In Piemonte si torna a impiantare, ma con limiti precisi
Dopo lo stop di sei mesi decretato da settembre a marzo per i nuovi impianti delle uve che concorrono a formare le 11 Doc e Docg piemontesi, la Regione ha dato di nuovo il via libera a questa possibilità assoggettandola comunque a particolari restrizioni. Il 7 marzo, infatti, è stata accolta la proposta di gestione delle superfici vitate avanzata dal Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero, per una crescita “intelligente” dei vigneti che non solo rispetti il territorio, ma tuteli anche gli equilibri di mercato.
In particolare, da oggi in poi, si potranno impiantare annualmente solo 10 ettari di Nebbiolo da Barolo, per un massimo di 4 ettari per ciascuna Cantina. Per il Barbaresco sono appena 3 i nuovi ettari che è possibile mettere a dimora, con un limite di 3 per ogni azienda. Il Roero Arneis ha una limitazione di 25 ettari annuali e il Langhe Arneis di 10 ettari, entrambi con un tetto massimo di 1 ettaro per produttore.
Si mantiene il blocco agli impianti per la nuova Docg Dogliani (approvata dal Comitato nazionale vini, ma non ancora pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale), mentre nessun limite è previsto per Barbera d’Alba, Dolcetto d’Alba, Dolcetto di Diano d’Alba, Langhe (escluso Langhe Arneis), Nebbiolo d’Alba, Roero e Verduno Pelaverga.
«La gestione degli impianti che abbiamo ideato», ha detto Pietro Ratti, presidente del Consorzio, «è il frutto di un’attenta analisi sia dei dati produttivi sia di quelli relativi all’incremento delle superfici vitate degli ultimi 10 anni, e si rivela un moderno e innovativo sistema di governo delle denominazioni del nostro territorio».
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