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Lungarotti: duemila bottiglie all’anno, da sfogliare

19 Luglio 2012 Roger Sesto
Annate storiche di vini mitici (16): Umbria e Abruzzo Lungarotti è tra le Maison che hanno fatto la storia della vitivinicoltura umbra. Oggi l’azienda è articolata attorno alla completa filiera di produzione di vino e olio, ad attività culturali, con la Fondazione Lungarotti che gestisce il Museo del Vino e il Museo dell’Olivo e dell’Olio, e all’ospitalità. Chiediamo a Chiara e Teresa come e perché puntino su vini non immediati, ma capaci di evolvere virtuosamente nel tempo. «Ottimizzando tutti i fattori produttivi», ci rispondono, «per produrre un vino unico, espressivo della nostra terra. Non ci accontentiamo di un risultato d’impatto ma labile negli anni: il vino ha tempi lenti, che vanno rispettati. Vogliamo che i nostri vini siano un piacere in lenta evoluzione, portatori di una memoria storica e di una personale impronta». IL SEGRETO DI UN VINO LONGEVO: RUBESCO - Più nello specifico, chiediamo quale sia il segreto della longevità del Rubesco, Torgiano Rosso Riserva Vigna Monticchio. Spiegano Chiara e Teresa: «La cura in vigna, che deve godere di un buon terroir. Oggi più che mai è importante adottare tecniche dal minimo impatto ambientale, operando scelte agro-enologiche in sintonia fra loro, tenendo ben presenti le caratteristiche che il vino deve avere e le possibilità di migliorarle. La longevità è una conseguenza di tutto ciò. Ma anche la cantina ha un suo ruolo: legno sì, ma calibrato, e tanta bottiglia». LE ANNATE MIGLIORI - Chiediamo perché accantonino una parte della produzione. «Fu un’idea pionieristica di Giorgio Lungarotti. Da sempre, 2.000 bottiglie delle annate in cui la Riserva veniva prodotta erano da lui lasciate in grotta a maturare. È la nostra storia - diceva - l’unico modo per dimostrare l’evoluzione dei nostri vini e le nostre radici. E organizzare delle verticali è un’opportunità grandiosa, che dimostra la fantastica tenuta nel tempo del nostro Vigna Monticchio e che ci permette anche di osservarne da vicino l’evoluzione, oltre che di godere di sensazioni incredibili, legate anche alla memoria che ogni diversa annata porta con sé». Quali le annate migliori? «Il vino è prodotto solo negli anni eccezionali, potremmo citare le seguenti: 1966, 1969, 1974, 1978 e 1985, a Torgiano, due vendemmie eccelse. Poi 1988, 1990, 1997, 2001, ottima vendemmia, anno in cui parte dei nuovi impianti entrarono in produzione. Poi la 2005: frutto interamente dei nuovi vigneti che erano pronti per la Riserva; perciò siamo molto affezionati a quest’annata, che consideriamo un millesimo di svolta verso nuovi e più ambiziosi traguardi».

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