Scienze Scienze Jessica Bordoni

Vini Piwi: ora anche la Lombardia ha la sua associazione

Vini Piwi: ora anche la Lombardia ha la sua associazione

“Pilzwiderstandsfähige Rebsorten” o più semplicemente Piwi. Entrato sotto traccia qualche anno fa, il concetto di “varietà resistente alle malattie fungine” è oggi sempre più diffuso nel panorama enologico italiano. Si registra, infatti, un’interessante crescita del numero di Cantine che decide di impiantare questi particolari vitigni, risultato di incroci tra viti europee e americane, che assicurano meno trattamenti anticrittogamici e quindi meno costi per il produttore, a fronte di un approccio più rispettoso dell’ambiente.

I vini Piwi in Lombardia

Dopo la fondazione delle sezioni Piwi Trentino e Piwi Alto Adige, a fine novembre 2017 si è costituita anche la Piwi Lombardia, con base a Cenate Sopra, in provincia di Bergamo, dove ha sede la Cantina Nove Lune di Alessandro Sala, eletto presidente del gruppo. L’elenco completo delle aziende fondatrici sono, oltre a Nove Lune, Herman Maurizio di Chiavenna, Lazzari a Capriano del Colle, Orsini Giuseppe a Nembro, Frontemura a Bergamo, Rodella a Sellero, Scapigliata a Ospitaletto, Il Cardo a Edolo e Rocche dei Vignali a Losine.

 

La neonata Associazione Piwi Lombardia

 

Vigneti in aree vocate e in regime biologico

«L’associazione fa riferimento a Piwi International ed è rappresentata da un gruppo di viticoltori che hanno a cuore la filosofia della sostenibilità ambientale», racconta il presidente Sala. «Già da qualche anno tutte le Cantine hanno scelto di impiantare questi particolari vitigni che, per le loro caratteristiche vengono anche soprannominati “super-bio”. Ci siamo regolamentanti con un disciplinare piuttosto rigido, che impone la conduzione dei vigneti in regime biologico, limita le rese e include solo zone altamente vocate alla viticoltura».

Una scelta di tutela ambientale

Alla base dell’associazione c’è soprattutto una scelta green. «La Lombardia è una regione densamente popolata e i vigneti sono spesso in prossimità di centri urbani, a ridosso di case, scuole, fattorie didattiche, piste ciclabili e così via. Si tratta di una questione in primo luogo ecologica e il vantaggio dei vitigni resistenti è quello di ridurre quasi a zero l’utilizzo di fitofarmaci, con evidenti benefici per chi vive in zona oltre che per la tutela della natura stessa».

I vini Piwi sono in grado di esprimere il territorio?

La critica più frequente che viene mossa ai vini Piwi riguarda la loro capacità espressiva in termini di gusto, che alcuni giudicano inferiore rispetto ai vini quelli tradizionali. «Pensiamo che al giorno d’oggi non abbia più senso parlare di qualità a prescindere dalla salubrità del prodotto stesso», ribatte Sala. «Questi ibridi consentono di ottenere etichette di buona qualità a bassissimo impatto ambientale e l’assenza d’interferenza da parte della chimica permette ai vini di esprimere in maniera autentica il territorio».

Massima apertura e nessun fine di lucro

«L’associazione rappresenta un importante momento di aggregazione e di confronto per noi produttori, permettendoci al tempo stesso di promuovere la filosofia dietro al progetto», conclude Sala. «Piwi Lombardia è senza scopo di lucro e possono farvi parte i produttori, singoli e associati, ma anche vivaisti, tecnici di settore e tutti coloro che dimostrino di avere interesse nel mondo delle viti resistenti».

Piwi International e il concorso internazionale

Più in generale chi vuole approfondire la conoscenza del mondo Piwi può consultare la sezione italiana del sito Piwi International, l’associazione ufficiale che riunisce più di 350 membri da 17 Paesi in Europa e Nord America. Ogni anno viene promosso il Premio internazionale dei vini Piwi, che nel 2018 è giunto alla sua ottava edizione. A questo link si può scorrere l’elenco dei vini italiani premiati nel 2017.

Vincitori italiani al Premio internazionale dei vini Piwi 2017

Tra questi troviamo alcuni vini usciti dai Vivai Cooperativi di Rauscedo, come i rossi Merlot Kantus, Merlot Khorus e il Cabernet Volus. Sul fronte dei bianchi si sono distinte le altoatesine Tenuta Baron Longo con l’ibrido Solaris, Zollweghof con il Souvigner Gris Goldraut e St. Quirinus con il blend Planties Weiss, che riunisce Bronner, Johanniter e Aromera. Da citare anche la Cantina Sociale di Trento, medagliata con il Santacolomba, da varietà Bronner e Solaris, e l’azienda agricola Ceste di Govone (Cuneo) con il suo Ratio da Bronner e Johanniter.

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© Riproduzione riservata - 07/02/2018

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