Venica presenta Extempore, Sauvignon che sfida il tempo
Un bianco di alta gamma e da lungo invecchiamento di grande stoffa ed eleganza. In concomitanza è stata pubblicata l’ultima edizione del bilancio di sostenibilità, impegno preso dieci anni fa da Ornella e giunto a importanti traguardi.
Quando si incontra Ornella Venica, difficilmente si parla solo di vino; al ristorante Alchimia di Milano, è come sempre un vulcano che travolge con il piglio del Collio. Così non stupisce che anche in questa occasione, la scusa di presentare il nuovo bianco Extempore si sia palesata subito come tale. Intanto, aveva invitato due amici, Fabiano Benedetti e Marco Tonni, di cui il primo – presidente della beanTech – solo “per ispirazione”, come imprenditore visionario di successo (nel campo informatico) e il secondo per approfondire i temi della biodiversità.
Le voci della famiglia
Quindi il palinsesto, gestito da Ornella e dalla figlia Serena che incontrava la stampa per la prima volta, ha previsto un focus sull’identità familiare, e non solo: «L’incontro è stato organizzato per il nuovo vino», ha commentato Ornella, «ma dev’esserci sempre una motivazione forte e per noi è il bilancio di sostenibilità. Sono in ballo da dieci anni, ora ha preso una forma completa e soddisfacente».
Dalla prima adesione al protocollo “Viva” è stato un lungo cammino di esperienza. Gianni Venica, nell’inedita veste pubblica, lui più abituato a mimetizzarsi tra botti e filari, ha ricordato che il tempo corre: «Fino ai 13 anni ho dormito in camera con mio nonno Daniele. Ed è lui ad avermi insegnato l’importanza di coltivare secondo i ritmi della natura». Sembrano ere geologiche, oggi la pronipote Serena è connessa come tutti i ventenni a reti di comunicazione inimmaginabili meno di un secolo fa. Eppure, l’identità di una famiglia e dell’uva segnano impronte così profonde che quando stappiamo una bottiglia d’autore, nulla sfugge.
Una scelta di identità
«Il vino ci regala tempo», ha detto poeticamente Adua Villa, degustatrice e comunicatrice, che ci ha accompagnato all’assaggio del nuovo Extempore. «Il nonno lavorava tutti i vini del Collio per alzata di cappello», ha rimarcato Gianni, «ma la tecnologia ci ha consentito di rendere più continuativa la qualità. Poi, parlando di tecniche, tutto cambia: anche noi siamo passati dalle barrique degli anni Ottanta». Il Sauvignon che stiamo per assaggiare è figlio del clone R3, che sta anche a fondamento del Ronco delle Mele. Ora sono disponibili molti nuovi cloni, ma forse è questo che intende Ornella parlando di “identità di vitigni”, che passa necessariamente dalle scelte ampelografiche.
Le origini
Com’è nato, quindi, Extempore? «Nel 2004 abbiamo selezionato una parte del Sauvignon R3 e l’abbiamo vinificato in barrique di media tostatura», spiega Gianni. «La performance è stata straordinaria, rispetto alla media, abbiamo quindi deciso di mantenere questa abitudine». Ci sono voluti dieci anni di assestamento, per raggiungere a questi livelli di armonia e dalla barrique si è passati a tonneaux di 5 ettolitri.
«Inizialmente lo vendevamo solo ai visitatori», afferma Ornella. «Ma dall’annata 2016 è disponibile anche all’esterno. Sull’uso del legno, dice Gianni: «Non si percepisce la vaniglia, ma il legno è un booster. Dopo la macerazione pellicolare pre-fermentativa, il mostro fermenta e si affina in botte, sui lieviti, per circa nove mesi, ma ci vogliono 4-5 anni per farlo esprimere compiutamente».
L’assaggio
Extempore, Collio Doc 2018
Naso di frutto pieno e maturo, mela cotogna e pesca. Al palato esprime un piacevole tocco tannico, un importante impatto alcolico, sorretto da concentrazione di frutti maturi, che tornano nel retrogusto. Rigoroso.
Extempore, Collio Doc 2016
Profumo elegante, intenso, caratterizzato dalla mela rossa e freschezza di menta piperita. In bocca è ricco di frutto, con eleganza e brillantezza, fragrante e persistente.
Foto di apertura: Gianni, Serena e Ornella Venica
Tag: Extempore, Ornella Venica, R3, Sauvignon© Riproduzione riservata - 06/12/2024