosi della capacità dei nostri vini di esprime il carattere unico dei vigneti, abbiamo sentito il bisogno di una nuova identità, che comunicasse valori antichi e immutati con un linguaggio potente e assertivo, un lettering elegante ma audace e illustrazioni dettagliate dal tratto accurato», ha commentato Eleonora Guerini, direttrice marketing di Angelini Wines & Estates.

Val di Suga
Il direttore operativo Andrea Lonardi

2018, un’annata difficile

A fare da palcoscenico per questa ristrutturazione l’esile annata 2018 a Montalcino. «Il periodo invernale è stato freddo e con precipitazioni superiori alla media», ha spiegato Lonardi, «con alcuni episodi di neve che hanno formato generose riserve d’acqua. La stagione vegetativa si è aperta in aprile con piogge sporadiche e temperature più elevate, che hanno permesso alle gemme di partire regolarmente. Le frequenti e abbondanti precipitazioni di maggio, accompagnate da temperature elevate, hanno permesso uno sviluppo vegetativo ottimale. Grazie alla notevole umidità accumulata nel terreno, i vigneti sono stati in grado di resistere alle alte temperature dell’estate. L’epoca della vendemmia, con grande escursione termica, ha garantito uve sane e una maturazione perfetta».

I tre cru: Vigna del Lago, Poggio al Granchio e Vigna Spuntali

Pioggia abbondante e temperature alte, quasi un’annata tropicale ha azzardato qualcuno. Non priva di diluizione nei campioni base o delle aziende che dovevano recuperare produzione sui volumi più bassi del 2017. Tuttavia, Val di Suga non è venuta meno ai suoi cru, ha resistito alla tentazione di un blend che avrebbe potuto dare completezza a un’annata limitata, e vinificato separatamente Vigna del Lago nel versante nord, Poggio al Granchio a sud-est e Vigna Spuntali a sud-ovest.
Considerato non ancora pronto all’assaggio quest’ultimo vino non è stato presentato. Vigna del Lago nel 2018 esalta le impressioni fresche, fruttate, il melograno, il pepe di questo cru.
Mentre è Poggio al Granchio, la sua altitudine, il terreno galestroso, a dare ancora una volta prova di vocazione con un vero Brunello, di buona concentrazione sempre declinata alla 2018; frutti rossi e neri dominati dalla ciliegia, un palato largo e un tannino di bella grana giovane e maschia ma integrato e dolce. Non privo di potenziale d’invecchiamento, cosa non scontata in quest’annata, e fiero di un’etichetta più autorevole senza per questo diventare troppo classica, il Poggio al Granchio si pone ai vertici della produzione toscana firmata da Lonardi e dal gruppo Angelini. 

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