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Ortrugo, piacentino fino al midollo

17 Febbraio 2019 Roger Sesto
Ortrugo, piacentino fino al midollo

È una varietà bianca piacentina descritta per la prima volta solo a inizio Ottocento. Solo nel 1927 il professor Guido Toni, nel suo articolo “Viticoltura ed enologia emiliana”, la nomina Ortrugo annoverandola tra “i principalissimi vitigni bianchi da vino della provincia di Piacenza”.

Quest’uva venne recuperata negli anni Settanta dall’azienda Mossi 1558 di Ziano Piacentino in Val Tidone. Attualmente ha conosciuto un deciso allargamento della sua area di coltivazione a tutte e quattro le vallate provinciali: Nure, Trebbia, d’Arda e Tidone. Dal grappolo grande e compatto, con acini pruinosi e coriacei, matura non prima di fine settembre, prestandosi a essere vinificata ferma, frizzante e spumante.

Silvia Mandini e Marco Profumo

Da provare in versione spumante

Nel primo caso si ha un vino piuttosto strutturato, alcolico, asciutto, sapido, fresco, lievemente aromatico. Quando è effervescente è più fragrante, snello, gradevolmente acidulo. Tra gli Ortrugo di Mossi 1558, azienda oggi di Silvia Mandini e Marco Profumo, da citare l’identitario Contro Tempo, Ortrugo dei Colli Piacentini Spumante Brut Doc. Si ottiene con uno Charmat lungo, partendo da un vino-base frutto di un mosto fiore molto delicato data la pressatura ultra soffice delle uve che lo originano. Dopo la presa di spuma in autoclave il prodotto sosta 6 mesi sur lies; ne scaturisce un nettare dal bouquet morbido con ricordi di gelsomino e foglie di tè, con un sorso armonico e cremoso, fresco di acidità e ricco di sapidità

Per conoscere gli altri vitigni autoctoni dell’Emilia Romagna clicca qui

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