Sicilia Doc
Istituita con Decreto ministeriale il 22 novembre scorso, è la quinta Doc regionale, dopo Piemonte, Valle d’Aosta, Abruzzo e Molise, ma è forse quella che manifesta con maggior evidenza le contraddizioni insite in una denominazione d’origine così vasta. Il motivo per cui i produttori dell’isola l’hanno fortemente voluta è concreto e apprezzabile: Sicilia è un toponimo conosciuto in tutto il mondo. Può quindi trasmettere al vino un consistente valore aggiunto, ma a patto che esso abbia una personalità ben definita. Con la denominazione Bordeaux, per esempio, esistono decine di vini diversi, ma si esprimono tutti allo stesso modo, mentre è evidente che i vini dell’Etna parlano una lingua completamente diversa da quelli del Marsalese. Come farà il consumatore, soprattutto straniero, a riconoscere il Sicilia Doc, se può essere bianco, rosso, rosato, dolce, spumante, monovarietale o bivarietale? Il disciplinare di produzione ne elenca addirittura 75 tipologie, e di fronte a 75 identikit diversi qualche dubbio sulla sua identità è inevitabile che sorga.
© Riproduzione riservata - 05/03/2012