In Italia In Italia Matteo Forlì

Bollicine altoatesine. Il trend proseguirà?

Bollicine altoatesine. Il trend proseguirà?

Negli anni Ottanta erano solo pochi pionieri. Ora anche le Cooperative fanno Metodo Classico. La produzione è passata da 200 mila bottiglie di pochi anni fa alle 450 mila attuali. E anche la qualità sale.

Non più solo una terra di grandi bianchi ed eleganti rossi: una delle evoluzioni del vino in Alto Adige punta nella direzione del Metodo Classico. Dall’impulso dei piccoli produttori indipendenti, le bollicine stanno seducendo sempre più anche le cooperative. Il trend è certificato dai numeri – nell’ultimo quinquennio si è passati da 200 a oltre 450 mila bottiglie prodotte – e viene raccontato da chi lo fa.
La quarta edizione dell’Alto Adige Wine Summit è stata anche l’occasione per mettere le labbra sugli spumanti altoatesini, ed assaggiarne l’evoluzione qualitativa grazie alla partecipazione delle cantine che fanno parte della Südtiroler Sekt Vereinigung.
Nata nel 1990, l’Associazione Produttori Spumanti dell’Alto Adige, unisce dieci pionieri. E si è data un disciplinare di qualità: solo uve provenienti da zone Doc di varietà Chardonnay, Pinot bianco e Pinot nero.

Nel XIX secolo i primi “Champagne” in Alto Adige

In pochi lo sanno ma l’Alto Adige ha un’antica tradizione spumantistica. C’è chi la data attorno a primi del Novecento ma alcuni documenti di propaganda ritrovati di recente farebbero pensare all’esistenza di una limitata produzione di Metodo Classico già a metà del diciannovesimo secolo, in particolare a San Paolo, frazione di San Michele Appiano. Bollicine nate per non far rimpiangere lo Champagne delle fornitissime cantine di Vienna all’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria e alla sua consorte, la principessa Sissi, durante i loro soggiorni nella regione più a Sud dell’impero austro ungarico. Abbandonati per anni, gli spumanti rifermentati in bottiglia sono stato ripresi da pochi pionieri negli anni ’80.

Più qualità che quantità

Ma pur in aumento i numeri restano ridotti. La crescita futura passerà dalla voglia di adattamento: di strutture, spazi e principi. «Il trend c’è, lo dicono le cifre. Ora anche le Cooperative, come anche la mia, hanno iniziato a realizzare spumanti Metodo classico, puntando a produzioni limitate e di alta qualità», dice Andreas Kofler, presidente della Cantina Kurtatsch e guida del Consorzio Vini Alto Adige. «I volumi continueranno a crescere, tuttavia in futuro dubito assisteremo a un’esplosione di bollicine. Un conto è realizzare 10 mila bottiglie, un altro strutturarsi per farne 100 mila; la linea di produzione andrebbe completamente ripensata e adattata e in pochi sentono ancora la necessità di farlo». Di certo, e traspare dal bicchiere, le condizioni ideali per puntare all’eccellenza ci sono tutte: clima, altitudini, vitigni e composizione dei suoli.

Lorenz Martini – Comitissa, Alto Adige Riserva Pas Dosé Doc 2019

Lorenz Martini è uno dei pionieri del moderno Metodo Classico in Alto Adige e fa bollicine fin dal 1985. La Cantina si trova a Cornaiano. I vigneti sono tra 600 e 800 metri. Comitissa (contessa in latino antico) è un blend col 45% Chardonnay, 40% Pinot Bianco e 15% Pinot nero Pas dosè e sboccato nel maggio 2023 dopo una sosta di 36 mesi sui lieviti. Minerale, elegante, diretto con sensazioni di fiori di acacia, pasticceria, lievito fresco e frutti tropicali che scattano anche al palato, ravvivate da un bel brio acido. Se ne producono 18 mila bottiglie all’anno e in annate particolarmente vocate viene rilasciata una versione “Gold” che resta 8-10 anni sui lieviti.

