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Aminta, Montalcino secondo Famiglia Cecchi

21 Settembre 2025 Civiltà del bere Toscana
Aminta, Montalcino secondo Famiglia Cecchi

Con la realtà ilcinese si allarga l’universo della storica famiglia toscana del vino e si completa il percorso legato al Sangiovese, al centro dell’identità produttiva aziendale. La tenuta per ora propone un Brunello e un Rosso di Montalcino a tiratura limitata

Fondata nel 1893 Cecchi si è sempre distinta per una visione pionieristica, radicata nei valori familiari e orientata alla qualità, alla sostenibilità e al profondo rispetto territoriale. La quarta generazione di famiglia, rappresentata da Andrea Cecchi, gestisce con successo le tenute toscane di Villa Cerna e Villa Rosa a Castellina in Chianti, Val delle Rose in Maremma, e Alzatura a Montefalco, in Umbria.

Da protagonisti a Montalcino

Un universo enologico che oggi si allarga anche a Montalcino col battesimo della nuova tenuta Aminta, acquisita dalla famiglia Cecchi nel 2018. «In questo modo abbiamo voluto completare un percorso che da sempre ci lega al Sangiovese, vitigno che consideriamo centrale nella nostra identità produttiva. Per tanti anni abbiamo svolto un’importante attività di distribuzione dei vini di Montalcino e ora abbiamo realizzato l’ambizione di diventare protagonisti in prima persona di questa denominazione», spiega Andrea Cecchi.
La tenuta si trova a Castelnuovo dell’Abate, accanto all’Abbazia di Sant’Antimo. I vigneti, 6 ettari nell’area sud-orientale del distretto del Brunello di Montalcino, si articolano in tre corpi distinti – Pian Bossolino, Cantina e Caselle – e godono di condizioni pedoclimatiche particolarmente favorevoli grazie all’altitudine, all’esposizione e alla protezione naturale offerta dal Monte Amiata.

Tiratura limitata per Brunello e Rosso

«Si tratta di un luogo particolarmente vocato scelto sul solco della valorizzazione dei grandi terroir italiani con vini profondamente legati all’origine, essenziali nello stile e pensati per durare nel tempo. La geologia, con presenza di galestro, pietraforte e sabbie messiniane, esalta il carattere del Sangiovese e dona grande persistenza e longevità ai vini», prosegue Cecchi.
Brunello e Rosso di Montalcino, al debutto rispettivamente con l’annata 2020 e 2023 (a Benvenuto Brunello, in programma il prossimo novembre esordiranno invece la 2021 e la 2024), sono stati realizzati con una tiratura limitata di sole 3.000 bottiglie ciascuno.

Nel futuro forse anche dei cru

«È una piccola produzione che coniuga l’anima più autentica e territoriale con uno stile moderno fatto di un uso oculato del legno e ricerca dell’eleganza. Sia per il Rosso sia per il Brunello le uve vengono da tutti i corpi di vigna della tenuta e sono il frutto di blend differenti fatti dopo la vinificazione parcellare».
Ma in futuro potrebbero nascere anche dei cru. «Stiamo conducendo studi pedologici sui tre corpi di vigna per indagarne meglio le caratteristiche e non escludo che tra qualche anno potremmo fare una Riserva da singolo vigneto».

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