50 anni di storia del vino: Marchesi Antinori, la continua evoluzione in armonia con la natura
Per 27 generazioni la famiglia Antinori ha saputo interpretare le tradizioni senza mai perdere la capacità di innovare. Gli ultimi decenni animati dalla nascita di vini icona e la scoperta di nuovi territori del vino.
Una storia lunga oltre sei secoli, cominciata nel 1385 quando Giovanni di Piero Antinori entrò a far parte dell’Arte fiorentina dei vinattieri, e giunta ai giorni nostri attraverso 27 generazioni. Con la presidente Albiera Antinori, figlia del marchese Piero, ripercorriamo l’ultimo mezzo secolo aziendale.
Tra le tappe imprescindibili c’è il 1971, anno di nascita del Tignanello, dall’omonimo vigneto situato nel Chianti Classico. Un vino che ha contribuito a quel movimento riconosciuto come “Rinascimento” del vino italiano. «L’idea era quella di produrre un vino dalla vigna migliore, con un’esposizione e un terreno ideali per ottenere un’etichetta che raccontasse il territorio – quindi con una base Sangiovese – ma con un respiro internazionale – ed ecco Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc a completare l’uvaggio.
A fare la differenza è stato anche il lavoro in cantina, ad esempio sulla malolattica, che all’epoca veniva poco praticata, e sull’affinamento, che per la prima volta venne svolto in barrique e per un tempo limitato. Dietro a questa visione c’era mio padre Piero, con l’avvallo del nonno Niccolò, ma non si può non citare il contributo fondamentale dell’enologo Giacomo Tachis, che ci ha seguito per vari anni prima dell’arrivo di Renzo Cotarella».
Alle origini di Solaia e Cervaro
Alla nascita di Tignanello seguono quelle di altre due icone: Solaia e Cervaro della Sala. «Il primo è concepito quasi per caso partendo dalle stesse uve coltivate sulla collina del Tignanello. Nel 1978 avevamo prodotto più Cabernet rispetto al necessario e decidemmo di vinificarlo e imbottigliarlo separatamente. Subito ci rendemmo conto che dimostrava una grande espressività, sia varietale sia legata al terroir».
Nel 1985 è la volta del Cervaro della Sala, che nasce dalla tenuta Castello della Sala in Umbria, a poca distanza dal confine con la Toscana. Vigneti di collina esposti a sud-est con ottime escursioni termiche e suoli ricchi di fossili marini, di stampo argilloso-calcareo: le condizioni ideali per la nascita di questo originalissimo blend di Chardonnay e una piccola quota di Grechetto. «Pensato per sfidare il tempo, fu tra i primissimi bianchi italiani a svolgere la fermentazione malolattica e l’affinamento in barrique».
Se quindi gli anni Settanta e Ottanta si caratterizzano per il lavoro in cantina e la selezione dei vigneti più vocati, gli anni Novanta si distinguono per l’ammodernamento delle attrezzature e la scoperta in altri territori del vino, alcuni anche meno conosciuti, ma ritenuti altamente vocati.
Le aziende in Italia e nel mondo
«Dagli anni 2000 ci siamo invece concentrati sulla sistemazione delle cantine. Era necessario dotarsi di strutture adeguate per vinificare e affinare i vini in maniera più efficiente per una sempre migliore qualità. Ma volevamo anche dotarci di uno spazio identificativo per raccontarci in modo diretto sia ai nostri appassionati che a un pubblico più ampio. Negli ultimi 40 anni l’approccio è cambiato: mentre prima l’appassionato frequentava i ristoranti e le enoteche, affidandosi al racconto filtrato da terzi, in tempi più recenti è maturata l’esigenza di toccare con mano questo mondo, incontrare chi fa il vino nei luoghi in cui lo produce. La nostra cantina Antinori nel Chianti Classico, inaugurata nel 2012, risponde a questa esigenza». Progettata dall’architetto fiorentino Marco Casamonti e integrata nell’ambiente circostante, è un edificio costruito con materiali naturali e si sviluppa su tre navate lunghe 75 metri.
Oggi Marchesi Antinori è un’azienda di riferimento nel panorama vitivinicolo internazionale con tenute negli Stati Uniti in Napa Valley e in Cile nella Maipo Valley, ma è sempre rimasta fedele alle sue origini. «Il filo conduttore di questi 600 anni di storia è sicuramente il rispetto per la terra, che non è semplicemente qualcosa a cui chiedere ma anche qualcosa a cui dare. Ci è stata data in affidamento e il nostro compito è proteggerla, custodirla al meglio, e consegnarla migliorata alla generazione successiva. Condividiamo questa filosofia con tutti i collaboratori, inclusi i miei figli Vittorio e Verdiana e mio nipote Niccolò, figlio di mia sorella Allegra, che in questi anni hanno fatto il loro ingresso in azienda».
Il ricordo di Pino Khail
Il contributo di Marchesi Antinori all’affermazione del vino italiano è inestimabile: «Credo che la nostra forza sia stata la capacità di trovare il giusto equilibrio tra il peso della tradizione e l’apertura verso l’innovazione. Oggi è un concetto quasi abusato, ma negli anni Settanta non lo era. Penso che Antinori abbia dimostrato come, nel mondo del vino, a prescindere dalle dimensioni, non si possono cercare scorciatoie: i tempi della natura non possono essere né ridotti, né scavalcati o evitati, vanno rispettati.
E questo è un grande insegnamento oltre che un dato di fatto incontrovertibile. In una società così veloce come quella attuale, lo sviluppo di un’azienda deve essere lento e costante. Non si può pensare di crescere a ritmi esasperati, la vigna ha i suoi cicli».
Ripercorrere una storia aziendale così ricca e densa di avvenimenti, riporta alla mente molti ricordi personali, inclusi quelli legati alla rivista Civiltà del bere: «Ho iniziato a lavorare nell’86 e uno dei miei primi viaggi all’estero è stato con un gruppo organizzato da Pino Khail. Si finiva nei posti più improbabili, dietro questi piccoli banchetti a raccontare le nostre etichette… ci sentivamo molto audaci! Pino Khail è stato una figura fondamentale per la promozione dell’enologia tricolore, ma anche per il confronto che ha promosso tra noi produttori, soprattutto in un’epoca in cui il vino italiano era considerato poco pregiato ed era molto lontano dal raggiungere l’autorevolezza che possiede oggi».
Foto di apertura: la cantina Antinori nel Chianti Classico
MARCHESI ANTINORI
via Cassia per Siena 133
loc. Bargino, San Casciano Val di Pesa (Firenze)
055.23.59.700
antinori@antinori.it
www.antinori.it
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Tag: Albiera Antinori, Cervaro dalla Sala, Chianti Classico, Giacomo Tachis, Marchesi Antinori, Monografia 50 anni di storia del vino, Renzo Cotarella, Solaia, TignanelloRealizzato in collaborazione con Marchesi Antinori
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 1/2024. Acquista
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© Riproduzione riservata - 13/04/2024