Chilometro zero
L’iniziativa è scaturita da un’esigenza reale largamente condivisa: quella di valorizzare i prodotti alimentari del proprio territorio. E in tempo di crisi lo slogan ha ottenuto adesioni entusiastiche, per il semplice fatto che il prodotto a chilometro zero, non essendo gravato da spese di trasporto, ha un prezzo più abbordabile. Ma quando la formula è diventata di moda, citata in ogni occasione, a proposito ma soprattutto a sproposito, si è trasformata in un fastidioso tormentone come spesso succede in Italia. Al vino, per esempio, è consigliabile applicarla con cautela. Certo, non è sbagliato suggerire l’abbinamento dei cibi piemontesi con il Barbera, dei piatti toscani con il Chianti, dei pesci pescati sotto il Conero con il Verdicchio, ma non è il caso di andare molto oltre: fino a quando ogni produttore confrontava il suo prodotto con quelli della zona, il vino italiano è rimasto mediocre. È diventato grande solo quando si è aperto al confronto con i migliori del mondo. Valorizzare il territorio non significa isolarsi nell’autarchia.
© Riproduzione riservata - 14/12/2010