Vini vulcanici in Italia. La mappa da Soave a Pantelleria
Il tema dei vini vulcanici in Italia (provenienti, cioè, da vigne ubicate su suoli di origine lavica) e del loro particolare rapporto con il terroir di origine è tra i più dibattuti dell’ultimo decennio.
Dal punto di vista organolettico, in un mondo in cui è sempre più difficile distinguere un vino da un altro, i cosiddetti sentori minerali stanno assumendo sempre più un carattere identificativo per alcune produzioni, anche se è solo negli ultimi anni che, grazie a tecniche di vinificazione in riduzione, si è riusciti a sviluppare aromi e profumi riconducibili alla mineralità. I suoli vulcanici, nel futuro, potrebbero rappresentare per i vitivinicoltori più capaci un’incredibile opportunità a livello di immagine, costituendo una categoria quasi a parte nel mondo del vino.
A proposito di vini vulcanici leggi anche: La nuova poesia. Cinque vini vulcanici d’Italia da provare
Terra e magma: la genesi
«Le pendici vulcaniche», spiega Attilio Scienza dell’Università di Milano, «sono molto spesso difficili da coltivare per la durezza delle rocce e per la pendenza. Sovente la viticoltura che ospitano è il risultato di un lavoro secolare di modellamento delle superfici attraverso opere imponenti di terrazzamento che rendono questi paesaggi vere opere d’arte. La definizione di “fabbrica della terra”, che viene data ai vulcani nel mondo scientifico anglosassone, si attaglia perfettamente al ruolo che questi ultimi hanno avuto nella formazione del nostro pianeta. Si può affermare che la terra è nata da una fase prolungata di imponenti esplosioni vulcaniche mai esauritesi, pur cambiando le cause che le hanno provocate».
Non esiste un solo tipo di terreno
I terreni vulcanici hanno genesi eterogenee. Le manifestazioni di tipo esplosivo producono ceneri e pomici che, a causa della loro leggerezza, non si accumulano lungo le pendici del vulcano, prede di fenomeni erosivi. I suoli che si formano da questi depositi di materiali piroclastici sono profondi, leggeri, astrutturati, poveri di sostanza organica, con presenza di scheletro che deriva da lapilli e “bombe”. Tali materiali possono nel tempo consolidarsi e dare origine ai tufi, a loro volta degradanti in suoli sabbiosi, grossolani e minerali. Le colate di lava raffreddate generano invece terreni più scuri e superficiali, dalla lenta trasformazione e ricchi di argilla. Il costituente più rappresentativo dei magmi è la silice, che incide sull’acidità del suolo, poi ossido di alluminio, di magnesio, di ferro, sodio, potassio.
Il caso delle eruzioni subacquee (Soave, Alto Adige e Valle di Cembra)
Spiega Scienza: «Molto particolari sono i risultati dell’attività effusiva subacquea perché interessa la formazione dei terreni di Soave e di porfido dell’Alto Adige e della Valle di Cembra. Nell’ambiente marino pressione e temperatura riducono la fase esplosiva, il raffreddamento è brusco e la superficie di contatto del magma con l’acqua è vetrosa. Si formano i cosiddetti cuscini di lava, visibili per esempio a Soave. I frammenti di questo strato vetroso si trasformano in un materiale giallastro, argilloso, ricco di ossidi di ferro, presente in molte zone vulcaniche. Un fenomeno particolare è quello che ha portato alla formazione dei colli Euganei, creatisi dall’emissione di lava basaltica sotto le rocce sedimentarie del fondo marino, intaccata poi dalle erosioni che hanno modellato l’attuale paesaggio».
