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VinoVip al Forte 2023: numeri, temi e protagonisti del nostro summit in Versilia

30 Giugno 2023 Civiltà del bere
VinoVip al Forte 2023: numeri, temi e protagonisti del nostro summit in Versilia

La seconda edizione di VinoVip al Forte ha visto la partecipazione di 53 aziende leader che hanno presentato 156 etichette-gioiello. Grande apprezzamento per il Vermentino Show, con una dotta conferenza sul tema e 62 esempi da tutta Italia. Il Premio Khail ad Attilio Scienza, l’inchiesta sulle fiere internazionali e gli approfondimenti tematici sul futuro delle Doc.

A cura di Jessica Bordoni e Elena Erlicher
Foto di M. Cremonesi

Quando nel 2018 abbiamo deciso di “doppiare” VinoVip Cortina a Forte dei Marmi, prevedendo una versione marittima del nostro tradizionale wine summit sulle Dolomiti, non ci saremmo mai immaginati di dover attendere fino al 2023 per organizzare la seconda edizione. Così è stato. La pandemia ha imposto un lungo stop, che abbiamo utilizzato per riordinare le idee e approntare una manifestazione ancora più ricca e articolata nei contenuti.

53 Cantine, più di 900 bottiglie stappate

Domenica 25 e lunedì 26 giugno VinoVip al Forte ha riunito in Versilia 53 Cantine top player dell’enologia italiana, per un totale di 156 vini in assaggio durante l’immancabile Grand tasting. Da ricordare anche i protagonisti del focus Vermentino show, con un parterre di 62 etichette provenienti da tutta Italia: Liguria, Toscana, Sardegna e persino Sicilia. Durante la cena sulla spiaggiaAlle Boe” gli ospiti hanno potuto abbinare le diverse portate alle 62 referenze della wine list. Complessivamente, nel corso di VinoVip al Forte, sono state stappate più di 900 bottiglie, per un totale di 700 partecipanti ai due walk around tasting e 200 invitati al cena sulla spiaggia. Tanti i produttori intervenuti in prima persona, come vuole la tradizione degli eventi targati Civiltà del bere.

L’inchiesta di Civiltà del bere dedicata alle fiere internazionali

L’ottocentesca Villa Bertelli con il suo giardino ombreggiato da lecci e pini è stata il quartier generale del summit, ospitando il primo appuntamento in calendario: il talk show “Il futuro delle Doc”. Il direttore Alessandro Torcoli ha aperto i lavori presentando in anteprima assoluta i macro-dati emersi dall’inchiesta giornalistica di Civiltà del bere sulle tre maggiori fiere internazionali, ovvero Vinitaly, ProWein e Wine Paris & Vinexpo Paris.
L’analisi ha coinvolto 207 Cantine italiane, che hanno risposto al nostro questionario consentendoci di ragionare in termini statistici sul presente e sul futuro dei principali appuntamenti fieristici dedicati del al vino. Dall’inchiesta (che potete leggere qui per intero) si evince come Messe Düsseldorf abbia decisamente perso terreno in epoca post-pandemica. Mentre la visibilità della fiera parigina è in aumento e Veronafiere si dimostra una conferma, registrando alti indici di gradimento da parte dei produttori.

Il Premio Khail al professor Attilio Scienza

Tra i momenti più emozionanti della manifestazione ricordiamo il conferimento del Premio Khail, dedicato al fondatore della rivista Civiltà del bere Pino Khail e riservato a personalità che si sono distinte nella promozione del vino italiano di pregio nel mondo.
Dopo Lucio Caputo, presidente IW&FI (premiato a VinoVip Cortina nel 2011), Lucio Tasca d’Almerita (nel 2013) Piero Antinori (2015), Pio Boffa della Pio Cesare (2017), il giornalista Cesare Pillon (2018), Piero Mastroberardino (2019) e Chiara Lungarotti (2022), quest’anno il titolo è stato assegnato al professore e agronomo Attilio Scienza, già docente di Viticoltura ed enologia all’Università Statale di Milano e direttore dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige. Autore di 380 pubblicazioni scientifiche e più di 30 testi a stampa che trattano argomenti tecnici e culturali, è anche presidente del Comitato nazionale vino Dop e Igp.

