Winemaker

Winemaker

Si può essere puristi a oltranza e irridere alle parole straniere diventate di moda solo per esterofilia. Però davanti a winemaker bisogna ammettere che la lingua inglese ha saputo forgiare una definizione precisa e suggestiva di una figura professionale che sta proliferando nel mondo del vino. Quella di colui che il vino lo fa materialmente: non il produttore ma il “facitore”, l’artefice. In italiano lo si indica generalmente come enologo, che non è esattamente la stessa cosa: enologo, infatti, è chi si occupa di enologia, la scienza che studia come fare, migliorare e conservare il vino. È un tale, insomma, che ha conseguito il titolo di studio relativo a quella scienza, ma non è detto che la pratichi realizzando concretamente dei vini. Però è vero anche il contrario: non tutti i winemaker hanno il titolo di studio di enologi. E l’associazione di categoria vieta di chiamare enologo chi questo titolo di studio non ce l’ha. Per cui anche il purista a oltranza è costretto a usare la parola winemaker, che è straniera ma calza a pennello e non è a sovranità limitata.


© Riproduzione riservata - 16/04/2010

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