Nomi insoliti (9): quando la fantasia del produttore entra in campo
Continua il nostro viaggio alla scoperta degli appellativi più curiosi dei vini italiani, dietro ai si cela spesso una storia familiare, un ricordo o una passione personale del titolare
Apriamo questa puntata della nostra rassegna con il famoso Soffocone di Vincigliata, un Toscana Igt 90% Sangiovese, prodotto dal viticoltore e artista italo-norvegese Bibi Graetz. La particolarità del nome sta nel fatto che nella parlata fiorentina il termine esprime una specifica pratica erotica, che viene ripresa, sebbene in modo molto stilizzato, sull’etichetta disegnata dallo stesso Graetz. Ma perché dare a un vino un nome così trasgressivo? La spiega direttamente il goliardico Bibi: «La località di Vincigliata, in cui sorge la mia tenuta vinicola, avente come centro l’omonimo, famoso castello, a pochi passi da Fiesole, è infatti famosa come luogo dove “infrattarsi”; ossia è un noto ritrovo delle coppiette che si appartano».
Il Vespa Bianco di Bastianich
«Il Vespa Bianco è stato creato per mettere in risalto la potenza e l’equilibrio che un grande bianco friulano può raggiungere, con complessità e longevità fuori dal comune». Così afferma Joe Bastianich, noto imprenditore enogastronomico italo-americano, conosciuto dal grande pubblico per le sue apparizioni televisive. Si tratta di un vino frutto di un assemblaggio di Chardonnay e Sauvignon, proveniente dal comprensorio dei Colli Orientali del Friuli (Cividale). Il suo nome – alla sua uscita sul mercato – portò a un contenzioso con la Piaggio per poter essere mantenuto. Bastianich ne minimizza un po’ istrionicamente il significato: «Un nome scelto a caso. Dopo tanto lavoro sul vigneto non avevamo pensato a come chiamarlo, finché una vespa ci è caduta nel bicchiere». Più verosimilmente, la denominazione di questo vino (e del Rosso) è dovuta alla costante presenza delle vespe, attratte dai grappoli maturi.
Il Vintage Tunina di Jermann
Le prime sperimentazioni del Vintage Tunina, tra i più celebri nettari friulani, prodotto dal patron Jermann, risalgono alla vendemmia 1973; mentre la prima annata messa in vendita con tale nome e tale etichetta è frutto della vendemmia 1975. Storicamente questo vino nasce come un uvaggio (non come assemblaggio di vini) delle migliori uve di Sauvignon, Chardonnay, Ribolla Gialla, Malvasia istriana, Picolit raccolte tardivamente; a seconda delle annate circa due settimane dopo la normale vendemmia, su una superficie di circa 16 ettari di vigneto coltivato sul Ronco del Fortino. A parte il lemma Vintage, che connota in generale a vini millesimati di particolare pregio, la particolarità del nome è “Tunina”. Si riferisce alla vecchia proprietaria del terreno su cui è sito l’originario vigneto; ed è dedicato all’amante più povera del Casanova, una governante di Venezia, che anche lei si chiamava Tunina.
Vision of J e Chaos di Fattoria Le Terrazze
Il Conero Docg Riserva Vision of J, prodotto da Fattoria Le Terrazze di Numana (Ancona), vino che esce solo nelle annate top, deve il suo singolare nome a una canzone di Bob Dylan, cantautore particolarmente amato da Antonio Terni, titolare dell’azienda. Frutto della fermentazione di uve altamente selezionate, raccolte solo dopo una perfetta maturazione, affina in barrique per circa 24 mesi e in bottiglia per altri 18. Ma la Cantina annovera un’altra etichetta dal nome particolarmente curioso: Chaos. Si tratta di un Marche Igt che deve il suo epiteto alla teoria matematica del caos. L’etichetta cambia ogni anno, mostrando successivi particolari dell’insieme di Mandelbrot, uno dei frattali più popolari, conosciuto anche al di fuori dell’ambito matematico per le suggestive immagini multicolori che ne sono state divulgate, dai tratti quasi psichedelici.
Y by 11 Minutes di Pasqua
Tutti i vini della linea Icons, i fuoriclasse di Pasqua, meriterebbero di essere menzionati a chiusura di questa disamina, per la loro originalità davvero fuori dal comune. Ne citiamo due su tutti. Y by 11 Minutes è un rosato dalla personalità spiccata e poliedrica in cui si compongono in perfetto equilibrio elementi divergenti. Complessità e freschezza, struttura e delicatezza, note fruttate e cremosità al palato. Come la lettera “y” è composta di tre parti, così sono tre le anime di Y: Corvina, Trebbiano di Lugana e Carmenère. Più opposti che si attraggono l’uno con l’altro, ma che convivono perfettamente in armonia. Quanto a 11 Minutes, ci si riferisce al tempo dello skin contact grazie al quale si estraggono le parti più nobili delle uve e le lievi tonalità rosate che caratterizzano questo vino.
Hey French You could have made this but you didn’t
L’altro vino di Pasqua si chiama Hey French You could have made this but you didn’t, un nome tanto inconsueto quanto ironico ed autoesplicativo. L’etichetta rappresenta l’espressione più potente delle caratteristiche dei vigneti di origine, dislocati in diverse zone del versante veronese del Monte Calvarina, nella parte più orientale della denominazione Soave. Un blend delle migliori annate dell’ultimo decennio: 2015, 2016, 2017, 2018, selezionate come massima espressione del vigneto nel corso della sua storia. Il risultato è un nettare dalle grandi potenzialità di invecchiamento. Uno sforzo stilistico volto ad ottenere una complessità e una struttura uniche attraverso il sapiente accostamento delle diverse annate, con la Garganega a donare struttura, freschezza, fragranza e mineralità, grazie anche ai suoli di origine vulcanica.
Foto di apertura: Y by 11 Minutes di Pasqua, come la lettera “y”, è composto di tre parti (Corvina, Trebbiano di Lugana e Carménère)
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© Riproduzione riservata - 14/03/2023