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La nuova vita del Montiano inizia con l’annata 2016

La nuova vita del Montiano inizia con l’annata 2016

Riccardo Cotarella e sua figlia Dominga, presentando a Milano in anteprima l’annata 2016, annunciano che questo millesimo segna per il Montiano l’inizio di una seconda vita. A partire da una selezione più severa delle uve, che si traduce nel 30% di vino in meno

Nato 23 anni fa, quando fu messa in vendita la prima vendemmia, la 1993, il Montiano sorprese tutti fin dall’esordio: era un vino rosso prodotto a Montefiascone, terra di bianchi, scaturiva da uve Merlot, che in quella zona a cavallo tra Lazio e Umbria non erano mai state coltivate, non nascondeva d’essere ambizioso senza avere alle spalle una storia di glorie enoiche da vantare, eppure i suoi autori, Riccardo e Renzo Cotarella, enologi di vasta fama, riuscirono a portarlo subito al successo, superando diffidenze e ostilità grazie al fatto che il lato più sorprendente del loro vino era un’imprevedibile eccellenza qualitativa.

Una lunga scia di successi dal 1993 ad oggi

Da allora se ne è cavate tante di soddisfazioni, il Montiano: altissimi voti sulle guide italiane dei vini, dal Gambero Rosso all’Ais a Veronelli, apprezzamento incondizionato delle riviste specializzate estere, premi e riconoscimenti alle fiere di tutto il mondo, crescente interesse di collezionisti e investitori convalidato da una costante presenza alle aste internazionali. Eppure il 17 settembre Riccardo Cotarella e sua figlia Dominga, presentando a Milano in anteprima l’annata 2016, hanno annunciato alla stampa che questo millesimo segna per il Montiano l’inizio di una seconda vita.

Al timone dell’azienda arrivano Dominga, Marta ed Enrica

Il motivo di questa svolta? È in corso un passaggio generazionale. Sul ponte di comando salgono le figlie di Riccardo e Renzo, Dominga e le sorelle Marta ed Enrica. Se ne è avuto un primo segnale due anni fa, quando la loro azienda vitivinicola, Falesco, ha cambiato nome: adesso si chiama Famiglia Cotarella. Una scelta chiaramente identitaria che era inevitabile venisse applicata anche al vino che da 23 anni è il fiore all’occhiello dell’azienda.

Riccardo Cotarella con Enrica e Dominga

Evoluzione più che rivoluzione

«Per me l’identità è diventata addirittura un’ossessione», ha confessato Dominga, che però non si nasconde i rischi che comportano i cambiamenti apportati a un prodotto di successo. «Quella del Montiano non è una rivoluzione, è un’evoluzione». Un’evoluzione imperniata soprattutto su una selezione delle uve di Merlot ancor più severa, che finirà per comportare una riduzione produttiva del 30%.

A ogni lotto la sua barrique

Nella nuova cantina che gli è stata dedicata, ha spiegato Riccardo, tutto il processo produttivo avviene senza far uso di pompe. Si lavora, adesso, su lotti più piccoli, cosicché è diventato possibile individuare per ciascuno di essi le barrique più adatte affinché si esprimano al meglio. E le barrique, stagionate 36 mesi anziché 24, accentuano durante l’affinamento quella morbida grazia che non impedisce al Montiano di esibire una decisa personalità.

Il Montiano 2016 è tutta opera di Pier Paolo Chiasso

Complice anche il fatto che quella del 2016 è stata un’ottima vendemmia per i rossi di quel territorio, la degustazione che ha fatto seguito alla conferenza stampa ha consentito di verificare l’altissimo livello qualitativo del Montiano di seconda generazione. Che si presenta con una etichetta di grande impatto, diversa ma che ricorda la precedente, progettata da Enrica, la Cotarella più giovane. Ammettendo che inizialmente era contrario a questo cambiamento, Riccardo non ha negato che qualche frizione con le figlie il passaggio generazionale l’ha provocata. Curiosamente, invece, è sempre stato in completo accordo con i loro mariti, tant’è che nel Montiano 2016 lui non ci ha messo mano. A realizzarlo è stato l’enologo Pier Paolo Chiasso, suo genero.

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© Riproduzione riservata - 18/09/2019

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