La premier neozelandese si ritira. E nel vino, qual è il momento di lasciare?
Pubblichiamo una riflessione del nostro collaboratore Luciano Ferraro che prende spunto dalle dimissioni di Jacinda Ardern, la premier neozelandese. Nel mondo del vino sembra molto difficile che chi ha il comando sia disposto a farsi da parte. Ma forse qualcosa sta cambiando.
Previsione facile facile per il 2023: la scelta della premier neozelandese Jacinda Ardern di lasciare l’incarico a soli 42 anni, dopo un quinquennio al governo, “perché mi manca l’energia”, non sarà replicata. Quale presidente di quale democrazia potrebbe mai rinunciare all’esercizio e al fascino del potere senza essere abbattuto da un voto negativo o da uno scandalo? Quello che è accaduto per la premier più giovane del mondo (è stata nominata a 37 anni) induce a riflettere sulla politica, ma anche sul mondo del lavoro. Soprattutto su chi comanda nelle aziende e resiste senza lasciare spazio a chi potrebbe succedergli. Come nelle Cantine.
Come vanno le cose nel mondo del vino?
I protagonisti del Rinascimento del vino italiano, il movimento agricolo-culturale nato subito dopo lo scandalo del metanolo, sono ancora un punto di riferimento. Per autorevolezza e per la creatività con la quale hanno affrontato crisi e successi, conquistando nuovi mercati. Fino a far diventare l’Italia una potenza del vino. La domanda che solleva l’uscita di scena di Jacinda Ardern è questa: quando arriva il momento di guardarsi dentro e di valutare se la dose di energia posseduta sia tale da permettere di affrontare le sfide del futuro? È una scelta delicata. Da una parte l’ansia di dimostrare di essere all’altezza del mito che si incarna; dall’altra la necessità di fare un passo di lato per permettere un nuovo slancio alla propria azienda e alla propria famiglia che possiede cantina e vigneti.
Saper fare un passo indietro
Il giornalista Giuliano Ferrara, scrivendo sul caso Ardern, ha citato la usatissima (a volte a sproposito) frase di Bertolt Brecht: “Beato il popolo che non ha bisogno di eroi”. E ha aggiunto: “Beati gli eroi che nonostante la patria o la nazione o il paese o il pubblico non hanno necessariamente bisogno di un popolo”.
Quello di Ferrara è un elogio alla rinuncia. Da quella storica di Papa Ratzinger, evento che ha avuto bisogno di guardare indietro di sette e più secoli per trovare un precedente, il “gran rifiuto” di Celestino V. E poi il ritiro recente del campione di tennis Roger Federer. E infine quello della premier neozelandese. Riflette Ferrara: “Andarsene, volare via al tempo giusto, nuovo nido, nuovo mondo psicologico e morale, che poi tutto è in quel ‘giusto’ così difficile a capirsi, è una necessità ma anche un’arte da apprendere e applicare, ingravescente aetate oppure perché si è esausti, come la stupenda Jacinta Ardern”.
Il “caso” di Biondi Santi
Nel 2013, l’anno della sua morte, Franco Biondi Santi, il gentiluomo del Brunello, aveva 91 anni. Il figlio Jacopo, 63. Wine Spectator scrisse che prendeva il comando dell’azienda all’età in cui solitamente si va, o ci si prepara ad andare, in pensione. Franco era un vignaiolo entrato nel mito, anche per la sua visione del mondo, con forte carica etica estranea ad ogni fragilità. Uno che aveva attraversato il Novecento, guardando il secolo trascorrere dal suo tavolino in un angolo buio della cantina, mentre i vini che lo circondavano continuavano a crescere di valore, trasformando Montalcino, decennio dopo decennio, in una capitale del vino.
Rimasto solo, per Jacopo il primo problema da affrontare è stato uscire dal cono d’ombra in cui era rimasto lavorando assieme al padre. Le discussioni con il genitore, saldamente ancorato alla tradizione e ai suoi riti, lo hanno convinto a fondare una propria tenuta lontano da Montalcino, Castello di Montepò, in Maremma. Tre anni dopo l’addio a Franco, la famiglia ha venduto la tenuta Il Greppo ai francesi di Epi.
Padri e figli insieme al vertice
Come Franco Biondi Santi, nel mondo del vino sono pochi i Grandi a scendere in corsa, anche quando l’età si fa ragguardevole. Convinti di avere la stessa energia della migliore gioventù. Ciò riguarda soprattutto le generazioni più lontane. Nelle più recenti sta accadendo un fenomeno nuovo: padri di mezza età che lavorano assieme a figli e figlie, che condividono il comando, senza aspettare il passaggio generazionale.
Foto di apertura: © photocosmos1 – Shutterstock
Tag: controvento, Franco Biondi Santi, Jacinda Ardern, Jacopo Biondi Santi© Riproduzione riservata - 29/01/2023