In Italia In Italia Jessica Bordoni

Teroldego, sentinella del terroir in 8 vini

Teroldego, sentinella del terroir in 8 vini

“Teroldego, sentinella del terroir”. È questo il titolo della seconda masterclass di Incontri Rotaliani, l’iniziativa di scena lo scorso 12-13 maggio a Mezzolombardo, Mezzocorona e San Michele all’Adige, i tre comuni dove crescono le uve per la produzione del Teroldego Rotaliano Doc, riconosciuto con la denominazione varietale già dal 1971.

L’obiettivo del wine tasting? Dimostrare come, al di là di una formazione geologica comune (la Piana Rotaliana è un conoide del Noce, legato al deposito di detriti alluvionali), le microdifferenze pedologiche e climatiche tra le diverse sottozone portano a una molteplicità di espressioni nel bicchiere.

Tanto dipende dalla profondità

A condurre l’incontro, il miglior sommelier d’Italia Ais 2017 Roberto Anesi, originario della provincia di Trento, che conosce approfonditamente l’enologia regionale. «Aiutato dai produttori protagonisti della degustazione, sono andato alla ricerca delle variabili, di indizi legati ai singoli terroir. Il suolo della Piana Rotaliana è composto da uno strato limo-sabbioso che varia dai 30 cm al metro di profondità. Ovviamente più è sottile, minore è la fertilità e le radici sono costrette a cercare nutrimento in profondità. In linea generale, la zona di Mezzolombardo presenta uno strato più fine rispetto all’area vicino all’Adige, dove è decisamente più spesso».

Luce e venti donano vini più freschi da Mezzolombardo e più concentrati da Mezzocorona

A variare sono anche il substrato ciottoloso, che passa dai 25 cm ai 2 metri, e la presenza di una falda acquifera sotterranea: più alta in prossimità del Noce e all’Adige, più bassa lontano dai corsi d’acqua. Da rimarcare anche la differenza di luminosità: la posizione a Nord di Mezzolombardo garantisce meno ore di luce rispetto a Mezzocorona, mentre i venti freddi da settentrione soffiano più intensamente. L’Ora del Garda, al contrario, mitiga nelle ore serali soprattutto la zona di Mezzocorona che è favorita anche dal monte di Mezzocorona, che trattiene calore durante il giorno e lo rilascia durante la notte. «Questi elementi spiegano come i vini di Mezzolombardo siano tendenzialmente più freschi, dal tannino più incisivo, mentre quelli di Mezzocorona hanno una concentrazione maggiore, più volume e un tannino più rotondo e levigato. Poi però, a contare è anche e soprattutto la mano del produttore, lo stile che vuole imprimere alla bottiglia».

Assolto di Redondel, Teroldego rosato

A dimostrare la versatilità del vitigno, la masterclass si apre con un rosato: Assolto, Vigneti delle Dolomiti Igt 2015 della Cantina Redondel. La vigna si trova nella parte medio-bassa di Mezzolombardo ed è allevata a pergola doppia trentina. Gli acini pigiati restano 8-10 ore a contatto con il mosto, la fermentazione è in acciaio. La bella tonalità luminosa denota una leggera evoluzione. Al naso piccoli frutti rossi, gelée, fragola macerata, caramello. In bocca la sapidità è estrema con un buon volume e alcol contenuto da una piacevole freschezza che dona ritmo e slancio anche al finale.

Le Fron 2016 di De Vescovi – Ulzbach, da viti di oltre 100 anni

Si prosegue con l’azienda De Vescovi – Ulzbach di Mezzocorona che presenta in anteprima il suo Le Fron, Teroldego Rotaliano Doc 2016. Si tratta di un progetto recente, portato avanti dal titolare Giulio De Vescovi su un singolo vigneto con ceppi molto vecchi, superiori ai 100 anni. La vinificazione avviene in cemento dove si svolge anche la maturazione, che prosegue in ceramica. Nessun uso del legno. Rosso rubino limpido con un bouquet di piccoli frutti scuri, cacao, ginepro. In bocca il corpo è pieno con una trama morbida e voluminosa bilanciata da una vivace acidità. Ancora giovane, da riassaggiare tra un po’.

