Prezzo

Prezzo

Dopo un paio d’anni d’ipocrita tormentone sull’esigenza di un miglior rapporto tra qualità e prezzo, il dibattito sul vino provocato dal prolungarsi della crisi è finalmente arrivato al nocciolo della questione, che per troppi è soltanto il prezzo: della qualità non gliene importa proprio niente. Questa triste verità è venuta alla luce quando Slow Food ha sostenuto: non è giusto che oggi le uve di vini nobili come Barolo, Barbaresco e Brunello debbano essere svendute a prezzi che non remunerano neanche le spese sostenute in vigna. A replicare, paradossalmente, è stato un “fuoco amico”: ma come? Hanno protestato da sinistra, finalmente anche chi non è ricco potrà bere vini di pregio a basso prezzo. Magari fosse vero! Ancorché sottopagate, le uve devono essere vinificate e il vino che se ne trae dev’essere maturato, imbottigliato e distribuito. E quando compare sul mercato tre anni dopo non può che essere caro. C’è stato però, è vero, un tempo in cui vini di pregio erano proposti a prezzo stracciato, che non remunerava neanche i vignaioli. Era il tempo del metanolo.


© Riproduzione riservata - 14/12/2010

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