L’annata 2022 dei due vini premium aziendali vede in un caso l’aumento della quota di Chardonnay e nell’altro quella di Lagrein. Una ricetta in continua evoluzione, che ruota intorno all’andamento vendemmiale e alle parole dell’acronimo Tal: tradizione, autenticità e longevità
Poche bottiglie, una severa selezione in vigna, l’individuazione delle parcelle più adatte, ma soprattutto l’arte del blend, considerata come lo strumento ideale non tanto e solo per valorizzare luoghi e uve di partenza, quanto per raggiungere un obiettivo certamente ambizioso: produrre i migliori vini della Conca di Bolzano. A cinque anni dalla prima vendemmia e a due dal lancio del progetto, Cantina Bozen ha deciso di fotografare lo stato dell’arte dei suoi due vini della linea Superior, Tal 1908 e Tal 1930, con la degustazione di tutte le annate sino ad ora prodotte.
La nascita del progetto Tal
«Il progetto è nato solo due anni fa, ma già nel 2014 avevamo individuato uve e vigneti migliori di altri per questa idea», spiega Matthias Messner, direttore generale della cooperativa nata nel 2001, ma con alle spalle più di un secolo di storia, frutto della unione della Cantina Gries (1908) e di quella di St. Magdalena (1930). Oggi i numeri fotografano una realtà dinamica, per numero di referenze e composizione interna, con 224 soci, 350 ettari lavorati, 16 varietà allevate e una produzione annua di circa 3 milioni di bottiglie che vengono vendute soprattutto in Italia, con una quota di export che tocca il 20%. «La costruzione della nuova cantina, tra il 2015 e il 2018 ha ritardato la nascita del progetto Tal, acronimo di tradizione, autenticità e longevità, ma tutto era già stato deciso».


Una ricetta in continua evoluzione
Due vini, entrambi dedicati alle due anime della Cantina di Bolzano – le date che accompagnano i nomi dei vini sono quelle della fondazione delle cantine di Gries e St. Magdalena –, prodotti in quantità davvero esigue (2.458 bottiglie per il Tal 1930, 3.722 per il Tal 1908) e due blend da uve differenti, ma con una ricetta che non è mai statica e immutabile nel tempo. «Da una parte sta aumentando la quantità di Chardonnay e dall’altra quella di Lagrein», osserva infatti Stephan Filippi, storico enologo e deus ex machina anche di questo progetto. E così se il Tal 1930, blend di Chardonnay, Sauvignon e Pinot grigio, ha visto passare il vitigno borgognone dal 69% della prima annata, la 2020, all’85% dell’ultima, ovvero la 2022, stessa sorte è toccata nel Tal 1908, che invece unisce Lagrein, Cabernet Sauvignon e Merlot, all’autoctono della conca di Bolzano, salito dall’80% del 2020 all’attuale 85%.
Provenienze, annate e altitudini
C’è tutta l’esperienza di Filippi in questo gioco di percentuali, uve e origini, ovviamente condizionato dall’andamento delle diverse annate. Perfetta e armonica la 2022, calda come lo fu d’altronde anche la 2020, più fresca e tesa invece la 2021, figlia di un andamento climatico più freddo. «Lo Chardonnay sta aumentando nel Tal 1930 perché è un vitigno che ci dà grande soddisfazione e che coltiviamo a circa 500 metri di altitudine», continua l’enologo. «Però io credo molto anche nel Pinot grigio: bisogna stare attenti a vinificarlo, perché quando arriva in cantina è ramato, ma dà grande corpo al vino». Nel Tal 1908 è il Cabernet Sauvignon che sta arretrando per dar spazio al Lagrein, che d’altronde sui terreni alluvionali, con sottosuoli porfirici, tipici della Conca di Bolzano, ha trovato il suo habitat naturale.
Come nasce il Tal 1930
La carta di identità di questo vino bianco, sempre molto equilibrato ed armonico, al netto delle peculiarità delle singole annate, risiede certamente nell’altitudine dei vigneti che variano tra i 400 e i 700 metri, posizionati tra Bolzano fino al famoso altipiano del Renon: tanta luce, grande escursione termica dovuta anche all’irraggiamento delle Dolomiti, vento proveniente dalla Valle Isarco, sono tutti ingredienti che portano le tre uve, che arrivano da piante che hanno dai 30 anni in su, a fornire quell’eleganza che poi si esalta proprio nel blend. In cantina il vino matura in barrique per un anno e poi 14 mesi in acciaio.
Tal 1930 alla prova del calice
Delle 3 annate fini qui prodotte – 2022, 2021 e 2020 – il cambio percentuale si avverte soprattutto nel caso della prima annata, nella quale il Sauvignon, presente sino al 21%, seppur in modo mai stucchevole e preponderante, timbrava certamente il blend con la sua carica aromatica. Un vino, quest’ultimo, più fruttato, con note tropicali e di miele e un palato soprattutto morbido e avvolgente. Di altra fattura e stile le altre due annate: se la 2021 è balsamica, con sentori di pera e menta, miele e burro e in bocca dotata di una vivacità molto interessante, dovuta a un sorso certamente più teso; la 2022 gioca nel campionato della finezza, dell’equilibrio, con note di camomilla, bigné e miele davvero eleganti, ma soprattutto una bocca avvolgente e con un finale lunghissimo. Un vino dal quale è lecito aspettarsi una grande longevità.
Carta d’identità del Tal 1908
Nel bicchiere certo non manca colore a questo blend dove l’autoctono Lagrein si prende sempre prepotentemente la scena. Se, come sostiene Filippi, il Cabernet Sauvignon sulle colline di Santa Maddalena dona il meglio di sé grazie ad un clima sempre caldo, il Lagrein offre la cifra stilistica di questo rosso sempre vellutato, docile, che ha nel controllo e nell’equilibro il suo carattere più evidente, ovviamente al netto delle diverse annate. Il Merlot è un comprimario, salito da 3% della prima annata all’attuale 5%, che non manca però di apportare frutto e spessore. Grande selezione nelle vigne, rinfrescate dal vento della Val Sarentino e con età che superano i 50 anni. Anche in questo caso la maturazione avviene prima in barrique per un anno e poi per 15 mesi in fusti di cemento prima di arrivare alla bottiglia.
Le tre annate a confronto
Il calore dell’annata 2020 restituisce oggi un vino già in ottima forma, non maturo, ma certamente con note di frutti in confettura e un palato ricco, morbido, al quale manca forse un po’ di slancio e tensione, come invece è presente nei due millesimi più giovani. Probabilmente il vino più vivace e teso, verticale e incisivo è quello dell’annata 2021: le note fruttate ricordano mirtilli e ribes, la trama tannica, mai aggressiva, è certamente più ruspante e dinamica. L’annata 2022, anche nel caso di questo blend rosso, ha nell’eleganza e nell’equilibrio la sua dote migliore: note di piccoli frutti e insieme di ciliegie mature anticipano un sorso davvero armonico, una vera carezza per il palato.