Notizie Notizie Anita Franzon

L’altra faccia di Bordeaux

L’altra faccia di Bordeaux

Nel cuore di Bordeaux, a poca distanza dalle strade più frequentate dagli enoturisti, 240 persone, per lo più provenienti dalla Bulgaria, aspettano di sapere cosa ne sarà del loro accampamento fatto di vecchie roulotte, capanne di legno e tende piantate nel fango. Un’emergenza da raccontare.

Per approfondimenti: La Revue du vin de France, SudOuest e Révolution Permanente

Il comune francese dalle sontuose facciate e dagli affitti in costante aumento, ha infatti emesso un’ordinanza di sgombero entro la fine dell’estate in favore di una zona dedicata all’ampliamento di un parco pubblico. Ma, secondo un’inchiesta condotta da La Revue du vin de France, il 90% delle persone nel campo fa parte dei lavoratori precari della viticoltura; stagionali che rimpiazzano la mancanza di manodopera locale.

Lavoratori precari, malati e in crescita

Per l’organizzazione Médecins du monde, che per dieci anni ha guidato la “missione squat” ora rilevata dalle istituzioni bordolesi, questi lavoratori senza diritti devono anche affrontare numerosi problemi sanitari per via di “un’incredibile prevalenza di disturbi muscolo-scheletrici” e in seguito a una maggiore esposizione a vari diserbanti. Secondo i dati ufficiali, inoltre, la conurbazione bordolese nel 2016 contava 870 persone nelle baraccopoli, un numero salito a 1.700 nel 2021. Nel 2022 gli sgomberi sono stati 147. Ma le associazioni che si occupano della difesa dei lavoratori denunciano una politica “assurda”, “senza ricollocamento”, che “condanna a non avere una fissa dimora”; gli accampamenti infatti vengono in breve tempo ricostruiti nelle tante terre desolate di una metropoli in piena riconfigurazione (SudOuest e Révolution Permanente).

La baraccopoli di fronte alla Cité du Vin

Una di queste baraccopoli, conosciuta come “Quai de Brazza”, si trova proprio di fronte alla famosa e avveniristica Cité du Vin, sull’altra sponda della Garonna. Gli occupanti, costretti a lasciare le baraccopoli per via di uno sgombero potrebbero, in teoria, ricevere un sostegno dallo Stato; in molti però non hanno i requisiti per ottenerlo (essere in una situazione regolare, disporre di risorse economiche legali, avere la fedina penale pulita) e così finiscono per rimanere esclusi. Una volta avvenuto lo sgombero, «queste persone non spariscono. Sono qui per necessità. (…) Si tratta di un sistema antiquato», commenta Harmonie Lecerf, assistente sociale del Municipio di Bordeaux.

Cosa dice il Civb

Dall’altra parte il Conseil Interprofessionnel du Vin de Bordeaux (CIVB) afferma di «star facendo tutto il possibile» per trovare soluzioni alternative. Come la creazione di un albergo per lavoratori stagionali con 146 posti a Libourne, la messa a disposizione di edifici e servizi igienici da parte dei comuni legati alla viticoltura, l’acquisizione di campeggi, o l’attuazione di una carta che garantisca migliori condizioni di lavoro e di alloggio. Ma queste soluzioni di emergenza, istituzionali o private, potrebbero coprire solo poche centinaia di posti, quando, secondo un censimento pubblicato nel 2019; circa il 65% dei 14.600 lavoratori stagionali annuali nel solo Médoc è migrante o classificato come “cittadino itinerante”.

I produttori attendono l’intervento del governo francese

«La creazione di stanze o alloggi appositi durante i periodi di punta delle attività in vigna non può essere fatta schioccando le dita», spiega Christophe Chateau, direttore della comunicazione del Civb. Secondo Chateau molti viticoltori di Bordeaux «hanno difficoltà e non necessariamente la capacità» di accogliere tutti i loro dipendenti e aspettano che sia il governo francese ad affrontare il problema degli alloggi per gli stagionali.

Foto di apertura: a Bordeaux 240 persone sono accampate vecchie roulotte, capanne di legno e tende piantate nel fango © D. Burton – Unsplash

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© Riproduzione riservata - 25/05/2023

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