Longevità

Longevità

Fino a una quindicina d’anni fa era la misura della nobiltà dei vini: più erano capaci di sfidare le ingiurie del tempo, più erano pregiati. Forse si era anche esagerato: certi rossi venivano messi in commercio ancora verdi e allappanti, con la scusa che, essendo longevi, avrebbero completato la maturazione nella cantina dell’acquirente. Che non sempre gradiva. Poi, come succede in Italia, dove si passa da un’esagerazione a quella opposta, la longevità è diventata una caratteristica che sembra non interessare più nessuno: nel vino si cerca esclusivamente il fruttato e si teorizza che quand’è messo in commercio va bevuto subito perché già avviato sulla strada del declino. Ma forse siamo alla vigilia di un’altra svolta: si organizzano degustazioni verticali, si ricomincia a vantare la longevità, perfino dei vini bianchi, si enfatizzano le emozioni che possono dare le bottiglie d’antiquariato. Un po’ di coerenza ci voleva, no? Un Paese come il nostro che ha la classe dirigente più vecchia d’Europa, non può disprezzare le seduzioni del vino attempato.


© Riproduzione riservata - 16/04/2010

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