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Oltrepò e Prosecco, occasioni perse per fare squadra

Oltrepò e Prosecco, occasioni perse per fare squadra

“Bisogna fare squadra”. Sono trent’anni almeno, dallo scandalo del metanolo in poi, che in ogni discorso sui traguardi del vino italiano si sentono richiami alla coesione, allo stare assieme senza invidie. Ma quando si presenta l’occasione, pochi (talvolta nessuno) sono pronti al primo passo. Non è solo un problema etico, la scarsa solidarietà. Se manca il fronte comune, la comunicazione del vino diventa meno udibile. Sul finire del 2016 ci sono state due occasioni perdute.

Occasione #1. Il sabotaggio in Oltrepò

Cinque dicembre, notte sull’Oltrepò. Qualcuno varca i muri di recinzione della Tenuta Vistarino, a Rocca de’ Giorgi. Lì dentro c’è una donna, Ottavia Giorgi Vistarino, che si batte per innalzare la qualità in una terra in cui ci sono 300 indagati per i finti vini Doc, svenduti a pochi euro a bottiglia. Il giorno dopo, quando questa donna arriva in cantina, scopre il sabotaggio: le cisterne dei suoi vini bianchi sono state aperte, il liquido sversato, 5.300 ettolitri, un danno enorme. Non ha sospetti precisi, ma dice che il pagamento corretto delle uve e la vendita del vino al prezzo giusto viene visto come un ostacolo da chi vuole campo libero per il malaffare. Un attentato.

Solidarietà e divisione

Si aspettava solidarietà dopo che la notizia sul fattaccio è diventata pubblica. Invece in Oltrepò sono iniziate a circolare voci maligne: «E se fosse tutta una messa in scena? Se cercasse solo di lucrare i soldi dell’assicurazione?». Le indagini erano all’inizio, ma fino a prova contraria non si sospettavano raggiri. Molti colleghi hanno subito telefonato alla contessa Giorgi Vistarino, alcuni hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche, piene di comprensione e vicinanza. Uno, Maurizio Zanella di Ca’ del Bosco, ha proposto una iniziativa per aiutarla: acquistare a Natale le sue bottiglie, nelle enoteche e nei ristoranti. Su Facebook è stato coperto di critiche perché ha sostenuto che Vistarino è una delle poche eccellenze della denominazione.

L’assenza della politica

Silenzio dall’intero ceto politico regionale e governativo. È vero che in quei giorni a Palazzo Chigi l’ex premier Matteo Renzi stava preparando gli scatoloni per far posto al suo successore Paolo Gentiloni, ma la distrazione è proseguita anche oltre. Anche quando il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina è stato riconfermato al suo posto. Se non ci si schiera tutti assieme contro i malfattori del vino e in sostegno delle vittime, quando si troverà un collante altrettanto forte?

Occasione #2. Il caso Prosecco a Report

Due settimane prima del sabotaggio, l’altro caso: la puntata di Report sul Prosecco. La tesi è: pur di produrne di più, si fanno ammalare i cittadini inondando interi paesi di veleni. «L’enorme richiesta di mercato e il business delle bottiglie in crescita», sostiene Report, «hanno inevitabilmente determinato un’espansione delle vigne in tutto il Veneto, e il rovescio della medaglia sono le colture intensive, con trattamenti spinti, che arrivano a ridosso di case, scuole, strade». La replica è stata inadeguata: il Consorzio Doc si è detto “amareggiato dagli attacchi generalizzati” proclamando che non saranno “tollerati ulteriormente atteggiamenti vessatori”. La Ulss 7 (Unità locale socio-sanitaria) è stata ancora più blanda: ha citato uno studio del 2012 su 407 persone, su 21 c’erano tracce di trattamenti dei vigneti, ma forse, sostiene l’autorità sanitaria, erano state contaminate a causa “dell’utilizzo di antifungini nell’orto di casa”.

Serve una risposta corale per fare squadra nel vino

Ci voleva invece una risposta con statistiche e numeri chiari. Bastava chiarire, come ha fatto il vignaiolo Luca Ferraro (Bele Casel) su Facebook, che il prefetto di Treviso, proprio su questo tema, ha riunito tutte le parti e ha scoperto che l’incidenza dei tumori è più bassa rispetto alla media regionale, che l’uso dei fitofarmaci è diminuito negli ultimi 15 anni nonostante l’aumento delle vigne, che i Comuni hanno approvato negli anni norme sempre più attente. I produttori avrebbero comunque potuto cogliere l’occasione al balzo per rilanciare l’impegno sulla sostenibilità del Prosecco. Anche in questo caso, comunque, vignaioli e produttori veneti e friulani di Prosecco sono rimasti soli: silenzio dal ministero e dai mille enti che controllano le Cantine. E il buon proposito, “fare squadra”, è rimasto ancora una volta sulla carta.

 

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 01/2017. Per leggere il numero acquistalo nel nostro store (anche in edizione digitale) o scrivendo a store@civiltadelbere.com per conoscere altre modalità d’acquisto.
Buona lettura!

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© Riproduzione riservata - 03/03/2017

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