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Quattro nuovi vitigni resistenti a oidio e peronospora

Quattro nuovi vitigni resistenti a oidio e peronospora

Dopo 12 anni di sperimentazioni, la Fondazione Mach ha selezionato quattro vitigni (due bianchi e due rossi) con buona tolleranza a oidio e peronospora. Per ora si chiamano F22P9, F22P10, F23P65 e F26P92, ma sono in attesa di un nuovo nome di fantasia. Sono già iscritti nel Registro nazionale e a breve saranno a disposizione dei produttori.

L’oidio e la peronospora sono le patologie fungine più diffuse in Italia, la loro incidenza dipende dall’andamento climatico della zona e dell’annata. Lo sa bene la Fondazione Edmund Mach che ha annunciato con soddisfazione l’iscrizione al Registro nazionale delle varietà di vite di quattro nuove varietà da Vitis vinifera e da portatrici di geni di resistenza naturali.

La selezione dopo 12 anni di sperimentazione

Le quattro varietà sono nate per contrastare l’insorgenza di due malattie che comportano danni irreparabili ai grappoli d’uva e che mettono alla prova le strategie di difesa di numerose aziende vitivinicole. E sono state selezionate per la loro qualità in 12 anni di incrocio tra oltre 700 piante ottenute per seme nell’ambito del programma di miglioramento genetico del Centro di ricerca, formazione e sperimentazione a San Michele all’Adige (Trento).

Altre iscrizioni al Registro nazionale

Oltre all’iscrizione delle quattro varietà, il Civit (Consorzio innovazione vite del Trentino), che collabora con Fem, ha ottenuto anche l’iscrizione del Pinot Regina, dall’Istituto di Pècs, in Ungheria, e del portainnesto Georgikon 28, che mostra una buona tolleranza alla siccità e al calcare. Sono, inoltre, in fase di selezione altre varietà candidate all’iscrizione provenienti da oltre 20 mila semenzali (cioè piante generate da seme), di cui ben 250 sono in costante osservazione.

Marco Franco Cattani, presidente Fem ed Enrico Giovannini, presidente Civit

La sinergia tra Fem e Civit

«Questo risultato», ha spiegato il presidente della Fondazione Mach Mirco Maria Franco Cattani,«è motivo di grande orgoglio per la Fem, perché contribuisce a sviluppare la selezione di nuove varietà, secondo natura, che migliorano la salubrità degli alimenti e dell’ambiente, anche grazie alla prevenzione dell’utilizzo di fitosanitari».
«Viste le ottime potenzialità, auspico che queste varietà possano essere accolte con favore da parte del settore viticolo ed enologico», ha aggiunto il presidente di Civit Enrico Giovannini, mettendo in luce il lavoro di squadra dei due enti trentini per una viticoltura sostenibile.

Le 2 rosse per vini corposi, floreali e fruttati

Le varietà a bacca rossa F22P9 e F22P10 (entrambe Incrocio Teroldego x Merzling) presentano buona tolleranza nei confronti dei funghi peronospora e oidio, un buon contenuto in antociani, con livelli di diglucosidi inferiori ai limiti legali ammessi nei vini, e un ottimo rapporto zuccheri-acidi. Dalle loro uve si ottengono vini corposi dotati di tannini e aromi con note floreali-fruttate.

Un grappolo di F23P65

Le bianche: una per spumanti e una per vini freschi simil-Nosiola

La varietà a bacca bianca F23P65 (incrocio Merzling x FR993-60), selezionata per le sue caratteristiche di acidità, aroma tendenzialmente neutro e pH interessanti, genera basi e vini spumanti. La F26P92 (incrocio Nosiola x Bianca) origina bianchi freschi con livelli di aromaticità e buona sapidità che ricordano la Nosiola. I vini ottenuti dalle quattro varietà nascono nella cantina di microvinificazione afferente al Centro trasferimento tecnologico.

Resistenza non vuol dire immunità

«Le varietà resistenti», spiega il coordinatore del gruppo di ricerca Marco Stefanini, «non sono immuni e devono essere seguite per comprendere i limitati interventi da svolgere e quando è necessario farlo, tenendo conto della capacità di adattamento al proprio sito che va valutata rispetto al comportamento già noto di varietà tradizionali magari coltivate da decenni. Sono sostenibili perché richiedono un numero inferiore di trattamenti fungicidi e possono essere utilizzate per le fasce di rispetto dai diversi siti sensibili o nelle zone dove la coltivazione della vite richiede cure e interventi manuali. Le piante oggi selezionate rispondono alle condizioni climatiche odierne e quindi si possono individuare genotipi che meglio si adattano alle condizioni attuali del clima».

A breve in vendita con un nome

Dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, F22P9, F22P10, F23P65 e F26P92 saranno a breve messe a disposizione degli operatori interessati dal Consorzio innovazione vite che ne gestirà il brevetto. Oggi identificate con sigle, presto con nomi di fantasia, le varietà sono pronte per essere coltivate in tutta Italia, dopo il periodo di osservazione previsto in diverse regioni. «Indicativamente occorre attendere qualche mese per i diversi passaggi burocratici di controllo da parte degli organismi preposti sulle piante madri, da cui saranno prelevate le gemme per la propagazione, prima di renderle disponibili per le aziende», conclude Stefanini.

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© Riproduzione riservata - 20/07/2020

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