Alla scoperta dei vini scandinavi

Alla scoperta dei vini scandinavi

Con il cambiamento climatico in atto, non solo il Cile sta allungando, verso sud, l’area di coltivazione della vite, ma anche nell’emisfero opposto, cioè il nostro, avviene la stessa cosa. Nel continente americano da un lato, con la coltivazione nel nord del Canada, e in Europa dall’altro con la “scoperta” dei vini scandinavi.

La più prolifica, in questo senso, è sicuramente la Danimarca dove operano circa un centinaio di aziende, seguita da Svezia (di cui avevamo già parlato qui) e Norvegia. È noto come nei Paesi scandinavi si producano storicamente birra e liquori, ma grazie a imprenditori appassionati di vino e alle mutate condizioni climatiche, è partita da alcuni anni quest’avventura vinicola, modesta ma in forte espansione.

La Danimarca si dà alla viticoltura

In Danimarca la superficie vitata totale è di circa 100 ettari e i grandi produttori (si fa per dire…) hanno in media tra i 5 e i 10 ettari di vigna. Si tratta di dati forniti dalla Danish Wine Association, che riunisce addirittura 1.100 membri, per lo più dilettanti. A detta del suo presidente, Hans Münter, un ufficiale militare in pensione, il crescente interesse per la produzione del vino va ascritto non solo al clima più caldo, ma anche alle nuove varietà che presentano periodi più brevi di crescita e maturazione, che meglio si adattano al Nord Europa.

Pensionati ricchi e con tanto entusiasmo

Münter non nasconde che un altro fattore che ha spinto questi investimenti in vitivinicoltura (quello che lui chiama “oro grigio”) è che si tratta, in genere, di “persone vicine alla pensione o già in pensione, in buone condizioni fisiche e con elevata capacità economica”. Lui stesso, infatti, ha acquistato nel 2009 terreni nell’area di Djursland (Danimarca orientale): sei anni dopo ha piantato le prime viti e ora pianifica una produzione commerciale aiutato da una coppia spagnola con esperienza nella coltivazione di viti, che vive nella regione.

Sven Moesgaard

Dons, l’unica Dop danese

Il produttore più importante è probabilmente Sven Moesgaard che già nel 2001, all’indomani del riconoscimento della Danimarca da parte dell’Unione Europea come zona di produzione vinicola, aveva piantato il primo vigneto. Moesgaard, 67 anni, co-fondatore e comproprietario di un’azienda farmaceutica, è uno dei pionieri della produzione vinicola a fini commerciali e ha trasformato la regione di Dons (Kolding, Danimarca meridionale) nell’unica denominazione di origine protetta (Dop) della Scandinavia.

Una denominazione per un produttore

Il distretto vinicolo di Dons, che rappresenta la Dop più settentrionale dell’Unione Europea, copre complessivamente 500 ettari, anche se attualmente esiste un solo produttore, lo stesso Moesgaard, con 41 ettari suddivisi in otto impianti vitati e che produce con il marchio Skærsøgaard vini rossi, bianchi e soprattutto spumanti. Quest’azienda possiede circa 24 mila viti e  produce circa 12 mila bottiglie all’anno (per lo più spumanti).

La difficoltà? Non ci sono studi di enologia e viticoltura nel Paese

«In Danimarca non abbiamo storia o tradizione», spiega Efe Anders Thunedborg, uno dei suoi viticoltori, «perché abbiamo iniziato solo venti anni fa quando abbiamo piantato le prime viti, che oggi hanno raggiunto la piena maturità. L’unico mio rammarico è che in Danimarca non è possibile studiare materie enologiche per cui sia Skærsøgaard che altre cantine scandinave devono rivolgersi a esperti stranieri. Da parte mia, cerco di imparare quanto più è possibile da questi tecnici».

Grappoli di uva Solaris

Un clima adatto agli spumanti

Non c’è dubbio, comunque, che nonostante i vantaggi che i cambiamenti climatici apportano ai vigneti scandinavi, l’instabilità meteorologica sia ancora una sfida, così come l’umidità e la mancanza di luce solare, che tuttavia favoriscono una maggiore acidità che è buona per gli spumanti. Ed infatti proprio le bollicine rappresentano la qualità migliore dei prodotti di questi Paesi grazie soprattutto alla varietà piwi Solaris.

Difficile esportare, i prezzi sono troppo alti

«Oggi i vini scandinavi», spiega il presidente della Danish Wine Association, «devono affrontare una sfida piuttosto complicata se vogliamo esportarli. Il loro alto prezzo di vendita (tra 15 e 30 euro a bottiglia), conseguenza di salari più alti e costi più elevati di materiali e terreni, è un problema di difficile soluzione, aggravato dal divieto di ricevere sussidi da Bruxelles, a differenza di altri Paesi europei». Münter fa dunque appello alla tradizione cooperativa danese per abbassare i prezzi, sforzandosi di migliorare continuamente la qualità dei vini.

I 100 ettari della Svezia

Anche in Svezia sta prendendo piede la viticoltura, seppure in misura più limitata rispetto alla Danimarca. Circa un centinaio gli ettari vitati in possesso di poco più di una trentina di aziende dislocate in massima parte a nord e a sud di Malmö che nel 2019 hanno prodotto meno di 4.500 ettolitri di vino. Anche qui il vitigno più utilizzato è il Solaris, un ibrido tedesco incrociato da Riesling e Pinot grigio che ben si è adattato al clima scandinavo e il cui periodo di maturazione è breve. «Si tratta di una varietà resistente alle malattie e relativamente vigorosa», spiega Torben Andersen, professore all’Università di Copenaghen ed esperto di viticoltura nei Paesi freddi.

Murre Sofrakis

Il pionere del vino svedese: Murre Sofrakis

Il pioniere del vino svedese può essere considerato Murre Sofrakis (di cui abbiamo già raccontato in questo articolo), che per primo ha piantato un mezzo ettaro sperimentale di viti nel giardino del mercato di suo padre a Klagshamn, alle porte di Malmö, nel 2001. «Crescere è una cosa, ma produrre qualcosa di decente è molto altro», spiega Sofrakis nella piccola ma immacolata cantina del vigneto Flädie, dove oltre ai suoi due ettari di vigne a Klagshamn si occupa anche di un’altra piccola vigna del proprietario della tenuta.

C’è anche chi riesce a vendere all’estero!

Vini bianchi, perciò, ma non manca chi si cimenta anche con i rossi, perlopiù ottenuti da uve Rondò (vitigno originario dell’ex Cecoslovacchia). «Ogni anno proviamo qualcosa di nuovo in una piccola parte del vigneto», dice Håkan Hansson, della Hällåkra Vineyard (zona di Skåne), «a volte funziona, a volte no. Ora sappiamo, ad esempio, che il Merlot non è possibile coltivarlo qui. Foglie molto belle ma uva decisamente scadenti». Insieme ad altri produttori, Hansson vende ai migliori ristoranti svedesi, oltre ad esportare in città come Berlino, Amsterdam e Parigi. «Ma non è sempre stato facile», ammette, «perché all’inizio trovare un cliente era difficile quanto produrre un buon vino!».

Foto in apertura: Hällåkra Vineyard

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© Riproduzione riservata - 09/04/2020

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