Nuovi vitigni resistenti in Champagne

Nuovi vitigni resistenti in Champagne

Tra quindici anni, o forse anche meno, i tradizionali Pinot noir, Pinot Meunier e Chardonnay non saranno più i soli a dar vita alle pregiate bollicine francesi. Ricorrere ai vitigni resistenti in Champagne potrebbe diventare una prassi consolidata. Tutta colpa dell’innalzamento globale delle temperature che, se da un lato, già a partire dalla fine degli anni Ottanta, ha contribuito ad ottenere uve di migliore qualità e ad anticiparne la raccolta, dall’altro porta al rischio che le alte temperature diventino addirittura dannose. Ed è per questo che di recente la filiera viticola della Champagne ha annunciato l’inizio di un programma quindicennale per creare nuovi vitigni.

Il progetto di studio Inra-Ifv

«Si tratta di un progetto a lungo termine», ha spiegato alla stampa francese Thibaut Le Mailloux, responsabile della comunicazione del Comité Champagne. «I professionisti del settore sono preoccupati che il cambiamento climatico finisca per snaturare lo Champagne e favorisca la comparsa di malattie della vite. L’obiettivo è dunque di creare nuovi vitigni più resistenti, ma che conservino la tipicità delle nostre bollicine». Il progetto, che mira a creare 4-5 nuove varietà, è condotto congiuntamente dall’INRA (Institut National de la Recherche Agronomique) di Colmar e dall’IFV (Institut Français de la Vigne et du Vin) di Montpellier.

Meno pesticidi per i vitigni resistenti in Champagne

Perché tutto ciò? I ricercatori francesi spiegano che il cambiamento climatico ha modificato nel corso degli anni Novanta il ciclo produttivo della vite: la fioritura è precoce, i grappoli sono più grossi e presentano un tasso alcolico superiore di un grado. Il processo di fotosintesi è d’altronde ottimizzato da tassi di CO2 più importanti. Appare quindi evidente che a lungo termine questi cambiamenti potrebbero penalizzare il settore. Ecco quindi che gli esperti sperano di mettere a punto nuove varietà resistenti, in particolare all’oidio e alla peronospora, riducendo anche l’utilizzo di pesticidi nei vigneti della Champagne.

Ibridi da varietà autorizzate

Come arrivarci? La strada scelta è quella di incrociare i vitigni autorizzati in Champagne con altre varietà resistenti alle malattie o che presentino particolarità interessanti, come ad esempio una maturazione tardiva, al fine di ottenere una resistenza naturale o un’attitudine colturale che meglio si adatti alle nuove condizioni climatiche. «Non si tratterà in alcun caso di prodotti OGM, bensì di ibridi ottenuti grazie alla tecnologia», ha spiegato il direttore tecnico aggiunto del Comité, Arnaud Descotes.

Garantito: lo Champagne resta Champagne

Descotes ci tiene a specificare: «Partiamo da un grappolo d’uva che inizia a fiorire e lo fecondiamo con polline tratto dalla varietà che ci interessa. I primi incroci sono stati fatti nel corso del 2015, mentre i prossimi saranno disponibili già nelle prossime settimane». E ora la domanda più difficile. C’è il pericolo che si snaturi quello che i francesi considerano il loro “re dei vini”? «Assolutamente no», assicura Le Mailloux, «perché il nostro obiettivo primario è la conservazione dello stile Champagne. Cerchiamo di innovare nella tradizione, è vero, ma lo Champagne resterà sempre lo Champagne».

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© Riproduzione riservata - 27/06/2016

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