In Italia In Italia Andrea Gabbrielli

Comitato Historical Supertuscans: gli obiettivi della nuova associazione

Comitato Historical Supertuscans: gli obiettivi della nuova associazione

Sedici produttori del Chianti Classico fondano il Comitato Historical Supertuscans. L’idea è di riconoscere a questi vini il merito di aver segnato il Rinascimento enologico del territorio, contribuendo ancora oggi alla sua valorizzazione.

I Supertuscan che negli anni Settanta, più di cinquant’anni fa, hanno completamente rivoluzionato l’immagine del vino toscano e italiano, sono stati un’esperienza unica nel panorama enologico e tuttora dimostrano una grande vitalità nei mercati. Matthew O’Connell, responsabile degli investimenti di Bordeaux Index e Ceo della piattaforma di vendita di fine wines Live Trade, ha affermato che «i Supertuscan, con i prezzi in aumento del +7% nel quarto trimestre 2021, hanno dato un risultato particolarmente degno di nota, tanto da superare le aspettative». I dati di trading online mostrano che il Tignanello ha registrato una forte crescita (+40%), seguito dal Sassicaia (+23%), con Ornellaia e Solaia un po’ più indietro (+10% e +7% rispettivamente).

Nascita e obiettivi dell’associazione

In Chianti Classico per valorizzarne la storia, il prestigio che hanno acquisito e per sostenere e incrementarne il valore, è stato costituito il Comitato Historical Supertuscans, a cui hanno aderito 16 aziende chiantigiane (vedi mappa). Fondatore d’onore dell’associazione è stato nominato Piero Antinori (Marchesi Antinori), mentre Paolo Panerai (Domini Castellare) è il presidente, con Davide Profeti (Agricola San Felice) vicepresidente. Intesa Sanpaolo è il partner che offre gli strumenti finanziari e di consulenza, sia per i mercati internazionali sia per puntare su sostenibilità ed economia circolare.
«L’obiettivo è di far conoscere questa storia unica», ha detto Panerai, «perché i Supertuscan sono stati una denominazione decretata dal mercato e dalla critica e non dalla legge. Hanno stimolato la modifica del disciplinare del Chianti Classico e consentito di affiancare ai vitigni locali gli internazionali».
Fanno parte del Comitato le aziende vitivinicole che gestiscono da prima del 1994 vigneti nel territorio di produzione del Chianti Classico; sono produttori di vini di eccellenza e in particolare di almeno un Supertuscan, riconosciuto dal mercato e dalla critica enologica internazionale. Alessia Antinori, vicepresidente dell’azienda vinicola di famiglia e produttrice del Tignanello, ricorda che «fare sistema con le altre realtà dei Supertuscan ci permette di promuovere sia la Toscana che lo stesso Chianti Classico».

Supertuscan

I capostipiti

Sulla costa tirrenica, a Bolgheri, a iniziare un nuovo corso fu il Sassicaia 1968. Un vino da tavola (diventerà Doc solo nel 1994) nato dall’intuizione di Mario Incisa della Rocchetta sul Cabernet Sauvignon, portata avanti dal figlio Nicolò e da Giacomo Tachis. Ma il capostipite chiantigiano dei Supertuscan è stato il Vigorello 1968, da un’idea del direttore di Agricola San Felice di Castelnuovo Berardenga, Enzo Morganti; insieme a Giulio Gambelli aveva voluto imbottigliare un vino da Sangiovese e altri vitigni rossi locali, ma essendo privo di uve Trebbiano e Malvasia, non poteva essere denominato Chianti Classico.
Sulla scia, a Montevertine, nel 1970 nacque, per opera di Sergio Manetti, la prima annata di Le Pergole Torte. Un altro vino entrato nel mito insieme al Tignanello dei Marchesi Antinori, una vera e propria star. A questi si aggiunsero Sangioveto Fabrizio Bianchi (1974, Castello di Monsanto), I Sodi di San Niccolò (1977, Domini di Castellare), Cepparello (1980, Isole e Olena) e molti altri.
Davide Profeti, direttore generale di Agricola San Felice e vicepresidente del Comitato, evidenzia che «dobbiamo difendere e promuovere questi vini che hanno segnato il Rinascimento enologico della Toscana. Si tratta di circa 1,5 milioni di bottiglie vendute a 50 euro di media l’una, quindi rappresentano una voce molto importante del fatturato». Laura Bianchi di Castello di Monsanto afferma che «il nostro è un modo per valorizzare ulteriormente il territorio e lo stesso Chianti Classico. Inoltre ci permette di recuperare la memoria di quanti cambiamenti i Supertuscan hanno portato in campagna, in cantina e nella comunicazione dei nostri vini».

E i futuri ingressi

È di questi giorni l’annuncio di Vittorio Fiore di Podere Poggio Scalette (Greve in Chianti): «Farò richiesta di aderire al Comitato di cui condivido le finalità e lo spirito. Il nostro Carbonaione (Igt Alta Valle della Greve) nasce nel 1992 da Sangiovese di viti di almeno 80 anni e, a tutti gli effetti, è un Supertuscan del Chianti Classico». Quanto ai futuri sviluppi anche la costa tirrenica toscana, Bolgheri in primis, ha da dire la sua sui Supertuscan. Pericle Paciello, direttore marketing di Domini di Castellare e componente della commissione marketing del Comitato, allarga l’orizzonte: «L’idea è quella di essere un sistema di aggregazione aperto anche ad altri vini storicamente legati all’esperienza dei Supertuscan». Il primo appuntamento per gli Historical si svolgerà a New York in giugno. Gli Usa, infatti, sono stati il primo mercato che ha premiato questa categoria.

Foto di apertura: Luca Severini, Massimiliano Ulivi e Renzo Simonato (Intesa Sanpaolo), Davide Profeti (Agricola San Felice), Paolo Panerai (Domini di Castellare), Alessia Antinori, Laura Bianchi (Castello di Monsanto), Francesco Mazzei (Castello di Fonterutoli), Matteo Casagrande Paladini (Intesa Sanpaolo), Nicolò Mascheroni Stianti (Castello di Volpaia)

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© Riproduzione riservata - 10/05/2022

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