Scienze Scienze Mario Fregoni

Perché (e come) salvaguardare le Vecchie Vigne

Perché (e come) salvaguardare le Vecchie Vigne

I vini da viti vecchie hanno spesso prezzi incredibili. Salvaguardarle può portare vantaggi economici.

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La vite ha un ciclo vitale di durata variabile, che negli ultimi 150 anni postfillosserici si è andato progressivamente riducendo. Durante gli 8.000 anni prefillosserici la vite franca di piede durava secoli, mentre attualmente dura 15-25 anni. Le cause sono molteplici, ma sicuramente la sostituzione dell’apparato radicale della Vitis vinifera con quello di viti americane ha introdotto un grave perturbamento fisiologico, in quanto le radici (di norma il doppio della chioma) sono il cervello della vite. L’innesto ha mutato l’individuo e manifestato il rigetto (tipo quello del trapianto d’organo nell’uomo), a causa dell’incompatibilità tra Vinifera e specie americane, quali V. Berlandieri, V. rotundifolia, inutilizzabili come portinnesti. L’innesto ha altresì diffuso le virosi, diminuito la resistenza alla siccità e alle carenze minerali della vite.

L’importanza di tutelare le vecchie vigne

La scarsa durata dei vigneti riduce il legno vecchio dei ceppi (radici, fusto) funzionante da stoccaggio delle riserve, che all’invaiatura vengono inviate nei grappoli per compiere la maturazione tecnologica, polifenolica e aromatica delle bacche. L’eccessivo sfruttamento produttivo è un complice della scarsa durata delle viti; infatti gli alberelli durano molto di più di un tendone. Le vecchie vigne vanno pertanto individuate e salvaguardate, anche per fini genetici, in quanto sono spesso costituite da antiche varietà autoctone, come quelle delle poche alberate rimaste ai bordi dei campi, di origine estrusca, con le viti allevate su sostegni vivi. Egualmente viti vecchie si trovano (per esempio in Alto Adige) nelle pergole ornamentali delle ville.

Anche le viti selvatiche riservano sorprese

Le vecchie viti vanno ricercate anche fra le viti selvatiche (Vitis silvestris) presenti nei boschi, franche di piede, che sino al 1800 venivano vinificate assieme alle varietà selezionate, per produrre il Vin brusco (come in Toscana), di longevità superiore ai 20 anni e con una invidiabile ricchezza nutraceutica (dalle proprietà terapeutiche o preventive). In Sardegna (Urzulei) i pastori hanno sempre segnalato una vite maschile di circa 1.000 anni, avente caratteri utili al miglioramento varietale. Questa pianta franca di piede non ha mai ricevuto alcun trattamento antiparassitario, né sulla chioma né alle radici.

L’aspetto economico

Salvare le vecchie viti, innestate o franche di piede, può sembrare un esercizio da amatori, ma rinnovare un vigneto significa investire una somma a volte molto superiore a 35.000 euro/ha. Esiste dunque un aspetto economico.

La situazione nel mondo

Infine nel mondo ci sono – tra Cina, Cile, Argentina, Australia, Nuova Zelanda, Russia, Kazakistan, ecc. – circa 2 milioni di ettari di vigneti franchi di piede, di cui 500 in Sardegna, costituiti da viti vecchie, ai quali vanno aggiunti svariati milioni di piante di Vitis silvestris dei boschi.
Il patrimonio mondiale di viti vecchie è molto diminuito, ma quello che preoccupa è che pochissimi se ne occupano. Eppure le viti vecchie a volte producono vini dai prezzi incredibili.

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© Riproduzione riservata - 06/10/2021

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