Ottavio di Devigili, omaggio al nonno

La Cantina De Vigili ci trasporta a Mezzolombardo, e più precisamente nella sua parte più alta, all’altezza dell’imbocco della Val di Non. Pasquari è una sottozona storica, già citata nei documenti di fine Quattrocento. Alcune vigne raggiugono gli 80 anni, altre sono più giovani. L’Ottavio, Teroldego Rotaliano Riserva Vigna Pasquari Doc 2016 fermenta in tonneau aperto e affina in barrique di rovere per 18 mesi, poi un anno in bottiglia. Dedicato al nonno del giovane titolare Francesco Devigili, è un Teroldego di grande pulizia e freschezza. Notevole impatto olfattivo con note di mora, mirtillo, ricordi floreali. In bocca dinamismo, complessità, tannino teso, freschezza importante, note balsamiche e di cioccolato.

Sangue di Drago, il cru di Marco Donati

Torniamo a Mezzocorona con l’azienda Marco Donati e il suo Sangue di Drago, Teroldego Rotaliano Doc 2016. Il nome è quello del cru, una vigna piuttosto ampia (6 ettari) da cui si selezionano solo i ceppi più vecchi (60 anni) effettuando il tradizionale taglio delle punte del grappolo. Nel bicchiere un rosso di grande equilibrio, classico nello stile. Vinificazione in acciaio e macerazione di ben tre settimane, poi legno di I, II e III passaggio. Ribes nero maturo, cardamomo, cioccolato fondente, caffè. L’acidità qui è meno dimensionata e incisiva; il tannino al contrario è ricco ed espansivo.

Il vento non fermerà Le Cervare di Zanini

Le Cervare, Teroldego Rotaliano Doc 2016 di Zanini Luigi ci porta nel vigneto più a nord della Piana, a Mezzolombardo. Un appezzamento storico, difficile da gestire per la presenza di vento molto forte che però, per le sue caratteristiche pedoclimatiche (strato fertile ridotto al minimo, ventilazione, substrato ciottoloso importante) e impianti di età media di 80 anni consente di ridurre al minimo i trattamenti. Vinificazione in cemento con 12 giorni di macerazione, poi affinamento in legno francese e americano. Bella componente speziata, acidità in primo piano, estrema lunghezza.

Uve appassite e calore per il Pini di Zeni

Torniamo a sud, anzi sud-est dove il calore è maggiore e lo strato limoso-sabbioso si fa più importante. L’azienda Zeni ha scelto per contrasto un portainnesto che radica poco. Pini, Teroldego Rotaliano Doc 2015 è prodotto dal 1993. Il 15-18% delle uve vien lasciato appassire in cassetta per donare struttura e volume. Fermentazione in acciaio e 24 mesi in barrique di media tostatura. Il naso denota la maturità, con sensazioni fumé, di spezie scure e di pepe. All’assaggio è caldo, ricco, avvolgente, con un finale da mon cheri.

Col Teroldego Luigi, Dorigati ricorda il fondatore

Restiamo a Mezzocorona per degustare Luigi, Teroldego Rotaliano Riserva Doc 2015 della Cantina Dorigati dal cru Sottodossi impiantato nel 1996 a pergola trentina. Poco limo, molti ciottoli con portainnesto scarsamente produttivo. Nel 2012 la scelta aziendale di fare un’etichetta single vineyard e dedicarla al fondatore dell’azienda. Naso esplosivo, nitido, di piccoli frutti rossi, polvere di cacao, caffè, liquirizia su fondo balsamico. In bocca il tannino è nobile, con una componente floreale e di grafite. Lunga persistenza aromatica ed eleganza.

Sgarzon, vinificato in anfora da Foradori

A chiudere la masterclass c’è Sgarzon, Vigneti delle Dolomiti Teroldego Igt 2013 di Foradori. Il nome del vino deriva dal verbo sgarzare, ovvero sgrezzare e sottolinea la naturale alta produttività della vigna di partenza. È il vigneto più freddo dell’azienda, nel comune di Mezzolombardo, con un buon equilibrio tra la componente sabbiosa e quella ciottolosa. Nonostante l’annata calda, le uve sono state raccolte tra il 9-10 ottobre. La vinificazione in anfora prevede ben 8 mesi di macerazione, il che ha permesso alle vinacce di riassorbire parte del colore: meno concentrato e impenetrabile. Frutto decisamente intenso con note di lampone e rabarbaro. Bocca dotata di grande tensione, con un’apprezzabile freschezza finale.

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© Riproduzione riservata - 17/05/2019

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