Londra al momento resta al palo. Un sondaggio che ha coinvolto 207 imprenditori vinicoli italiani ne fotografa riflessioni e intenzioni. La corazzata tedesca scricchiola e la Francia ne approfitta. Vinitaly con qualche accorgimento tirerà la volata.
E alla fine della fiera, anzi delle fiere? L’avevamo promesso: bisognava indagare più a fondo l’esito dei principali appuntamenti del 2023, per il mondo del vino, un’infilata di tre mega eventi (e mezzo) che sono tornati dopo la pausa pandemica. In estrema sintesi, qualcosa è cambiato rispetto al 2018, ultimo anno paragonabile, soprattutto in termini di percepito (ProWein meno indiscutibile, Parigi molto attraente) e con una grande conferma, quella di Vinitaly, che ha registrato alti indici di gradimento.
Il “mezzo” evento cui accennavamo è la London Wine Fair, l’ultima arrivata del 2023. Da anni prova a risollevarsi (dopo una crisi conclamata già prima della pandemia), ma non ci riesce nonostante sulla carta sia la naturale candidata a ospitare la più internazionale delle manifestazioni, considerato che si trova su un terreno neutrale (Francia, Germania e Italia sono anche leader nella produzione, a differenza del Regno Unito) e che resta uno dei principali crocevia del commercio mondiale del vino, dove si vendono vini provenienti da tutto il pianeta.
Insomma, in parte le sensazioni che avevamo tratto dalla partecipazione a queste fiere sono confermate, ma questa inchiesta indipendente riserva qualche riflessione nuova che era sfuggita alle conversazioni sul campo, forse perché un questionario compilato a freddo aiuta a esprimersi più liberamente dopo una riflessione anche interna all’azienda.