Il più bel libro sulla Grappa

Il più bel libro sulla Grappa

Giuseppe Vaccarini è sommelier che nel 1978 conquistò il titolo di “campione del mondo”. Cesare Pillon non è solo un giornalista, è una garanzia di equilibrio, stile e credibilità. I testi de “Il grande libro della Grappa” (Hoepli, 240 pagine, € 39,90; acquista) lo confermano: gli autori ci raccontano la storia del distillato nazionale italiano con dettagli da storiografo e riflessioni oltre il mito.

 

 

L’origine della parola “Grappa”

Il volume è zeppo di curiosità, compreso l’avvincente viaggio alla ricerca dell’origine della parola grappa, ad esempio, che potrebbe derivare dal la radice celtica krap (uncino, oggetto ricurvo che appigliandosi fornisce un sostengo da cui deriva anche l’italiano graffa) oppure dal tardo-latino raspus. “Ma anche questa un’ipotesi tuta da verificare”, puntualizza Pillon. “Quasi certo è che ha preso nome da Graspa, termine popolare con cui è conosciuta nelle regioni del Nord-Est. Perché proprio in quell’area la Grappa sarebbe nata nel 1400, come testimoniano i rari documenti in cui ha lasciato traccia scritta”.

La più evidente anomalia dell’opera

Il libro è anche ben confezionato, come oggetto. E non dobbiamo sottovalutarlo perché la rivincita delle cose stampate non può che passare anche attraverso la cura per l’estetica, la copertina, la carta, il corredo fotografico. A tal proposito segnaliamo la più evidente anomalia: le foto, di per sé magnifiche, sono abbondantemente tratte dalla storia di una delle distillerie citate, Nonino, alla quale già Pillon riconosce i meriti che il mondo della grappa ad essa onestamente deve (rigore, tutela della qualità, originalità e passione). Dato che il libro non è sponsorizzato dalla famiglia di Percoto (Udine), possiamo immaginare la genesi di questa leggerezza: semplicemente i Nonino possiedono alcune delle più affascinanti immagini sul tema e chi ha confezionato il volume ne ha attinto oltre misura.

I grandi assenti nel libro sulla Grappa

Inoltre, il libro contiene schede piuttosto interessanti su alcune distillerie, selezionate da Giuseppe Vaccarini, ma mancano all’appello alcuni nomi piuttosto noti e apprezzati (Bonaventura Maschio, per fare un esempio, o Rossi d’Angera, meno diffusa ma storica, o le leggendarie etichette di Romano Levi). La scelta però è, ovviamente, discrezione di Vaccarini che avrà avuto le sue ragioni. In definitiva, questo ci pare il più bel libro sulla Grappa pubblicato negli ultimi anni, ma sarebbe potuto essere superbo.

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© Riproduzione riservata - 05/12/2017

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