Colore

Colore

È giusto modificare la composizione ampelografica di un vino avendo come obiettivo non il miglioramento della sua qualità ma del suo aspetto? Tradotto in soldoni: è giusto fare iniezioni di Cabernet Sauvignon a un vino che nasce da uve autoctone, infischiandosi delle modifiche che così si apportano a profumo e sapore, purché diventi di un rosso più intenso, meglio accetto dal mercato? Il quesito, posto in questo modo, sintetizza provocatoriamente una questione che serpeggia sotto traccia in molte zone vitivinicole italiane. Nel fuoco delle polemiche, un’intelligente osservazione: l’enologo Riccardo Cotarella ha fatto notare che quando il suo colore non è eccessivo è più semplice riconoscere un vino e identificarlo con il vitigno che gli dà vita. Come succede con il Pinot nero. È facile prevedere però che non verrà ascoltato: chi propone l’uvaggio occulta di solito il vero obiettivo dietro più nobili (ma false) motivazioni. È di quelli che alla domanda: «Cosa osserva per prima cosa in una donna?», hanno la faccia tosta di rispondere: «Il colore degli occhi».


© Riproduzione riservata - 03/02/2011

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