Ampio spazio per vino e birra al Salone del Gusto di Torino
Per cinque giorni Torino è stata vetrina della produzione enogastronomica di qualità grazie al Salone del Gusto 2010 e Terra Madre, la rete mondiale delle comunità del cibo. L’ottava edizione che si è svolta dal 21 al 25 ottobre presso i padiglioni del Lingotto Fiere e dell’Oval ha visto partecipare circa 200 mila visitatori che hanno affollato i 288 presidi e i 910 espositori presenti all’interno della mostra mercato internazionale.
Il tema del Salone del Gusto di quest’anno è sintetizzato in due parole: cibo e territori. Una delle tante novità di quest’edizione ha riguardato proprio la disposizione degli stand, organizzati in funzione dei territori. Ogni regione o Paese del mondo ha potuto presentare le sue produzioni e le sue cucine. Territori dunque come luogo di scambio per tracciare una nuova mappa del cibo e dei sapori. Nella nuova geografia enogastronomica disegnata dal Salone del Gusto non poteva mancare il vino. Nel primo padiglione era situata l’Enoteca, uno spazio dove gli appassionati con un’aggiunta di 6 euro al biglietto d’ingresso al Salone potevano degustare due vini a scelta su una carta di circa 2 mila etichette. Grande spazio naturalmente ai rossi piemontesi presenti con oltre 500 referenze. Ma per la parte vinicola la grande novità di quest’anno è stata la Sala Slow Wine-Banca del Vino. Uno spazio raffinato e accogliente dove intenditori e gourmet hanno avuto la possibilità di selezionare 15 assaggi tra le 305 grandi etichette di vecchie annate della Banca del Vino di Pollenzo e i 186 vini Slow recensiti dalla nuovissima guida Slow Wine 2011. Una carrellata di grandi vini, anche qui in prevalenza piemontesi, e di grandi annate. Come un Barolo del ’67 di Fontanafredda, terminato già il primo giorno dell’esposizione, un Barolo Enrico VI del ’90 di Monfalletto Cordero di Montezemolo, senza dimenticare i grandi Amaroni della Valpolicella e i SuperTuscans. Il tutto abbinato alle provocazioni gastronomiche di Davide Scabin, chef del Combal.Zero di Rivoli. Ogni giorno la sala ha ospitato anche eventi esclusivi con i grandi vignerons internazionali dove si è potuto dibattere sul pianeta vino a 360°. Altro punto di forza del Salone del Gusto 2010 è stata la grande attenzione riservata all’aspetto didattico, alla degustazione e all’approfondimento. Emblema i 128 laboratori e i 14 Teatri del gusto, dove produttori, esperti e grandi chef hanno accompagnato il pubblico nell’esperienza sensoriale e di conoscenza. Anche qui grande protagonista il vino. Degustazioni guidate da sommelier come Luca Gardini, appena eletto miglior sommelier del mondo, ma anche Federico Graziani de Il luogo di Aimo e Nadia e Olivier Sinclair del Mugaritz, per sottolineare l’importanza delle carte dei vini nell’alta cucina.
In programma c’erano anche incontri con agronomi, enologi e biologi, per leggere il vino attraverso i territori e i diversi stili in vigna e in cantina. Non sono mancate poi le verticali classiche, le escursioni enoiche in territori lontani e poco esplorati, come la Nuova Zelanda o la più vicina Istria. Di grande interesse gli eventi Incontro con l’Autore dove in una saletta raccolta (non più di 30 persone) con a portata di mano un bicchiere e un piatto, i partecipanti hanno avuto la possibilità di ascoltare e interagire con Aubert de Villaine de La Romanée Conti, Franco Biondi Santi e Aldo Conterno, uno dei principali produttori di Barolo, solo per citarne alcuni alcuni.
Accanto al vino, un’altra grande star del Salone 2010 è stata la birra. In particolare i produttori artigianali, che, da qualche anno a questa parte, stanno conoscendo un’ascesa che sembra non conoscere la parola crisi. Malti e luppoli a gogò per una varietà che spaziava dalle più comuni Pills alle birre alla frutta, fino alle più sofisticate produzioni in barrique. Come nelle edizioni precedenti a fare da trait d’union tra i padiglioni del Salone del Gusto e di Terra Madre, le Cucine disStrada, espressione della cultura tradizionale del gusto. Chiusa dunque con un bilancio più che positivo questa edizione, una prima stima dell’assessorato al Turismo del comune di Torino calcola in 80 milioni di euro il ritorno economico della manifestazione, si pensa già al Salone 2012 e a come migliorare un evento che sempre di più raccoglie il meglio dell’enogastronomia italiana ed internazionale.
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