Dal tufo alla cenere. Unica costante: la ricchezza di minerali
Pertanto quando si parla di suolo vulcanico in realtà ci si confronta con un’eterogenea tipologia di terreni, che vanno a condizionare la vite in tutti i suoi aspetti e in ultima analisi a distinguere le caratteristiche dei vini che ne derivano. Tali differenziazioni geologiche vanno ricercate nella struttura fisica: dai più leggeri, come quelli costituiti dalla pomice dell’isola di Salina, ai più pesanti e argillosi dei Lessini e Soave, ai tufi di Montefiascone e alle sabbie di Frascati. Nella reazione: da quelli basici derivati dalla degradazione dei basalti, a quelli neutri e subacidi costituiti da porfidi e graniti come a Terlano e in Gallura, da quelli ricchi di scheletro dell’Etna, alle ceneri dei vigneti del Vesuvio. Nella composizione chimica: più o meno potassio e altri microelementi. Nessun altro suolo – calcareo, morenico o metamorfico – ha una tale ricchezza di minerali.
Vini vulcanici: un ampio spettro di sentori
In questi anni, anche per lo sviluppo di sofisticate tecniche, si sono moltiplicate le ricerche sul ruolo del terreno sulle caratteristiche chimiche e sensoriali. In una delle più recenti, condotta sul Riesling in alcune zone viticole della Germania, ponendo a confronto vini ottenuti da terreni originati dalla degradazione delle arenarie, da loess (limoso-argillosi) e da basalti, è stato possibile distinguere quelli provenienti dai suoli vulcanici per alcuni descrittori quali agrumi, pesca, mango e melone, presenti con note più intense nei vini giovani e per il carattere “minerale “ in quelli di 2-3 anni.
Distretti e vitigni vulcanici
Soave
Il Soave, posto nella parte orientale dell’arco collinare del Veronese, rappresenta il più grande distretto produttivo italiano specializzato in vino bianco, con oltre 7.000 ettari dedicati alla coltivazione di Garganega e Trebbiano di Soave. Grazie alle sue colline di terreno tufaceo-calcareo di matrice vulcanica, si è andata a realizzare una ideale simbiosi fra ambiente, pedoclima e vitigno.
Lessini Durello
Lessini Durello è una denominazione situata nell’arco collinare a nord delle province di Verona e Vicenza, dai suoli basaltici e tufacei. La relativa Doc, nata nel 1987, tutela una produzione incentrata sul vitigno autoctono Durella, pressoché presente solo in questo areale e impiegata soprattutto per la produzione spumantistica.
Gambellara
Gambellara, posta al confine tra le province di Verona e Vicenza, ai piedi dei monti Lessini, presenta un terreno in prevalenza basaltico-tufaceo; anche qui la fa da padrone la Garganega, spesso appassita per ottenere vini da dessert.
Colli Euganei
I Colli Euganei sono una catena di origine vulcanica nel cuore della Pianura Padana; più precisamente l’area è ubicata a sud-ovest della provincia di Padova; uve internazionali a parte, qui eccelle il Moscato giallo, secco, ma soprattutto passito o spumante dolce.
Orvieto
A Orvieto la viticoltura è praticata sin dal tempo degli Etruschi, che scavarono delle grotte nel tufo a costituire delle cantine di vinificazione ante litteram; la Doc insiste tra le province di Terni e Viterbo, su di un antico territorio originato dal complesso vulcanico dei monti Vulsini (o Volsini); le uve impiegate sono soprattutto Grechetto e Procanico.
Pitigliano
La Doc Bianco di Pitigliano, nel mezzogiorno toscano, ha come cuore il distretto tra Pitigliano e Sorano, caldo e soleggiato con alte escursioni termiche, dal suolo di tufo vulcanico tipicamente giallo; varietà portante di questo nettare delicato e minerale è il Trebbiano toscano.
Montefiascone
Il comprensorio di Montefiascone insiste nell’Alta Tuscia (Viterbo), nel distretto vulcanico dei Vulsini, dalla genesi più esplosiva che lavica, con suoli pertanto tufacei; è la patria dello storico Est! Est!! Est!!!, a base di Malvasia bianca e Trebbiano giallo.
L’elenco prosegue fino agli arcipelaghi vulcanici della Sicilia.
Tag: mineralità, vini vulcaniciQuesto articolo è tratto da Civiltà del bere 5/2017. Per continuare a leggere acquista il numero sul nostro store (anche in digitale)! Per info scrivi a store@civiltadelbere.com
© Riproduzione riservata - 27/10/2017