
Lacrima
Da qualche tempo il vino rosato è uscito dal dimenticatoio in cui era stato relegato e sta silenziosamente risalendo la graduatoria del consenso dei mercati. Purtroppo non è uscito dall’equivoca posizione che l’aveva messo altrettanto silenziosamente fuori gioco: la scritta “Vino rosato” in etichetta continua a chiarire soltanto il genere, non la qualità. Il rosé si può infatti ottenere in vari modi, ma può essere un grande vino soltanto se è realizzato unicamente col mosto che cola dagli acini non spremuti, ma semplicemente schiacciati dai grappoli soprastanti. È un metodo, detto “a lacrima”, con una bassissima resa uva/vino, difficilissimo da padroneggiare perché solo con sensibilità ed esperienza si può cogliere il momento in cui svinandolo il colore, che nel frattempo si evolverà, sarà quello giusto al momento di imbottigliare. Però è l’unico che permette di toccare il vertice del sublime: bisognerebbe farlo sapere al consumatore. Basterebbe ricordare la canzone di Bobby Solo: da una lacrima sull’etichetta si capiscon tante cose.
© Riproduzione riservata - 15/11/2011