I portainnesti M superano lo stress dell’estate
Il monitoraggio dell’Università degli Studi di Milano, che ha messo a punto i portainnesti M di ultima generazione e da oltre 15 anni ne monitora le prestazioni, dimostra la loro efficienza in termini di resistenza agli stress idrici e alle alte temperature. Anche in questa estate di caldo record.
In passato vi abbiamo parlato molte volte dello sviluppo degli innovativi portainnesti M. Oggi torniamo a farlo per commentare le loro performance durante l’estate più siccitosa degli ultimi 70 anni. I dati in questione, diffusi a fine luglio, sono il risultato del monitoraggio condotto dalla facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano insieme a Winegraft, la start-up fondata nel 2014 da un gruppo di Cantine italiane di primo piano del panorama nazionale, che hanno deciso di sostenere insieme lo sviluppo della ricerca sulla nuova generazione di portainnesti.
Risultati eccellenti sul fronte qualitativo e quantitativo
«Il 100% dei vigneti impiantati su portainnesti M sta superando in maniera brillante questa eccezionale estate siccitosa con risultati quali-quantitativi eccellenti». Questo il commento del prof. Attilio Scienza dopo aver visionato le analisi effettuate su centinaia di vigneti ubicati in tutto lo Stivale, da nord a sud. Gli studi evidenziano la capacità di resistenza degli M, in particolare degli M2 e M4, agli stress idrici e alle temperature record degli ultimi mesi, responsabili della grave siccità che ha colpito l’agricoltura nazionale.
Non bloccano l’attività fotosintetica della pianta
«I vigneti che utilizzano i “portainnesti M” mostrano una miglior resilienza a condizioni di stress idrico grazie alla loro maggiore efficienza nell’uso dell’acqua», ha precisato Lucio Brancadoro, docente e ricercatore della facoltà di Agraria della Statale di Milano. «Riescono così a sostenere, anche nelle drammatiche condizioni climatiche che si stanno verificando quest’anno, una discreta attività fotosintetica della pianta, che si traduce in sviluppo dell’uva evitando/limitando le perdite produttive e qualitative che si registrano in gran parte del vigneto Italia».
In costante monitoraggio da 15 anni
I portainnesti M sono figli di ricerche avviate dall’Università degli Studi di Milano ormai 30 anni fa. Da 15 anni i ricercatori dell’ateneo portano avanti le loro osservazioni in alcuni dei principali distretti vinicoli di Lombardia, Toscana e Sicilia; i portainnesti M sono stati impiantati con diversi vitigni autoctoni e non, tra cui Chardonnay, Sangiovese e Cabernet Sauvignon e Nero d’Avola.
«I dati di quest’anno confermano come i portainnesti M, oltre a possedere caratteristiche quali un ampio angolo geotropico o un’elevata densità degli apparati radicali che, insieme ad altre, permettono una buona, se non migliore, captazione dai suoli dell’acqua rispetto alla gran parte dei portainnesti utilizzati, mostrano una fisiologia dell’uso della risorsa idrica completamente differente da quelli tradizionali ritenuti tolleranti agli stress idrici».
M4 e M2, i più performanti: non interrompono l’attività fotosintetica
Proviamo ad entrare nel dettaglio del ragionamento.
«Le tipologie tradizionali hanno un atteggiamento “conservatore” nei confronti dell’acqua; inducono una rapida e precoce chiusura degli stomi per conservare l’acqua al loro interno che, però, porta ad interrompere l’attività della pianta, come sta succedendo in gran parte dei vigneti italiani. Gli M, invece, inducono la vite a un uso attento dell’acqua, quasi parsimonioso, che consente di non interrompere l’attività fotosintetica anche in condizioni di stress elevato. In particolare, parliamo dell’M4 e M2, i più efficienti in tal senso; ad oggi mostrano rispettivamente in Franciacorta e nel Chianti Classico un’attività fotosintetica superiore del 35% e del 20% rispetto ai più comuni portainnesti. Ma anche l’M1 e l’M3, seppur più adatti a climi freschi, ad oggi stanno dando risposte più che soddisfacenti».
L’exploit delle vendite e la scommessa sul futuro
Dopo la lunga sperimentazione in diverse aree vitate, oggi i portainnesti M iniziano ad essere scelti da un numero sempre maggiore di produttori. Ce lo spiega Eugenio Sartori, direttore generale dei Vivai Cooperativi Rauscedo, la società che commercializza in esclusiva questo tipo di prodotti.
«In questi anni i viticoltori hanno avuto modo di verificare direttamente il notevole risparmio in termini di consumi idrici, e quindi di sostenibilità economica e ambientale, ottenuto con gli M, insieme ad una forte resistenza agli stress termici, diventata indispensabile per gestire il vigneto in situazioni di climate change come quella attuale».
Le vendite lo testimoniano. Dal 2015 la produzione è aumentata di 80 volte per un totale di 4,8 milioni di barbatelle prodotte complessivamente. «Solo nell’ultimo triennio abbiamo moltiplicato per tre il nostro sforzo produttivo raggiungendo 1,7 milioni di piante pronte per la prossima campagna 2022/2023. Ma il nostro obiettivo è di arrivare nel 2025 a 5 milioni di barbatelle all’anno in grado di supportare 1.600 ettari di nuovi impianti».
La mission di Winegraft presieduta da Marcello Lunelli
Numeri decisamente importanti, che trovano il consenso di Marcello Lunelli, enologo di Cantine Ferrari e del Gruppo Lunelli, ma anche presidente di Winegraft.
«In questo modo potremo arrivare a coprire quasi il 25% della dote di nuovi impianti vitati annui permessa dal sistema autorizzativo e rafforzare così la resilienza del sistema vitivinicolo. Climate change e spinta della sostenibilità con nuova attenzione verso la water footprint stanno abbattendo le resistenze culturali dei viticoltori verso i novi portainnesti. Ormai è chiaro come alla crisi idriche ricorrenti – quale quella di quest’anno che rischia di compromettere alle ultime battute la vendemmia 2022 in molte zone del Paese – si deve rispondere con efficienza e risparmio. E, quando si parla di acqua in agricoltura la prima soluzione sta nella gestione idrica efficiente della pianta; in vigna significa portainnesti M, che consentono di risparmiare fino al 40% del consumo idrico».
Foto di apertura: piante madri di M4, portainnesti dall’eccellente capacità di resistenza alla siccità
Tag: Attilio Scienza, Lucio Brancadoro, portainnesti M, Vivai Cooperativi Rauscedo, Winegraft© Riproduzione riservata - 07/09/2022