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Due giorni con la Vernaccia di Oristano: aria, acqua e pietra

Due giorni con la Vernaccia di Oristano: aria, acqua e pietra

In Sardegna l’uomo vive ancora a stretto contatto con la natura, la storia, leggende, miti e ritualità che si perdono nella notte dei tempi. Qui ogni scavo è una scoperta, ogni pietra appartiene alle popolazioni che hanno abitato l’isola: lo testimoniano i numerosi resti nuragici, prima ancora fenici, forse anche anteriori, secondo quanto dimostrano recenti ritrovamenti di semi di vite antichissimi.

Nel suo “Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell’isola che non si vede” (Einaudi, Torino 2008, 198 pp.), la scrittrice Michela Murgia racconta come, oltre ad aria e acqua, ci sia un altro elemento prevalente sull’isola: la pietra. «Che sia basalto, granito, arenaria, trachite o tufo, l’associazione mentale tra la Sardegna e la pietra è seconda solo a quella tra la Sardegna e il mare».

 

IMG_1856 (2)Tra un velo di mistero e uno di flor

Aria, acqua e pietra sono i tre elementi essenziali per la produzione di un liquido intenso, dorato e pungente: la Vernaccia di Oristano.

Prima Doc della Sardegna nel 1971, è un vino vivo, figlio delle antiche pietre scolpite, come quelle dei Giganti rinvenuti proprio sotto i vigneti di Vernaccia, del mare di cui conserva tutta la sapidità al gusto, del tempo lento dell’evoluzione e dell’esposizione all’aria. La Vernaccia di Oristano, infatti è avvolta da più veli: il primo è quello del mistero. Le origini di questo vitigno sono infatti ancora sconosciute. Un altro velo è quello che ricopre il vino durante l’affinamento in botti di rovere e castagno lasciate scolme ed esposte agli sbalzi atmosferici. Queste condizioni estreme favoriscono l’intervento del flor, fiore in spagnolo, un velo di lieviti che si forma a un livello alcolico compreso tra i 14 e i 17 gradi e rende la Vernaccia di Oristano un prodotto prezioso e raro. In ciascun bicchiere si ritrova la storia dei colonnati fenici di Tharros, il salmastro del mare che bagna la penisola del Sinis e degli stagni di Cabras; infine, le note forti della macchia mediterranea in fiore: profumi che solo chi è stato in Sardegna può riconoscere.

 

Il viaggio tra chi ancora produce la Vernaccia di Oristano

In seguito a un innamoramento per la Vernaccia di Oristano dell’azienda Josto Puddu, Eleonora Martinelli, sommelier dell’enoteca Vini Rossetti di Ponte Tresa nel Canton Ticino, è partita alla ricerca di questo vino bianco secco, complesso, sapido, incredibilmente longevo e imprevedibile. La cantina Josto Puddu non esiste più e sono in via d’estinzione anche le altre aziende del territorio che non riescono e – per tipico orgoglio sardo – forse nemmeno vogliono snaturare il carattere ostico di questo vino.

Sui terreni alluvionali della piana del Tirso, il fiume che attraversa questa parte occidentale di Sardegna, sono rimasti ormai meno di 400 ettari vitati: perché la Vernaccia non segue la modernità, le regole del mercato o quelle del gusto: «è un vino del passato», afferma Eleonora Martinelli.

 

I viticoltori resistenti

Prodotta nella maggior parte dei casi sfusa e per consumo casalingo, la Vernaccia di Oristano è oggi strenuamente difesa da alcune cantine resistenti.

La storica Cantina Attilio Contini coltiva due varietà autoctone (Vernaccia di Oristano e IMG_1725 (2)Nieddera, vitigno a bacca rossa) e ogni giorno si batte in difesa della Vernaccia di Oristano cercando di venire a patti con la modernità, proponendola in uvaggio con il Vermentino, oppure spumantizzata, anche se la Vernaccia vinificata secondo tradizione e maturata in caratelli scolmi per 10, 20 anni ha tutto un altro sapore storico e umano. L’Antico Gregori è la punta di diamante: una cuvée delle migliori annate di Vernaccia maturate per decenni, anche mezzo secolo o più. L’azienda propone tour nelle vigne, in cantina e nelle bottaie assicurando che sarà impossibile scordarsi dell’odore di quei luoghi.

Fondata nel 1953, la Cantina Sociale della Vernaccia coniuga la tradizione vitivinicola di tanti piccoli produttori e nell’enoteca interna è possibile acquistare il prezioso nettare. Infine la Cantina Orro è la dimostrazione di come un giovane, Davide Orro, abbia deciso di credere ancora nelle immense potenzialità di questo vitigno. La cantina si trova a Tramatza, dove la famiglia Orro, oltre alla coltivazione di Vernaccia di Oristano e Nieddera, ha trasformato la propria azienda in fattoria didattica e organizza percorsi per tramandare i saperi locali.

 

Dove mangiare

Gli isolani si sono sempre difesi dagli attacchi nemici rifugiandosi all’interno e sviluppando, dunque, una tradizione culinaria di terra. A Oristano e Cabras, invece, mangiare pesce non è un’attrazione turistica. Nello stagno di Cabras, inoltre, viene prodotta una bottarga tra le più pregiate al mondo.

Sa Peschiera ‘e Mar ‘e Pontis, a Cabras: più che km0, qui si mangia direttamente in peschiera. Il menù è quello del pescato del giorno.

– Zia Belledda (0783.29.08.01), a Cabras: tradizione e cucina casalinga a prezzi davvero contenuti.

Blao Ristorante, a Oristano: locale caratteristico nel centro della città dove vengono coniugate eleganza e raffinatezza senza perdere la tradizione casereccia.

 

Dove dormire

Sa Reposada, B&B a Cabras

Torremana, B&B a Cabras

 

Foto: Eleonora Martinelli

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© Riproduzione riservata - 17/04/2016

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