Senza confini Senza confini Anita Franzon

La Champagne e le condizioni dei vendemmiatori stranieri

La Champagne e le condizioni dei vendemmiatori stranieri

La Francia è spesso presa come modello per il settore agricolo, ma non sempre è così. Dopo Bordeaux, anche la patria delle bollicine più famose d’Oltralpe sta rivelando una situazione complicata. Ne parlano le principali testate enologiche internazionali.

Per approfondimenti: The drinks business, La revue du vin de France, Decanter e Wine-Searcher

Dopo aver scoperto l’altra faccia di Bordeaux, adesso anche la Champagne sta rivelando una situazione a dir poco complicata per quanto riguarda i lavoratori stranieri in alcuni vigneti. La vendemmia è, infatti, partita con la notizia di quattro morti che potrebbero essere collegate al caldo estremo dei primi giorni di settembre, quando le temperature hanno raggiunto picchi così elevati da spingere i raccoglitori a fare diverse segnalazioni alle autorità.

Una vendemmia accompagnata da un’ondata di caldo anomalo

Nonostante le previsioni promettenti, la vendemmia in Champagne è cominciata il 5 settembre scorso con l’aiuto di 120.000 lavoratori stagionali e in corrispondenza di un’ondata di caldo anomalo, con picchi di oltre 35°C. Maxime Toubart, presidente di Sgv, il principale sindacato dei coltivatori della Champagne, avrebbe affermato: «È la prima volta che fa così caldo [a settembre]. Non siamo abituati a raccogliere a temperature come queste». Molti produttori hanno adottato delle precauzioni: per esempio iniziando a vendemmiare la mattina presto, o impiegando luci attaccate ai caschi per la vendemmia notturna. Le temperature sono poi rientrate nella norma grazie ad alcuni rovesci arrivati nel pomeriggio del 12 settembre (The drinks business).

Le condizioni inaccettabili di alcuni lavoratori

Ma i problemi per la Champagne non finiscono qui, poiché nei giorni scorsi alcune testate del vino a livello internazionale hanno riportato la notizia secondo cui la procura francese avrebbe aperto due indagini sul traffico di esseri umani dopo aver trovato 52 vendemmiatori in Champagne privi di documenti che vivevano in condizioni definite “disgustose”. Durante un controllo di routine a Nesle-le-Repons, un villaggio nella Vallée de la Marne, le autorità francesi hanno infatti trovato lavoratori affamati ed esausti alloggiati in una squallida capanna. Le persone coinvolte erano provenienti dall’Africa occidentale. Uno dei raccoglitori ha condiviso i filmati dell’alloggio con i media francesi, mostrando fango sul pavimento, letti sporchi e addirittura la mancanza di un soffitto. Gli operai hanno detto che hanno ricevuto da mangiare solo un piatto di riso e qualche grappolo d’uva (La revue du vin de France).

La testimonianza di Mahamadou

La rivista Decanter riporta testimonianze ricavate dai giornali francesi: «Faceva caldo di giorno e freddo di notte», ha detto un lavoratore, Mahamadou, venuto dal Mali in Francia per raccogliere l’uva, continuando: «Non mangiavamo molto, come i cani, dormivamo [rinchiusi] come pecore, ci lavavamo con acqua fredda. Siamo stati trattati come schiavi. I bagni erano intasati, c’era un cattivo odore. Abbiamo davvero sofferto». Inoltre, «questi lavoratori stagionali non hanno ricevuto la retribuzione promessa», ha aggiunto Sabine Duménil, segretaria generale del sindacato locale, che è andata a incontrare i lavoratori dopo aver appreso la notizia. José Blanco, segretario generale del sindacato Cgt della regione, si è scagliato contro l’“omertà nel mondo dello Champagne”.

Raccoglitori maltrattati: non è il primo caso

Non si tratta, infatti, di un caso isolato: le autorità francesi avevano precedentemente trovato 18 vendemmiatori bulgari alloggiati in condizioni potenzialmente pericolose a Cuis, vicino a Épernay. Anche circa 150 vendemmiatori ucraini vivevano in un edificio sporco e pericoloso a Mourmelon-le-Petit; gli agenti ne hanno ordinato la chiusura. Casi simili erano stati segnalati e condannati anche negli anni scorsi. “Raccoglitori in Champagne trattati come cani”, titola Wine-Searcher riportando come queste notizie mettano in luce il lato oscuro della Champagne.

Una rete intricata di subappaltatori

Le indagini della procura francese hanno sollevato nuovi interrogativi sul modus operandi e sulla responsabilità legale delle Maison e dei coltivatori della Champagne, oltre che delle agenzie di reclutamento in subappalto impiegate ogni anno per garantire circa 120.000 vendemmiatori necessari durante la vendemmia. Le Cantine richiedono, infatti, un numero elevato di vendemmiatori per ogni raccolto e subappaltano il reclutamento ad agenzie che, a loro volta, possono avvalersi di altre società per assumere lavoratori del raccolto. «La mancanza di controllo su tutta la catena di subappalto permette l’esistenza della schiavitù moderna e del traffico di esseri umani», ha spiegato Sabine Duménil.

La risposta del Civc

La CGT ha accusato le Case e i produttori della Champagne di non aver rispettato la legge francese secondo la quale, anche le Maison, hanno determinate responsabilità e obblighi in materia di vigilanza sulle condizioni di alloggio dei vendemmiatori, anche quando non si occupano direttamente del loro reclutamento. Intanto, i co-presidenti del Comité Champagne (Civc), Maxime Toubart e David Chatillon hanno promesso di raddoppiare gli sforzi per evitare che situazioni così drammatiche si ripetano. Toubart e Chatillon, che rappresentano rispettivamente i coltivatori e le Maison di Champagne, hanno affermato che è loro «responsabilità collettiva» porre fine a tale comportamento. Anche se non hanno precisato le misure che adotteranno in materia, hanno sottolineato che la sicurezza e la protezione dei vendemmiatori è una «priorità assoluta».

Foto di apertura: la vendemmia nella regione della Champagne è iniziata il 5 settembre © C. Schwarz – Unsplash

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© Riproduzione riservata - 05/10/2023

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