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Quel che nessuno ha detto sulla top 100 di Wine Spectator

Quel che nessuno ha detto sulla top 100 di Wine Spectator

Per la prima volta in cima alle top 100 del vino mondiale (by Wine Spectator e Wine Enthusiast) ci sono due etichette del Belpaese. Ma la vera sorpresa per il vino italiano emerge scorrendo le due classifiche.

Chiedo scusa a chi mi legge se eccezionalmente scrivo in prima persona, ma debbo spiegare perché dedico questa pagina alle classifiche dei Top 100 vini del 2018, anche se le riviste americane Wine Spectator e Wine Enthusiast le hanno pubblicate tra il 16 e il 22 novembre dell’anno scorso e Civiltà del bere se n’è già occupata con un editoriale del direttore Alessandro Torcoli.

Informazioni preziose passate inosservate

Ho ritenuto di interessarmene lo stesso perché ho constatato che nessun commento, positivo o polemico che fosse, è andato al di là del fatto che per la prima volta c’è un vino italiano in cima non a una sola ma a tutt’e due le Top 100: il Bolgheri Sassicaia 2015 di Nicolò Incisa della Rocchetta su Wine Spectator, il Cipressi Nizza 2015 di Michele Chiarlo su Wine Enthusiast. Ma le due classifiche forniscono molte altre informazioni altrettanto stimolanti, e mi è sembrato utile rilevarle.

Sassicaia 2015 al top anche nel prezzo

Di ogni vino, per esempio, segnalano il prezzo di vendita negli Stati Uniti. Mi pare però che nessun commentatore abbia notato che quello del Sassicaia è il più elevato di tutti e 200. Costa la bellezza di 245 dollari la bottiglia, più del Dom Pérignon 2008 (180), più di un Cru Classé bordolese, Château Ducru-Beaucaillou 2015 (177). Stando così le cose, il Sassicaia non ha motivo di aderire alla rivendicazione di prezzi più elevati, vicini a quelli francesi, suggerita recentemente per i vini italiani. Questi prezzi il mercato glieli riconosce già adesso.

La qualità paga!

Come mai? Perché da mezzo secolo viene prodotto con ammirevole continuità ad altissimo livello qualitativo. Non bisogna infatti dimenticare che i grandi rossi francesi questa continuità e questo livello li garantiscono da tre secoli. Che la costanza della qualità sia ciò che conta davvero è testimoniato dal secondo prezzo più alto dei 36 vini italiani che compaiono nelle due classifiche (19 su Wine Spectator, 17 su Wine Enthusiast). Sono i 135 dollari che si pagano per una bottiglia di Tignanello, il SuperTuscan che Marchesi Antinori, dopo varie messe a punto, varò in versione definitiva nel 1982, cioè 37 anni fa.

La potenza delle due classifiche

È legittimo chiedersi: che ruolo ha avuto la Top 100 di Wine Spectator nel determinare il successo (e quindi il prezzo) di questi vini? Nei trent’anni della sua storia (esordì nel 1988), le etichette firmate Antinori vi sono comparse 13 volte. Questo ha sicuramente contribuito a far riconoscere al Tignanello una quotazione insolitamente cospicua per un vino prodotto in quantità piuttosto elevata (340 mila bottiglie all’anno). Diverso il caso del Sassicaia (220 mila bottiglie): questa volta è in testa alla classifica, ma in precedenza era stato presente solo tre volte. Mediamente ogni 10 anni. Sarà un caso, comunque, ma nelle due Top 100 i vini che non vi erano mai comparsi prima si possono individuare già dal prezzo, molto contenuto: quello del Nizza Cipressi di Chiarlo, che pure è al vertice della graduatoria di Wine Enthusiast, è di 25 dollari.

Chianti Classico batte il Brunello

Il primo posto attribuito a questo vino ha dato inaspettatamente visibilità internazionale al Nizza, intraprendente ma poco conosciuta ex-sottozona del Barbera d’Asti. Ma è soltanto la più vistosa di una serie di scelte intriganti delle due Top 100 sulle quali varrebbe la pena di meditare. Fa pensare, per esempio, che nella classifica di Wine Enthusiast il Chianti Classico San Lorenzo Gran Selezione 2013 del Castello di Ama (53 dollari) sia situato al 31° posto, mentre il Brunello di Montalcino 2013 di Castegiocondo (79 dollari) è quattro gradini più in basso, al 35°. E la leadership tra i due vini è attribuita al Chianti Classico in modo ancor più evidente dalla Top 100 di Wine Spectator, con la Riserva 2015 del Castello di Volpaia (35 dollari) al terzo posto e il Brunello di Montalcino 2013 di Canalicchio di Sopra (79 dollari) in quindicesima piazza.

Presenti anche un Bramaterra e un bianco calabrese

Colpisce ancora di più che all’undicesimo posto, cioè quattro gradini più in alto del Brunello, ci sia un Vino Nobile di Montepulciano, la Riserva 2013 di Carpineto (30 dollari). Un’ultima considerazione: l’abitudine di guardare soltanto ai primi arrivati ha impedito di notare che Wine Enthusiast ha riservato l’82° posto al Bramaterra 2014 di Colombera & Garella (44 dollari). E anche che Wine Spectator ha attribuito l’81° al Critone 2017 di Librandi (15 dollari). Due vini radicalmente diversi, un rosso dell’Alto Piemonte tratto da uve autoctone di Nebbiolo e un bianco calabrese ottenuto da varietà internazionali, Chardonnay e Sauvignon blanc, che però hanno qualcosa in comune: a emergere sono stati gli ultimi. Gli ultimi saranno i primi (e i primi saranno ultimi), spiega il Vangelo.

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 1/2019. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

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© Riproduzione riservata - 01/03/2019

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