Quando si usa questo termine, il richiamo al vino è immediato, ma oggi gli esperti degustatori sono il punto di riferimento di tantissimi altri settori e ognuno ha le sue associazioni e scuole di formazione. Dalla birra agli spirits, passando per acqua, tè, caffè, aceto balsamico e olio: un’utile panoramica senza pretesa di esaustività.
Sommelier dell’acqua. Sembrerebbe una contraddizione in termini come “dieta golosa” o “ragù di soia”, ma non è così. Esistono. Esistono veramente, e proprio l’acqua è un esempio perfetto (e acerrimo) per liberare il termine sommelier dalle catenelle del tastevin.
L’idea del degustatore e, più in generale, dell’esperto è infatti cambiata molto in un paio di generazioni. Non esiste più lo zio tuttologo che aveva la ricetta definitiva del nocino, che imbottigliava da solo il Lambrusco (il migliore della provincia) e che come cucinava lui il fagiano alle olive, nessuno stellato mai.
Come si diventa degustatori?
Gli esperti di oggi sono diversi e diversificati. Si muovono con modestia in ambiti verticali e più ristretti: si può trovare un sommelier del vino che la sa lunga anche sulla birra, ma difficilmente un esperto di tartufi sarà degustatore di grappa.
L’essere esperto oggi si è slegato dal concetto di eccellenza e si fonda piuttosto su conoscenza e capacità di analisi. Ora esperto non è chi è in grado di fare al meglio una cosa, ma chi ha nozione, comprende e giudica (con metodo) la materia del suo studio.
Ci sono ovviamente diverse strade, ma per diventare un “esperto certificato” non si può prescindere dal seguire corsi, studiare tanto e, quasi sempre, sostenere un esame finale. Per degustare con consapevolezza bisogna infatti prima di tutto conoscere. Per questo motivo, qualunque tipo di percorso inizia con tanta teoria alla quale si affianca molta esperienza. Nonostante lo studio sia la normale conseguenza della curiosità e la pratica l’applicazione della passione, entrambi vanno costruiti con dedizione e soprattutto con metodo.