Cantina Von Braunbach – Von Braunbach, Alto Adige Brut Doc 2018

Fondata nel 1991 da Hans Braunbach come maison di spumante (e solo in seguito dedicatasi anche ai bianchi fermi classici della zona) Von Braunbach si trova a Settequerce, a pochi passi da Terlano. La cantina è ospitata all’interno di un complesso storico donato nel 1200 dal vescovo di Bressanone all’Ordine Teutonico di Settequerce. I vigneti si trovano da 330 fino a 570 metri, su un terreno di porfido. Il Metodo Classico, l’unico dell’azienda, fa 32-36 mesi sui lieviti a seconda dell’annata. È un Brut solo in etichetta perché ha appena 3,5 grammi di zucchero. Apre il ventaglio olfattivo col suo lato fruttato, che comprende i sentori di mela e pesca tipici della zona e poi cede il passo alle note di lievito. Fresco, giovane, espressivo.

Kurtatsch – 600 Blanc de Blancs, Alto Adige Extra Brut Doc 2018

Blanc de blancs col 100% di Chardonnay. Le uve vengono da vecchie viti della frazione Penone di Cortaccia a 600 metri di altitudine (quota che dona il nome al vino) su suoli argillosi, sabbiosi e ghiaiosi, ricchi di dolomite. Affina 55 mesi sui lieviti e cambia dosaggio da annata ad annata (questa versione è Extra Brut con 5,5 grammi di zucchero). Pennellate fruttate, pesca bianca, frutta tropicale e mela cotogna, con tocchi speziati. Sapido e con una mineralità calcarea al palato.

Cantina Merano – Riserva 36, Alto Adige Brut Doc 2019

Raffinata cuvée composta dal Chardonnay al 70%, Pinot nero al 20% e Pinot bianco al 10% con sentori di crosta di pane, sussurri aromatici che ricordano l’ananas, la mela verde e la vaniglia. Le uve vengono dai migliori vigneti nel Burgraviato, a circa 400-600 metri sul livello del mare nella zona di Merano su terreni di natura morenica. È un Brut con appena 3 grammi di residuo zuccherino, fermenta in acciaio e tonneau e passa un minimo di 36 mesi sui lieviti. Bouquet di ananas, mele verdi e vaniglia. Dal prossimo anno la linea aziendale si arricchirà di altre bollicine: una riserva con 72 mesi sui lieviti e un rosè.

Kettmeir – Alto Adige Riserva Pas Dosé Doc 2018

Storica cantina del Gruppo Santa Margherita che rappresenta un punto di riferimento per la spumantistica altoatesina. Una storia cominciata con le prime bollicine, anche se Charmat, presentate all’Expo di Bolzano nel 1967 da Weissburgunder (Pinot bianco) in purezza. La passione per il Metodo Classico inizia invece nel 1986. Questa riserva nasce da Chardonnay e Pinot nero (60% e 40%) della zona collinare dell’Oltradige e della Bassa Atesina, tra 400 e 700 metri sul livello del mare. Il vino sosta sui lieviti per un periodo minimo di 56 mesi. Ha naso seducente, morbido, con note di zucchero filato, frutto fresco e candito. In bocca è bilanciato, con un ingresso morbido e slancio fresco-sapido.

Haderburg – Alto Adige Pas Dosé Doc 2019

Tradizionalista del Metodo Classico, Alois Ochsenreiter ha fondato la Cantina Haderburg nel 1977 e ha cominciato a produrre spumante ai margini di Salorno, il comune vitivinicolo più meridionale dell’Alto Adige dove i vigneti sono condotti con credo biodinamico. Chardonnay e Pinot nero (75% e 15% in questo vino) sono fermentati e affinati in acciaio (70%) e botti di rovere (30%). In bottiglia il vino sosta 36 mesi sui lieviti, con un remuage tradizionale sui pupitres. Ha profumi ammiccanti e delicati, di fiori bianchi e frutta fresca, sentori di lievito e brioche. Di vibrante freschezza ma bilanciato e persistente.

Arunda – Brut Nature Zero, Alto Adige Pas Dosé Doc 2017

Con 120 mila bottiglie di spumante ogni anno, Arunda è uno dei maggiori produttori di bollicine altoatesine. Il Brut Nature Zero e uno Chardonnay in purezza le cui uve provengono da singola vigna di mezzo ettaro nel comune di Montagna e ne fanno uno dei pochi cru di Metodo classico della Regione. Il vino non contiene solfiti, affina 36 mesi sui lieviti e ha profumi fruttati di albicocca, pesca matura, torrone, nocciola e lievito. Fresco, sapido, equilibrato il sorso.

Foto di apertura: la produzione di spumante in Alto Adige è passata dalle 200 mila bottiglie di pochi anni fa alle 450 mila attuali © IDM-Südtirol Wein-mintmediahouse

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© Riproduzione riservata - 02/10/2023

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