50 anni di storia del vino: Carpineto, il sogno realizzato di rappresentare la Toscana

50 anni di storia del vino: Carpineto, il sogno realizzato di rappresentare la Toscana

I soci fondatori Antonio Mario Zaccheo e Giovanni Carlo Sacchet hanno condiviso l’ambizione di riunire le denominazioni storiche del territorio. Gli inizi avventurosi e l’amicizia sfociata in progetti comuni.

È il 1967 quando Antonio Mario Zaccheo e Giovanni Carlo Sacchet decidono di dar vita a una Cantina nel comune di Greve in Chianti, in frazione Dudda. A trasformare i due amici in soci è l’ambizione di produrre un Chianti Classico capace di distinguersi per stile, carisma e fedeltà al territorio. «Bisogna pensare che cinquant’anni fa lo scenario era completamente diverso», ricorda uno dei due fondatori di Carpineto, Antonio Mario Zaccheo. «La viticoltura italiana non veniva considerata un’attività d’élite e la nostra fama internazionale era ancora tutta da costruire. Tra le figure che hanno avuto un ruolo chiave nel dare dignità al made in Italy enologico, non posso fare a meno di ricordare Pino Khail, il primo a viaggiare per il mondo insieme a un gruppo di produttori pionieri. Io ho avuto la fortuna di essere tra questi e ne sono orgoglioso».
La vocazione all’export è sempre stata nel Dna di Carpineto: «Il primo container spedito negli Stati Uniti risale al 1971; mentre pensando all’Europa, negli anni Ottanta posso dire di aver consumato parecchie automobili per far conoscere le nostre referenze in Germania, Inghilterra e Svizzera».

Cinque tenute per 500 ettari

Il 1995 segna la prima acquisizione importante, nel territorio del Vino Nobile di Montepulciano.
«Con il mio socio Giovanni Carlo, purtroppo scomparso nel 2017, condividevamo il sogno di unire tutte le principali denominazioni storiche della Toscana. Alla fine degli anni Novanta è stata la volta della Maremma, poi dell’Alto Valdarno e di Montalcino». Oggi, che alla guida dell’azienda si è affiancata la nuova generazione con i figli Antonio Michael e Francesca Zaccheo, Elisabetta e Caterina Sacchet (che ha preso il posto di suo padre nel ruolo di enologo) le tenute sono cinque, per un totale di 500 ettari di proprietà coltivati in maniera sostenibile e neutrale all’impronta di carbonio.
Giovanni Carlo Sacchet, di origini bellunesi, fu tra i primi enotecnici usciti dalla Scuola di Conegliano, mentre Antonio Mario Zaccheo, che proveniva da una famiglia di viticoltori pugliesi, fu tra i primi a capire l’importanza di rompere con il passato in favore di un’impostazione moderna. «Ricordo un viaggio in Napa Valley, al cospetto di Cantine dotate di tecnologie che in Italia non esistevano. Mi dissi: noi dobbiamo arrivare a questo, unendo tradizione e avanguardia per ottenere la massima continuità qualitativa».

Le etichette più rappresentative

Carpineto nasce con il Chianti Classico e, se oggi la punta di diamante è rappresentata dalla Gran Selezione, la Riserva è l’etichetta che accompagna l’azienda da più tempo, a partire dagli anni Settanta. «All’epoca la gestione non era facile perché non avevamo spazio per l’invecchiamento delle bottiglie e dovevamo prendere in affitto dei locali per lo stoccaggio. Una volta abbiamo noleggiato lo scantinato di una chiesa, ma ben presto venne fuori che il sacerdote voleva tenersi la chiave per potervi accedere… fu molto avventuroso!».
Negli anni Ottanta sono arrivati gli uvaggi internazionali, l’apertura alle barrique, la messa a punto dei SuperTuscan, che contribuiscono anch’essi alla consacrazione mondiale, con la vittoria di premi prestigiosi. «Nel 1998 il nostro Farnito, Cabernet Sauvignon in purezza, viene inserito nella classifica Top 100 di Wine Spectator, seguito poi anche dal Nobile di Montepulciano Riserva».
Tra i vini iconici meritano di essere ricordati anche il Brunello di Montalcino, che sta riscuotendo negli ultimi anni punteggi altissimi dalla critica, e il Dogajolo, blend di Sangiovese e Cabernet, creato per una compagine di enoteche tedesche che chiedeva un vino italiano originale, dal buon rapporto qualità prezzo. «Fu subito un successo, anche grazie ad un’etichetta riconoscibile. E ancora oggi è il nostro vino più venduto al mondo, con una gamma che include anche un bianco e un rosato».
Carpineto è sinonimo nel mondo di grandi vini rossi e SuperTuscan che occupano il 95% dell’intera produzione aziendale, pari a circa 3 milioni di bottiglie, ma nel corso dei decenni non sono mancate sperimentazioni e deviazioni dalla vena “rossista”: «Siamo stati i primi a produrre uno spumante nel Chianti Classico. Nato tra le Dolomiti e cresciuto a Prosecco, il mio socio Sacchet aveva inevitabilmente il pallino per le bollicine. E io confesso che lo prendevo in giro per questo. Ebbene, all’inizio degli anni Ottanta, mise in piedi un impianto di spumantizzazione e nel 1982 produsse il nostro Brut. Ancora oggi non riusciamo a stare dietro alle richieste impianteremo 10 ettari di Chardonnay per le basi spumante».

L’importanza di fare squadra

Tra le figure chiave nella storia di Carpineto c’è Paul Lardi, primo importatore negli Stati Uniti. «Molto importante fu anche l’incontro con il produttore piemontese Michele Chiarlo (scomparso lo scorso novembre, nda), che è diventato un amico fraterno. Ci siamo conosciuti in Belgio e viaggiavamo spesso insieme per l’Europa, ognuno per promuovere i propri vini. Ogni volta era l’occasione per confrontarci e sviluppare nuove idee. Ad esempio, verso la fine degli anni Ottanta, decidemmo di creare un’iniziativa commerciale finalizzata alle vendite all’estero, riunendo sei aziende da tutta Italia per proporre agli interlocutori un portfolio di Cantine diverse, in sinergia fra loro e non in concorrenza. Oltre a Carpineto e Michele Chiarlo c’erano Tommasi, Pighin, Garofoli e Fattoria Mantellassi».
Il progetto Grandi Vini Consorzio Export, di cui Zaccheo è tutt’ora presidente, evidenzia l’importanza di “fare sistema” per crescere insieme. «Oggi come ieri siamo tutti amici, condividiamo gli spazi fieristici a Vinitaly, Wine Paris… Alcune aziende sono uscite dal consorzio, altre sono entrate, ma lo spirito di collaborazione dei soci è sempre lo stesso».

Foto di apertura: oggi l’azienda possiede cinque tenute per un totale di 500 ettari di proprietà

CARPINETO

località Dudda
50022 Greve in Chianti (Firenze)
055.85.49.062
info@carpineto.com
www.carpineto.com
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Realizzato in collaborazione con Carpineto

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© Riproduzione riservata - 13/05/2024

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