Le motivazioni del riconoscimento

«Abbiamo deciso di premiare uno dei massimi esperti del panorama enologico italiano e internazionale», ha commentato il direttore Alessandro Torcoli«Il nostro vuole essere un riconoscimento all’appassionata opera di ricerca, informazione e cultura del sistema vitivinicolo che Scienza svolge da decenni. Mettendo in contatto studi scientifici, di genetica e antropologia, il professore ha formato e continua ad essere un punto di riferimento imprescindibile per tante generazioni di operatori del settore».
Salito sul palco, Attilio Scienza ha ringraziato per l’attestazione di stima ricevuta, ricordando l’importanza della figura di Pino Khail: «Negli anni Settanta fu il primo a comprendere le esigenze commerciali dei produttori, riunendoli in gruppo e conducendoli all’estero per far conoscere anche fuori dai confini nazionali la produzione made in Italy. Io ho avuto la fortuna di essere stato invitato molte volte a partecipare a questi appuntamenti, che mi hanno permesso di incontrare molti viticoltori e confrontarmi direttamente con loro. Cosa tutt’altro che scontata all’epoca per un professore e ricercatore universitario».

Il direttore di Civiltà del bere Alessandro Torcoli (a destra) consegna il Premio Khail al professor Attilio Scienza

Il talk show sul futuro delle Doc

Al talk show di VinoVip al Forte si è parlato del Il futuro delle Doc. Il cambiamento climatico rende necessario un adeguamento dei disciplinari, ha sottolineato il professor Scienza, in qualità di presidente del Comitato nazionale vino Dop e Igp. Così come è importante portare avanti un processo di semplificazione di Doc/Docg attraverso l’accorpamento in macro denominazioni – comprensive delle relative Uga –  delle microrealtà non rivendicate.
«L’esigenza di semplificazione potrebbe essere soddisfatta facendo confluire queste microrealtà nelle Igt?». Se lo è chiesto il professor Eugenio Pomarici dell’Università di Padova, che ha poi portato l’attenzione sugli strumenti già previsti dai disciplinari per il miglioramento qualitativo del prodotto e la gestione quantitativa dell’offerta. Ma siamo sicuri che interventi di questo genere conducano a reali benefici economici per le imprese? L’analisi del professor Davide Gaeta dell’Università di Verona pare smentirlo. «Limitare l’area di produzione o le rese con l’obiettivo di aumentare i prezzi porta ad un aumento dei costi per il produttore».

Vermentino show: le origini

La mattinata di lunedì 26 si è aperta con il Vermentino show a Villa Bertelli. Al centro del dibattito il vitigno bianco che sempre più spopola nei locali lungo le coste della Versilia. Una recente ricerca, citata dal professor Attilio Scienza, legherebbe le sue origini all’area dell’attuale Libano, Siria e Turchia meridionale.
«Il Vermentino sarebbe poi giunto, fino alla Spagna, per poi salpare per Corsica, Liguria, Toscana e Francia. Il suo nome deriverebbe da “fermento” per il carattere pungente e pizzicante del vino». Il sequenziamento del genoma del Vermentino, come ha ricordato il professor Luigi Bavaresco dell’Università di Piacenza, oltre a rivelarsi utile per approfondire gli studi sul miglioramento genetico, può aiutare nella gestione delle tecniche colturali (come per esempio, l’irrigazione).

La sua variabilità e il “caso Maremma”

La variabilità clonale del Vermentino è stata illustrata da Yuri Zambon dei Vivai Cooperativi di Rauscedo. Sono più di 30 i cloni disponibili dalla differente produttività, complessità. Mentre sono ancora in fase di studio gli incroci di Vermentino resistente.
L’enologa Graziana Grassini ha parlato della versatilità dell’uva in cantina, che permette di ottenere dallo spumante al vino tranquillo longevo, al macerato, fino al passito. A chiusura dell’incontro è stato presentato il “caso Maremma”, con i dati portati da Francesco Mazzei e Luca Pollini, presidente e direttore del Consorzio di tutela della Doc, che hanno evidenziato un fenomeno in forte crescita. Nella provincia di Grosseto (dove si coltiva il 50% del Vermentino della Toscana), si parla di un vero e proprio boom di ettari passati dal 2 al 10% della superficie vitata totale negli ultimi 17 anni.

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