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Incrocio Manzoni: bianco, rosso, rosa e Moscato. Varietà storiche eppure così attuali

Incrocio Manzoni: bianco, rosso, rosa e Moscato. Varietà storiche eppure così attuali

Tra i pionieri del miglioramento genetico delle uve da vino, Luigi Manzoni occupa un posto preminente. Gli incroci che portano il suo nome, e in particolare il bianco, hanno avuto grande successo e continuano a essere ampiamente utilizzati dalle Cantine italiane, anche in alcune denominazioni. Il professor Luigi Bavaresco ci insegna a conoscerli.

L’Italia possiede una piattaforma ampelografica molto ampia (l’ampelografia è la scienza che studia e classifica i vitigni). Il Registro nazionale delle Varietà di Vite conta circa 600 varietà da vino. La stragrande maggioranza sono vitigni “naturali”, frutto cioè di eventi avvenuti spontaneamente nel passato, e pochi sono invece stati ottenuti dall’uomo, grazie soprattutto all’incrocio. Tra questi meritano attenzione i vitigni ottenuti dal professor Luigi Manzoni (1888-1968), docente e preside presso la Scuola Enologica di Conegliano, che in effetti si occupò marginalmente anche di uve da tavola.

Un rosso e un bianco

Manzoni arrivò a Conegliano nel 1912 e tra le sue attività sperimentali un posto rilevante lo ebbe il miglioramento genetico. In particolare, aveva in mente di ottenere due varietà, una nera e una bianca, per il miglioramento della viticoltura, soprattutto quella locale. L’obiettivo fu raggiunto. Il suo incrocio nero (IM 2-15 o Manzoni rosso, Prosecco x Cabernet Sauvignon) si coltiva con un certo successo in provincia di Treviso, mentre il bianco (IM 6.0.13 o Manzoni bianco, Riesling renano x Pinot bianco) è diffuso un po’ in tutta Italia (322 ettari coltivati nel 2010). Tali vitigni non ebbero subito un largo consenso. Questo sia per la diffidenza del mondo vinicolo verso le novità, sia per il carattere schivo e di modestia del costitutore.

Robusto per terreni “pesanti”

Il Manzoni rosso è un vitigno di buona vigoria, a germogliamento precoce e maturazione medio-tardiva, di produttività discreta e costante, con grappolo medio e piramidale, di buona resistenza alle malattie fungine. Preferisce i terreni pesanti e argillosi e dalle sue bacche si ottiene un vino dal colore rosso violaceo intenso, dal profumo fruttato che richiama il sottobosco (more e lamponi) e leggermente tannico; è ammesso in alcuni vini Igt del Triveneto.

Un autentico capolavoro

Il Manzoni bianco è un vitigno di media vigoria, adatto a climi e terreni molto diversi, con grappolo e bacca piccoli e buccia piuttosto consistente che lo rende poco sensibile ai marciumi; il  germogliamento e la maturazione sono intermedi. Dà un vino dal colore giallo paglierino, con aromi che richiamano il Riesling, di buona struttura. Alberto Pirovano, viticoltore e genetista, lo definì “il capolavoro di Manzoni”. È ammesso nella Docg Colli di Conegliano, in alcune Doc di Veneto, Trentino e Lombardia, e in molte Igt diffuse su tutto il territorio nazionale.

Il Moscato e il rosa

Minore importanza hanno altri due incroci, il Manzoni Moscato, a bacca rossa (IM 13-0-25, Raboso Piave x Moscato d’Amburgo) e il Manzoni rosa (IM 1-50, Trebbiano toscano x Traminer). Il Manzoni Moscato dà un vino frizzante o spumante leggermente amabile, con sapore di moscato che si accompagna ottimamente ai dessert; è ammesso in alcune Igt delle Venezie.
Il Manzoni rosa, con grappolo e acino piccolo, viene vinificato anche per produrre un vino rosato liquoroso. Una Cantina veneta, che produce tutta la gamma degli incroci Manzoni è la Conte Collalto (a Susegana, Treviso), che ha avuto un rapporto particolare con il professor Manzoni  ai tempi della sua attività, negli anni Trenta del secolo scorso, quando nei suoi vigneti sperimentò i suoi incroci.

Foto di apertura: grappoli di Incrocio Manzoni bianco

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© Riproduzione riservata - 13/10/2021

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