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Le nuove frontiere del “terroir”

Le nuove frontiere del “terroir”

Viticoltura sostenibile, cambiamenti climatici, il paesaggio come fattore-chiave da conoscere e  valorizzare per la produzione di vino: questi sono solo alcuni temi affrontati a partire da oggi nell’ VIII congresso internazionale sui terroir a Soave (Verona), presso la Cantina di Soave. Un appuntamento di primo piano a livello scientifico e tecnico che per quattro giorni presenterà le novità più interessanti attraverso 147 relazioni da esperti provenienti da 21 Paesi nel mondo. “Civiltà del bere” ha seguito l’incontro sin dal suo esordio, ecco alcune delle anticipazioni dalle esperienze presentate oggi. L’Italia ha una visione di viticoltura globale, al servizio del territorio, dove coltura fa rima con cultura del vino, il terroir fa parte del più ampio sistema “territoir”, al centro c’è l’uomo che deve impegnarsi per armonizzare gli aspetti tecnici e gli obiettivi socio-economici, e soprattutto produrre e vendere bene, in modo etico.

Rosseau

Il professor Rousseau, ricercatore a Montpellier

Questa la filosofia di partenza per lo studio dei terroir testimoniato da Giovanni Cargnello del GiESCO (Group of international Experts of vitivinicultural Systems for CoOperation). In questo contesto le zonazioni possono contribuire al mantenimento delle caratteristiche dei suoli, sempre più si fa strada il concetto che salvaguardare il paesaggio significa salvaguardare il terroir e quindi la qualità delle produzioni enologiche di determinati territori. Nella seconda sessione della giornata, quindi, le nuove frontiere per conoscere in dettaglio il territorio attraverso le esperienze in Sudafrica e in Svizzera, quest’ultimo definito il Paese con la maggiore densità di studi di terroir rispetto alla superficie vitata su scala mondiale! Importanti i contributi offerti dalla geofisica che, attraverso i GPR (ground penetrating radar) offre informazioni molto precise sulle caratteristiche dei suoli. Con modelli di rilevazione digitali si possono ottenere mappe geomorfologiche molto accurate, mentre stazioni meteorologiche automatizzate e sensori possono permettere di conoscere il particolare clima della parcella.

Tutti strumenti utili per demarcare le aree a maggiore vocazione vinicola e per offrire linee di indirizzo per migliorare la gestione tecnica del vigneto. E in Sudafrica, dopo aver passato al vaglio con le nuove tecnologie l’area viticola di Stellenbosch, oggi si pensa di installare sensori posti a differenti altitudini nel vigneto e sostenuti da piccole mongolfiere, per monitorare ancor più in dettaglio l’impatto dei cambiamenti climatici a livello di singola parcella di vigneto, integrando i diversi sistemi oggi noti.

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© Riproduzione riservata - 15/06/2010

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