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Sebastian Stocker ci ha lasciati (ma non la sua filosofia)

Sebastian Stocker ci ha lasciati (ma non la sua filosofia)

È morto Sebastian Stocker da Terlano, classe 1929. Era un autentico cantiniere d’antan, pragmatico sperimentatore e saggio patriarca, con quel suo piglio caparbio e l’abilità affabulatoria simpaticamente scandita da un caratteristico idioma suditorlese, e da sfumature di dialetto trentino apprese grazie ai suoi stretti legami con la Scuola agraria di San Michele all’Adige. Uomo in grado di stupire, rifuggendo però le luci della ribalta. È stato capace di dettare i modi e i tempi dell’evoluzione del vino sudtirolese, contro ogni convinzione conservatrice del tempo.

Il “metodo Stocker” ha fatto scuola

Il “metodo Stocker”, che consiste nel lasciare sui lieviti in botti di legno e acciaio il vino per lunghissimi affinamenti, ha fatto scuola e ha rivoluzionato il mondo di Bacco dei bianchi altoatesini. Stocker è stato un vero kellermaister che ha davvero cambiato l’approccio enologico al vino, rendendolo capace di virtuose evoluzioni. Un maestro che ha tracciato una strada innovativa, primo in Italia a dimostrare che anche al di fuori della Borgogna i bianchi possono sfidare il tempo.

Da Cantina di Terlano alla riscoperta del Weissterlaner

Impossibile pensare al successo attuale dell’Alto Adige vitivinicolo senza partire dal suo ruolo nel rinnovare la visione imprenditoriale della Cantina di Terlano. Realtà cooperativa fondata nel 1893, che ha accolto un giovane Sebastian nel 1955 per tenerselo stretto sino al 1993, quando si sarebbe ritirato nel suo maso sopra la cittadina altoatesina per dedicarsi a una propria produzione di metodo classico e alla riscoperta del rarissimo e complicato Weissterlaner, il vero vitigno storicamente alla base dei bianchi locali, poi sostituito da un blend internazionale.

Sebastian Stocker e la ricerca della longevità dei bianchi

Per 40 anni dunque è stato il deus ex machina di Terlano, preservando anche una collezione di bottiglie – inizialmente di nascosto, all’insaputa della dirigenza – che potessero raccontare la storia del luogo: un archivio enologico tuttora custodito nei sotterranei della Cantina, che consta di oltre 100 mila bottiglie a partire dalla fine degli anni Cinquanta. Ma soprattutto, in questi quattro decenni, Stocker ha guidato l’attività in vigna e in cantina con metodi innovativi, alla ricerca della longevità dei bianchi e facendo scuola. Ancora oggi, non a caso, le “Rarità” della Cantina Terlano seguono la strada tracciata dal maestro, con la scrupolosa osservanza dei suoi protocolli enologici.

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© Riproduzione riservata - 21/12/2017

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