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Ode al Verdicchio! Tenuta di Tavignano

24 Novembre 2015 Marco Santini
Da anni l'obiettivo dichiarato del team di Tenuta di Tavignano è produrre Verdicchi di alto profilo. Sfida certamente impegnativa, che oggi si può dire riuscita. Ne abbiamo avuto conferma all'inizio di novembre, grazie a un'interessante degustazione a Milano, nel contesto raffinato del ristorante Sushi B a Brera. un pranzo che ci ha permesso di aggiornare e approfondire la conoscenza di questa interessante azienda, fondata agli inizi degli anni Novanta da Stefano Aymerich. Un produttore che ha scelto di credere nel Verdicchio, quando questa varietà non raccoglieva il consenso di oggi.

Le sfumature di Verdicchio Tenuta di Tavignano. Eleganza e carattere

La Tenuta nacque agli inizi degli anni Novanta per mano di Stefano Aymerich, che decise di piantare 16 ettari di Verdicchio in un momento storico assai difficile per questo vitigno. Un paio di anni fa, al signor Aymerich si affianca la nipote Ondine de la Feld. Laureata in architettura e design al Royal College of Art di Londra, con una esperienza importante alle spalle sia come insegnante che come designer, Ondine mette in gioco la sua esperienza e la sua visione cosmopolita della vita e del mondo enologico per dare ai vini della Tenuta un carattere ancora più deciso e personale. Curati dall’enologo Giulio Piazzini, i Verdicchi di casa Tavignano spiccano per eleganza e complessità, con una evidente propensione per il buon invecchiamento.

Dall'inconsueto Pestifero ai Verdicchio Misco

Al ristorante Sushi B di Milano Brera il menu - creato ad hoc dallo chef Nobuya Niimori - accompagnava la selezione di Verdicchi dei Castelli di Jesi (Riserva e non) abbinati in un percorso intrigante, quanto riuscito. Apertura dei lavori con un bicchiere dell’inconsueto Il Pestifero, vino frizzante, di taglio decisamente moderno, ottenuto da un 70% di Verdicchio, un 15% di Malvasia e un altro 15% di Sangiovese vinificato in bianco che regala a questo giovane prodotto un gradevole finale con ricordi di liquirizia. Una volta a tavola, il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2014 Misco ha accompagnato assaggi di polipo e patate, crocchetta di Angus, Gunkan di salmone e un carpaccio di cappesante con gamberi rossi e lingotto di caviale destreggiandosi egregiamente grazie alla sua freschezza ed eleganza. L’annata precedente dello stesso vino ha poi dovuto confrontarsi in un abbinamento riuscitissimo con una impegnativa preparazione a base d’anguilla. E qui hanno giocato un bel ruolo acidità e mineralità.

Verdicchio Riserva Misco: 2012 e 2008

Finalmente le Riserve, sempre di Misco. Si tratta di vini ottenuti da uve selezionate a mano, in leggera surmaturazione, provenienti da un vigneto di 3 ettari particolarmente vocato. Il 2012 accompagnava perfettamente il merluzzo nero con spinaci saltati e salsa miso bianca. Lo strepitoso 2008 era abbinato all’anatra al forno con salsa teriyaki, miele e mandorle. Quest’ultima Riserva ha dimostrato una volta di più, la grande capacità d’invecchiamento del Verdicchio, in particolare se fatto bene, rivelandosi un vino di enorme personalità, con grande struttura e complessità ma ancora giovane e fresco. Capace di molteplici abbinamenti, dal pesce al forno alle carni bianche fino ai formaggi di media stagionatura. Per chiudere, un passo ardito, che ha visto il Libenter Rosso Piceno 2012 (prevalenza di Montepulciano e percentuali di Sangiovese e Cabernet) accompagnare un Crumble al cioccolato su jelly di Libenter, crema di fava tonca e crema di Amaretto di Saronno. Per maggiori informazioni su Tenuta di Tavignano: www.tenutaditavignano.it

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