La Franciacorta presenta le sue prime Unità Geografiche (non ancora Aggiuntive)

La Franciacorta presenta le sue prime Unità Geografiche (non ancora Aggiuntive)

Due anni effettivi di lavoro metodico e certosino, la consultazione del Catasto napoleonico di inizio Ottocento, tante visite del territorio e dei produttori. Anche la Franciacorta decide di dotarsi della prima Carta dei Vigneti e delle Zone, realizzata dal giornalista Alessandro Masnaghetti.

Sono 134, sono dislocate all’interno di una denominazione e di un territorio che si estende su 19 comuni, che interessa un’area di poco meno di 20.400 ettari dei quali 3.375 sono dedicati alla vigna. Non hanno l’obiettivo di essere utili solo al mondo del vino franciacortino, ma alla Franciacorta in sé, perché: “Il vino dà valore alla terra, ma bisogna anche lavorare affinché quella terra abbia un valore indipendentemente dal vino, per la sua storicità. L’azienda può fallire, ma se il territorio ha un suo valore non fallisce”.

La prima Carta dei Vigneti e delle Zone della Franciacorta

È il pensiero di Alessandro Masnaghetti, giornalista di lungo corso nel mondo del vino e ormai famosissimo soprattutto per il suo lavoro di cartografo e mappatore di molte delle più prestigiose e importanti denominazioni italiane. Il 20 febbraio ha presentato insieme al Consorzio Franciacorta la sua ultima fatica, la prima Carta dei Vigneti e delle Zone della Franciacorta.
Alle spalle un lavoro preciso, minuzioso, metodico, ai limiti della maniacalità, probabilmente inevitabile quando si intraprende un progetto di questo tipo, durato due anni, anche se iniziato già nel 2020 e poi, gioco-forza, interrotto a causa del Covid. Un lavoro, quello di Masnaghetti, che restituisce, attraverso la mappatura e l’individuazione delle Unità geografiche, il racconto di un territorio non solo dal punto di vista geologico e del microclima, ma anche delle sue tradizioni e della sua cultura. «Io credo che le denominazioni debbano dare un esempio: delimitare le zone significa valorizzare la toponomastica».

Il prezioso Catasto napoleonico di inizio Ottocento

E per individuare e studiare la toponomastica della Franciacorta, questa volta Masnaghetti è stato aiutato da uno strumento non presente altrove, ma che in questo caso è risultato utilissimo, “un tesoro di cui pochissimi, specie nel mondo del vino, sono a conoscenza” scrive l’autore all’interno dei testi presenti nella cartina: il Catasto napoleonico.
Redatto tra il 1807 e il 1809, nello stesso periodo nel quale fu preparato anche in Francia e consentì di individuare i leggendari Lieux-dits della Borgogna, il Catasto napoleonico ha rappresentato una fonte decisiva per individuare e nominare quelle che oggi sono diventate le 134 Unità Geografiche della Franciacorta.

La ricerca di toponimi in uso ancora oggi

Merito del lavoro svolto una decina di anni fa da Paolo Oscar del Centro Studi e Ricerche dell’Archivio Bergamasco, che lo riportò alla luce, e del Consorzio Franciacorta, che lo ha poi digitalizzato qualche anno fa. Nel Catasto napoleonico erano presenti 7.000 particelle in Franciacorta che indicavano la presenza di vite, oggi sono circa 9000. «Ho cercato di usare toponimi che avessero un uso ancora attuale», spiega Masnaghetti. «È inutile adoperarne di vecchi che cadono dall’alto e che nessuno utilizza più. Bisogna rispettare la tradizione locale. Nei casi nei quali è stato difficile trovare un nome che mettesse d’accordo tutti, allora è tornato utile il toponimo del Catasto napoleonico».

