Quante Cantine partecipano alla campagna vaccinale?

Quante Cantine partecipano alla campagna vaccinale?

Le linee guida del governo ormai ci sono, ma sono ancora poche le aziende vitivinicole che si sono messe a disposizione per vaccinare non solo i dipendenti, ma anche i cittadini. Nessuno tra i consorzi. Scarse dimensioni o deficit di generosità? Luciano Ferraro ci parla di chi, invece, è sceso in campo nella lotta al Covid-19, come Santa Margherita, Famiglia Cotarella e Due Palme.

Giorgio Armani ha offerto il suo teatro. Anche Brunello Cucinelli e la famiglia Ferragamo hanno messo a disposizione le loro aziende. E la famiglia Benetton non si è tirata indietro. Il mondo della moda non ha avuto esitazioni: atelier e stabilimenti sono diventati potenziali luoghi per la campagna vaccinale di dipendenti e cittadini. Il primo a partire è stato il gruppo Marzotto. Dopo un mese di lavoro ha aperto la sua storica sede a Valdagno, creando dieci ambulatori in 3.000 metri quadrati, allestendo un hub per la vaccinazione di una parte dei residenti della provincia di Vicenza.
Il mondo del vino non è stato altrettanto rapido, salvo qualche eccezione.

Le eccezioni che confermano la regola

Tutti gli stilisti che abbiamo citato sono anche produttori di vino. Alcuni per diletto, come Armani che firma un passito a Pantelleria, l’isola dove trascorre l’estate. Per altri, invece, il vino è una attività parallela: è il caso di Ferruccio Ferragamo che dal 1993 possiede la tenuta Il Borro, in Toscana. Per la famiglia Marzotto il vino è un’importante ramo d’attività: Gaetano guida il gruppo Santa Margherita, che ha sede a Portogruaro, nel Veneto orientale. La scelta solidale ha radici nella storia di “umanista d’impresa” di Gaetano Marzotto junior, il nonno dell’odierno presidente di Santa Margherita.

La dimensione delle Cantine frena l’iniziativa

Perché molte aziende della moda si sono mobilitate per la vaccinazione mentre per quelle del vino si è trattato di pochi casi? Nell’ultimo anno molti vignaioli si sono impegnati per affrontare le restrizioni della pandemia con coraggio e inventiva, usando la tecnologia per le degustazioni a distanza, ingaggiando nuovi testimonial dai social e sperimentando relazioni commerciali in Paesi diversi da quelli battuti in passato. Ma quando si è trattato di dare una spinta a una campagna vaccinale che stenta a decollare in tutta Italia, le voci sono state rare. Uno dei motivi è sicuramente la dimensione delle aziende: una rete di Cantine piccole e medie, con poche eccezioni. Forse c’è stato anche un deficit di generosità: i produttori con Cantine troppo piccole avrebbero potuto chiedere ai loro consorzi di intervenire, ad esempio.

In Umbria c’è Famiglia Cotarella

Certo, esistono gli esempi di segno contrario. La famiglia Cotarella, con a capo Riccardo (il presidente degli enologi), Renzo (l’amministratore delegato di Marchesi Antinori) e le loro tre figlie (Dominga, Enrica e Marta), ha messo a disposizione la Cantina umbra di Montecchio «per accelerare la somministrazione dei vaccini». Dall’inizio della pandemia Riccardo Cotarella ripete che quando tutto sarà finito, il settore del vino sarà uno dei protagonisti della ripresa, beneficerà di un diffuso desiderio di ritrovare socialità a tavola, tornare nei ristoranti, brindare al futuro. Ed è per questo, come ha spiegato Pier Paolo Chiasso, enologo e direttore generale delle cantine dei Cotarella, che «dobbiamo fare di tutto per favorire la vaccinazione di massa».

In Puglia si fa avanti Due Palme

Cantine Due Palme ha seguito la stessa linea in Puglia. Sei strutture rese disponibili per la vaccinazione di tutti. «Perché solo mettendo insieme le nostre capacità, condividendo progetti e iniziative», hanno spiegato i dirigenti, «possiamo sperare di uscire presto dall’incubo dei lockdown».

Un po’ di storia: la “Città dell’armonia” dei Marzotto

Di certo non è un caso che i Marzotto siano stati i primi a organizzare con la Asl locale uno spazio per la vaccinazione. La famiglia, quasi un secolo fa, costruì a Valdagno una “Città dell’armonia”, con case, scuole, asili e un teatro per i dipendenti. E a Portogruaro i coloni e i mezzadri vennero assunti come lavoratori salariati, riuscendo a ottenere il “riscatto dalla miseria secolare di quelle campagne”, come ha scritto lo storico padovano Giorgio Roverato.

Recuperare lo spirito umanistico

Quando ricevette la laurea honoris causa in Scienze agrarie a Pisa, Gaetano junior rivendicò il “paternalismo” di cui veniva accusato. «Ho pensato al miglioramento del tenore di vita, al benessere e all’unione delle famiglie», disse. È ancora questo lo spirito da recuperare per chi lavora tra botti e bottiglie. Per fare in modo che le Cantine non siano isolate dal resto del mondo.

Questo articolo fa parte de La Terza Pagina, newsletter a cura di Alessandro Torcoli dedicata alla cultura del vino. Ogni settimana ospita opinioni di uno o più esperti su temi di ampio respiro o d’attualità. L’obiettivo è stimolare il confronto: anche tu puoi prendere parte al dibattito, scrivendoci le tue riflessioni qui+
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© Riproduzione riservata - 30/04/2021

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