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New entry dall’Italia nel catalogo Sagna

25 Gennaio 2020 Civiltà del bere
New entry dall’Italia nel catalogo Sagna

Novità dall’Italia per Sagna. Lo storico marchio torinese, specializzato nell’importazione di raffinate etichette francesi, ha deciso di introdurre nel suo catalogo anche una decina di aziende italiane. Dalla fine di ottobre 2019 è partita la distribuzione Sagna dei vini valtellinesi di Mamete Prevostini e di quelli irpini di Stefania Barbot.

«Ci siamo sempre occupati di vini di importazione, guardando quasi esclusivamente alla Francia», spiega Massimo Sagna, amministratore delegato dell’omonima azienda di famiglia a Revigliasco Torinese che dal 1928 si dedica alla vendita di Champagne, vini fermi e distillati di grande prestigio internazionale. «Tuttavia l’alto livello qualitativo raggiunto dai vini italiani ci ha imposto una riflessione, così di recente abbiamo deciso di inserire in catalogo una decina di aziende nazionali: una per ciascuna delle regioni più significative sotto il profilo enologico».

Anche in Italia, piccole e medie realtà di altissima qualità

Nessuna rivoluzione in vista, bensì una semplice apertura al Belpaese. «Vogliamo mantenere la nostra politica rigorosa, che rifugge dalle mode passeggere e dai volumi importanti. Perseguiamo una clientela di alta fascia, con prodotti anche molto rari e ricercati, come lo Champagne Cristal, la Borgogna di Romanée Conti e i grandi Château di Bordeaux. Le Cantine italiane che stiamo selezionando si sposano completamente con la nostra filosofia: produzioni piccole e medie, tutte di altissima qualità. In particolare abbiamo deciso di puntare sui vini da uve autoctone di Case vinicole con un approccio green e attento alla sostenibilità ambientale».
Alla fine di ottobre hanno fatto il loro ingresso in catalogo le aziende Mamete Prevostini e Stefania Barbot.

Il cru Sommarovina di Mamete Prevostini


Mamete Prevostini, elogio della Valtellina

«Con Mamete Prevostini siamo di fronte a un nome di culto della viticoltura valtellinese, che ha fatto della cura meticolosa del vigneto, dell’attesa della perfetta maturazione e della vendemmia manuale i suoi tratti distintivi. Ogni vino, a cominciare dai tre cru Sommarovina, San Lorenzo e La Cruus, interpreta il Nebbiolo delle Alpi con eleganza e potenza. La nuova Cantina a Postalsesio (Sondrio) è stata costruita secondo il protocollo di certificazione energetica CasaClima».

La vigna di Stefania Barbot


Stefania Barbot, paladina dell’Aglianico

L’azienda di Stefania Barbot e di suo marito Erminio, invece, si trova a Paternopoli, un piccolo borgo avellinese compreso nell’areale del Taurasi Docg. «In una decina di anni la produttrice ha saputo ritagliarsi un ruolo da grande protagonista della viticoltura irpina “artigianale” e in sintonia con la natura e l’ambiente. Emblematica la scelta di produrre soltanto due vini, entrambi a base Aglianico, che portano nomi greci rievocando l’origine del vitigno. Ion, ovvero viola, mostra l’unicità del territorio grazie a un affinamento di alcuni mesi in acciaio che evidenzia il frutto; mentre Fren, che in greco significa anima, è un Taurasi Docg di estrema complessità che esprime l’essenza delle vecchie viti (l’età media è tra i 70 e i 90 anni) allevate a “starseta”, la raggiera avellinese».

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 6/2019. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

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