La geologia non è più importante delle divisioni amministrative

Ovviamente le tantissime visite dai produttori per trovare informazioni poi da filtrare, sono state altrettanto fondamentali, meno, invece, come qualcuno potrebbe essere portato a credere, l’apporto della geologia. «Bisogna tornare alla toponomastica e alla tradizione locale. Si pensa sempre che che le denominazioni siano delimitate dalla geologia. No! Di base sono delimitazioni amministrative, quasi mai o proprio mai si usa la geologia. E questo vale anche in Borgogna o a Barolo dove ci sono tanti cru e MGA, con suoli diversi al loro interno». La cartina, nella parte descrittiva, racconta in modo semplice ma preciso, le caratteristiche della denominazione franciacortina dal punto di vista dei numeri – ettari, varietà numero di bottiglie, etc. -, della sua collocazione geografica, della geologia e dei suoli, del clima, per arrivare, infine, all’individuazione delle Unità Geografiche.

Dove si trovano le Unità geografiche

Entrando nel dettaglio numerico, le Unità sono 17 a Adro, 1 a Brescia, 6 a Capriolo, 16 a Cazzago San Martino, 7 a Cellatica, 3 a Coccaglio, 5 a Cologne, 14 a Corte Franca, 16 a Erbusco, 12 a Gussago, 5 a Iseo, 8 a Monticelli Brusati, 8 a Ome, 4 a Paderno Franciacorta, 2 a Paratico, 9 a Passirano, 17 a Provaglio di Iseo, 6 a Rodegno Saiano e 2 a Rovato.
Poche? Tante? Troppe? «Un patrimonio di cui andare orgogliosi», sostiene l’autore nei testi della cartina. Non hanno alcun intento classificatorio, come d’altronde in nessun’altra zona d’Italia questo avviene (diversamente dalla Francia), e per ora non è possibile aggiungere la parola “Aggiuntive”, come succede per le vere e proprie UGA, presenti invece all’interno dei disciplinari di produzione.

Un lavoro, quasi definitivo, per le future UGA?

«È un primo passo, per ora le abbiamo definite, poi si vedrà», ha spiegato Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Franciacorta, durante la presentazione che si è svolta poco sopra Clusane, con uno splendido belvedere sul Lago d’Iseo e una porzione del famoso anfiteatro morenico che tanto caratterizza la zona.
La mappa di Masnaghetti, di fatto, è qualcosa di molto vicino, se non quasi definitivo, al lavoro preparatorio per la futura introduzione delle UGA all’interno del disciplinare, che qui, rispetto ad altre denominazioni, sembrerebbe poter procedere abbastanza celermente, tempi burocratici ministeriali a parte. Queste Unità Geografiche, infatti, sono già state viste, analizzate, metabolizzate e infine accettate da soci del Consorzio. Nonostante qui non alberghi il culto e la tradizione del cru o del singolo vigneto, sebbene esistano varie eccezioni, come utilizzare in futuro le UGA in Franciacorta? «Possono essere usate in tanti modi», ha concluso Brescianini. «Già il fatto di poter mettere in retroetichetta, in futuro, il comune da cui arrivano le uve sarebbe un bel passo in avanti».

Ora bisogna crederci e comunicare

In attesa che questo succeda nel prossimo futuro, il lavoro da fare ora, in presenza delle sole Unità Geografiche, è quello di saperle usare, valorizzare e soprattutto comunicare. «È la zona che deve crederci e deve portare avanti un’idea», ha sottolineato ancora Masnaghetti. «In alcune aree che ho mappato, questi lavori sono rimasti nel cassetto, in altre, invece, c’è stato un reale cambiamento nella percezione dei produttori del proprio territorio».
Insomma, queste mappa se la usi come strumento di comunicazione, serve. Può consentire di aumentare il valore del terreno e delle vigne, attirando capitali e investimenti. E qui, un territorio che dal punto di vista della produzione spumantistica è certamente giovane, ma ha una lunga storia alle spalle legata alla viticoltura, la mentalità per guardare al futuro con lungimiranza c’è sempre stato. Lo dimostrano i numeri e il grande livello qualitativo medio raggiunto dei vini di questo territorio, diventato la capitale del Metodo Classico in Italia. Mancano ancora un bel po’ di anni per poter vedere il nome delle future UGA in etichetta, per ora però sarà certamente divertente provare a individuare sulla cartina da dove arrivano le uve che hanno dato origine alle nostre cuvée preferite.

Foto di apertura: i vigneti di Franciacorta coprono 3.375 ettari estesi su 19 comuni bresciani © Consorzio Franciacorta

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© Riproduzione riservata - 27/02/2024

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